Comune di Reggio Emilia

The Frankenstein horror picture show

                                                                                                                                                                                                        




 

INTRODUZIONE


Fu la prima e forse la più grande sfida letteraria a Dio; il trionfo più eclatante dell’intelletto umano e, al contempo, la sua caduta più rovinosa; il più pericoloso superamento dei limiti imposti dalla natura e le tragiche conseguenze di tale superbia… Il Frankenstein, ovvero Il moderno Prometeo di Mary Wollstonecraft Shelley è sì tutto questo ma anche molto altro grazie ad una straordinaria sensibilità culturale e filosofica della giovane scrittrice (che ricordiamo nel 1818 aveva 21 anni) che ha permesso al suo romanzo di entrare nella storia della letteratura mondiale – o più precisamente nell’immaginario di tutti noi.

La creatura di Frankestein, la storia della sua creazione attraverso l’elettricità di un fulmine, l’immagine del corpo assemblato e senza parola, la condanna finale nel fuoco, ecc. che siamo normalmente abituati a pensare frutto delle parole di Mary Shelley sono in realtà invenzioni successive, entrate nel nostro immaginario grazie alle opere teatrali tratte dal romanzo e poi trasportate – con grande successo – su celluloide. Dobbiamo infatti al film Frankenstein: the man who made a monster, diretto nel 1931 dal bravissimo James Whale, la convinzione che l’opera letteraria tanto famosa sia una cosa che in realtà non è. Whale infatti prende spunto dall’opera teatrale Presumption; or, the Fate of Frankenstein di Richard Brinsley Peake per creare uno dei più famosi horror appartenenti all’ormai mitizzato ciclo dei monster movie dell’Universal - che comprendeva anche il prosieguo del film, il giustamente osannato The bride of Frankenstein (1935), e Son of Frankenstein (1939), quando ormai il nome dello scienziato creatore era ormai diventato per tutti quello della sua creatura.

In realtà la storia della Shelley – pubblicata una prima volta in forma anonima nel 1818 e seguita da altre edizioni e revisioni fino a quella definitiva del 1831 – è molto più complessa e più ricca. Sicuramente è un’opera gotica, inserendosi a pieno titolo in quel filone letterario inglese, ma non è la paura il sentimento che pervade le sue pagine. È sicuramente un romanzo fantascientifico (il primo?) in quanto prende spunto dalle teorie di Erasmus Darwin (nonno del più famoso Charles), di Luigi Galvani e del suo allievo Giovanni Aldini, André-Jacques Garnerin, e tanti altri, ma più che la scienza sembra essere l’alchimia a portare alla nascita della creatura. È altresì un dramma sentimentale, segnato dal disconoscimento del “figlio” da parte del “padre”, cosa che costringe il primo ad una vita di solitudine e disperazione, spingendolo alla violenza e all’omicidio per vendicarsi del rifiuto dello scienziato di creare una compagna con la quale poter condividere la propria esistenza (idea che viene sviluppata nel secondo film di Whale - con risultati ancora più drammatici).

È anche una lunga riflessione filosofica pessimista sul significato della vita e sui motivi del dolore che la pervade. Purtroppo i lunghi secoli di fraintendimento della vera natura del Frankenstein della Shelley (opera più citata che letta) hanno origine non solo dalle profonde variazioni apportate ai testi teatrali e filmici dedicati all’opera ma forse anche dalle circostanze che segnarono la nascita del romanzo: è ormai celebre l’incontro a Villa Diodati, nei pressi di Ginevra, di Mary, la sorellastra Claire e Percy Shelly con Lord Byron e il medico personale di quest’ultimo Polidori. Nella lunga e piovosa estate del 1816 (l’anno senza estate – come fu chiamato a causa degli stravolgimenti climatici causati dall’esplosione del vulcano indonesiano di Sumbawa) i cinque decisero di scrivere alcune storie di fantasmi come sfida e passatempo. Gli unici che portarono a termine tale impresa furono i soli Polidori (che introdusse nella letteratura la figura del vampiro) e appunto la Shelley.

Questa atmosfera quasi gotica dell’origine del romanzo che più di tutti rimarrà ad esempio del periodo classico del genere gotico ne ha segnato l’accoglienza – anche se il successo popolare del libro non fu certo immediato.

