Comune di Reggio Emilia

Tipografia ''La Reggiolese''

La Tipografia "La Reggiolese" di Reggiolo (Reggio Emilia) fu fondata tra il 1930 e il 1931 da Adolfo Confetta che la fece funzionare fino alla fine della II guerra mondiale, trasferendosi poi a Mantova dove sembra che abbia aperto una cartoleria.
Nei 15 anni di attività stampò fogli volanti per i cantastorie, canzonieri, almanacchi, lunari.
Lo stesso Adolfo Confetta era compositore di storie e canzoni in versi e non disdegnò di cimentarsi anche come disegnatore per illustrare con uno stile elementare ma vivace alcuni fogli di cantastorie.
Le immagini, che fungevano da testate alle canzoni in versi, erano per lo più realizzate in xilografia, tirate in nero o, più raramente, con sfumature di pochi colori. In esse venivano raffigurati i fatti salienti del racconto, concentrati in situazioni-tipo come l'arresto, la fuga, l'omicidio, che per la loro valenza simbolica e per l'impianto essenziale, potevano essere riutilizzate in altri fogli e per altre storie. A volte al singolo foglio si associava la stampa di un libretto di piccole dimensioni con il testo del fatto narrato e una copertina realizzata in carta colorata che riproduceva in piccolo una delle immagini del foglio.
Tra il 1945 e il 1946 la Tipografia "Reggiolese" fu rilevata da Don Fermi, parroco di Reggiolo, col proposito, poi naufragato, di "riavviarla". Il materiale della tipografia andò in gran parte disperso ad eccezione delle matrici originali dei Pianeti della Fortuna, di alcuni torchi e dei caratteri in piombo, oggi conservati in Reggiolo dal titolare della Tipografia Erminio Lui che rilevò l'attività nel 1946.

Adriano Callegari: "Il 1931 è l'anno del Calendario Canzoniere e questo l'ha creato un certo Confetta Agostino [sic] di Reggiolo che attualmente ha una bellissima cartoleria a Mantova e quando andiamo parliamo di cantastorie e il suo cuore si allarga di gioia. E' stato quello che ha veramente capovolto il sistema di stampa: dai soliti foglietti piccoli ai fogli giganti, insomma un colpo d'occhio per il pubblico meraviglioso". (Da "Il Cantastorie", n. 16, agosto-novembre 1968)

... ricordo che ero un ragazzino, otto o dieci anni, andavo a prendere i calendari in tipografia... era quasi una premonizione, non sapevo neanche di arrivare a fare il tipografo. Andavo a prendere i calendari di Taiadela e piegavamo i calendari della Reggiolese che poi vendevano sulle piazze. Mi ricordo che c'era una vignetta ideata da Confetta: i tre porcellini, non erano altro che Roosevelt, Churchill e Stalin, erano nomi del momento e quella storia lì mi è rimasta impressa. Un'altra era in italiano e in dialetto romanesco, ciò vuol dire che aveva un mercato anche là, era fatta appositamente per il Lazio. Era sempre Confetta che stampava, musicava, illustrava, scriveva anche delle canzoni. (Da un'intervista a Erminio Lui, Reggiolo 5-10-1996)

A dodici anni hanno cominciato a metter giù le marchette. Arrivavano dalla Sardegna i telegrammi per mandar su quella roba lì, dalla Sicilia, dalla Calabria. Veniva Taiadela e anche un altro di Modena [Mario Biolchini "Radames"]. Verso il '30 ho cominciato, adesso ho 79 anni. Si stampava anche canzoni d'epoca e poi c'erano anche le canzoni, le storie, i fattacci e poi i pianeti. Si stampavano quintali di carta tutta stampata a mano, si faceva tutto, tagliare. Confetta illustrava, disegnava, faceva anche della musica, delle canzoni. Si lavorava giorno e notte, sempre a buttar su, settecento, ottocento, mille copie all'ora. Si faceva la composizione e poi via una macchina di quelle vecchie, ma sempre andava giorno e notte. Eravamo io, un altro che è a Milano. Dopo che sono andato via, sono entrati altri due ragazzi qua di Reggiolo. Sono andato militare nel '38 e ho fatto otto anni, a Palermo, prima della guerra c'erano dei cantastorie anche là, poi dopo son venuto su con l'esercito, mi sono congedato a Savona. Dopo ho continuato a lavorare in tipografia, quando son venuto a casa sono andato dagli Artigianelli a Reggio. Quando c'era Confetta Taiadela veniva tutte le settimane quando c'era il mercato, venerdì e anche delle volte nei festivi, alla festa, per la fiera. C'era anche Piazza, tanti, ma buona parte era sempre Taiadela con l'orbo che suonava il clarinetto, in bicicletta e anche in moto e poi anche in macchina. Poi quando è morto veniva solo Piazza. (Da un'intervista a Giglioli Fermo "Bertino", operaio della Tipografia La Reggiolese, Reggiolo 5-10-1996)