Comune di Reggio Emilia

Corali 17.A.136

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Antifonario Comune e Proprio dei Santi, [1460-1465 ca.].
 
Il volume fa senza dubbio coppia col precedente Corali 17.A.135, mentre più incerta è l'appartenenza a una medesima serie di questi due tomi e dei Corali 17.A.132 e 17.A.133.
Sono presenti nel codice tre gruppi stilistici: un primo miniatore, più elevato qualitativamente, eseguì le iniziali delle cc. 149 e 173; siamo in un ambito raffinatamente tardogotico, lo stesso dei Corali 17.A.132 e 17.A.133, anche se a livelli formali migliori: si potrebbe forse avanzare l'ipotesi che si tratti dello stesso artista, o almeno di un altro esponente della stessa bottega, a date lievemente successive, che gli permisero di affinare la sua tecnica e di rimeditare con maggior successo i suoi precedenti lombardi; il contesto geografico che si può prendere a esempio, come detto (cfr. Corali 17.A.132 e 17.A.133), è quello padano tra bassa Lombardia ed Emilia occidentale, con riferimenti più cogenti per l'area cremonese dei Bembo; la scena con le Marie al sepolcro, c. 105r, è di altra mano, che appartiene comunque al medesimo contesto, ed è quasi certamente la stessa della scena di c. 108v del Corali 17.A.133.
A un secondo gruppo, non alternativo stilisticamente, ma ben più corposo e massiccio, e meno raffinato, spettano le iniziali delle cc. 2r e 118v; oltre all'esame stilistico, la scelta di porre in lontananza, a chiudere la scena (se non prospetticamente, almeno con spaziale empiricità), una sorta di recinto di canne, lo dovrebbe identificare con l'autore del ritaglio 36 del Museo Lia di La Spezia (Miniature. La Spezia, Museo Civico 1996, pp. 162-165), che sarà anzi, credo, da far coincidere con la miniatura asportata in questo volume a c. 43, considerando il soggetto mostrato dal cutting, un San Prospero, come appunto previsto dal testo, e la compatibilità delle dimensioni, in un manufatto adattato comunque da rifilature; pur nel differente trattamento del modellato, più massiccio, anche in questo decoratore si nota un contatto col contesto dei volumi 17.A.132 e 17.A.133, e con le tre iniziali del primo gruppo stilistico in questo stesso tomo: a rafforzare l'ipotesi che si tratti di una serie unitaria, così come suggerito - già lo si è detto - dall'esame della liturgia; riprendendo in due righe il discorso del motivo repertoriale a canne intrecciate, giova ricordare che lo si ritrova anche nel Corali 17.A.132, c. 4r, mentre gli alberi versi puntinati d'oro a chiudere il fondo sono nel ritaglio Lia gli stessi della scena di questo stesso volume con San Michele; i rapporti col contesto bolognese di Giovanni da Modena e di Michele di Matteo (e ancor più quelli con l'ambito modenese degli Erri), di recente messi in campo per il frammento spezzino, non mi trovano concorde, se non a livello assai generico di temperatura tardogotica.
La scena di c. 16r, priva di figure, credo vada data ad un'altra mano, come forse da riferire a un'ulteriore, distinta personalità (appartenente allo stesso contesto formale, ed evidentemente a una stessa, composita bottega) è quella di c. 157r; vicina al secondo gruppo stilistico del tomo, ma non esattamente sovrapponibile è l'iniziale di c. 83r.
I Santi Pietro e Paolo, c. 66r, mi sembrano opera di un differente decoratore, che si avvicina al primo miniatore del Corali 17.A.135, e quindi alla coppia 17.A.132 e 17.A.133; l'affinità col maestro attivo nel già citato graduale R del Convento della SS. Annunziata di Parma, datato 1458 è ancora più scoperta (cfr. Zanichelli 1994a, fig. 11): anche se non può essere spinta all'identità di mano, ciò può valere di certo come termine assai indicativo per la datazione di questo corale della Biblioteca Panizzi, da porre come il suo gemello attorno al 1460-1465, come aggiornamento successivo della stessa bottega della coppia 17.A.132 e 17.A.133.