Non si può comunque negare che più del romanzo poté il cinema: è dal grande successo del Frankenstein di Whale (film più visto del 1931) e di alcuni dei tanti successivi a introdurre nell’immaginario popolare la figura del Frankenstein (che al cinema diventa il nome della creatura). La trama è quella che tutti conosciamo (gli esperimenti con l’elettricità, la composizione della creatura con parti di cadavere, la ribellione del mostro al rifiuto di un riconoscimento da parte dello scienziato, gli omicidi involontari – compreso quello della bambina – e la finale vendetta dei paesani.

E lui, la creatura, interpretata nei primi film da Boris Karloff ma creata dal truccatore Jack P. Pierce, un colpo di genio che segnerà l’immagine che tutti conosciamo del personaggio. E a nulla sono valsi i tentativi di ritornare alle origini letterarie come quelle di Branagh (con De Niro nella parte del mostro), per noi Frankenstein è e rimane quello incarnato da Karloff nei film di Whale.

Dopo la scomparsa dell’interesse da parte del pubblico per il cinema di mostri (forse complice anche una discesa verso il cinema di serie B o le parodie di Gianni e Pinotto come Il cervello di Frankenstein), Frankenstein rinasce con la Hammer, piccola casa produttrice inglese dal raffinato gusto gotico che, grazie a scelte cinematografiche immediatamente riconoscibili (l’uso di colori saturi, di ambientazioni barocche e da attrici procaci) e da attori e registi di ottima professionalità (da Terence Fisher a Peter Cushing, da Freddie Francis a Christopher Lee). Il successo del primo film della serie, La maschera di Frankenstein (The Curse of Frankenstein), spingerà la Hammer a produrre altre cinque pellicole con protagonista Frankenstein (o il figlio, nipote, eredi vari, ecc.) fino all’esaurimento anche di questo filone.

Ma il romanzo della Shelley non smette di essere fonte di nuove trasposizioni, molte di semplice svago (come quelle italiane di Garrone), altre più pretenziose (Il mostro è in tavola... barone Frankenstein, Frank3n5t31n), altre ancora originali (anche se non sempre riusciti). Infine come non citare il Frankenstein junior di Mel Brooks, la più grande parodia dell’opera ma al contempo anche il suo più grande trionfo, di cui ancora oggi si citano battute e scene, film che venne girato con gli attrezzi di scena del film di Whale, negli identici studi di ripresa rimasti “miracolosamente” intatti.







FILMOGRAFIA






1931: Frankenstein   











1935: La sposa di Frankenstein                    











1939: Il figlio di Frankenstein        











1943: Frankenstein contro l'uomo lupo       











1958: La vendetta di Frankenstein  











1958: La figlia di Frankenstein       











1958: Frankenstein 1970         











1964: La rivolta di Frankenstein       











1965: Frankenstein alla conquista della Terra           











1970: Distruggete Frankenstein!     











1970: Gli orrori di Frankenstein     











1971: Lady Frankenstein      











1972: Dracula contro Frankenstein        











1973: Frankenstein e il mostro dell'inferno     











1973: Il cervello dei morti viventi     











1974: Frankenstein Junior         











1974: Il mostro è in tavola... barone Frankenstein        











1974: Le amanti del mostro     











1974: La mano che nutre la morte       











1975: The Rochy horror picture show          











1986: Gothic           











1994: Frankenstein di Mary Shelley      











2004: Frankenstein          











2013: Frankenstein's Army          











2014: I, Frankenstein           











2014: Penny Dreadful          











2015: Victor - La storia segreta del dottor Frankenstein           











2015: Frankenstein          











2017: Mary Shelley - Un amore immortale          














BIBLIOGRAFIA (ovvero i libri che abbiamo letto)


- Aziza, Claude, Dizionario Frankenstein, Clichy, 2019
- Ciardi, Marco, Frankenstein, Carocci editore, 2018

- Da Caligari agli zombie, Martini, Emanuela, Il Castoro, 2019
- Dossier Born to be Alive, Nocturno, CINEBLOG, Dikotomiko, 2016
- Giovannini, Fabio, Mostri, Castelvecchi, 1999
- Guida alla letteratura gotica, Camilletti, Fabio, Odoya, 2018
- Guida alla letteratura horror, Gian Filippo Pizzo, Odoya, 2014
- Hammer & dintorni, Martini, Emanuela, Bergamo Film Meeting 90, 1990 
- Lazzara, Marco, Ore d'orrore - un saggio sugli archetipi delle storie di paura, 2018
- Massaccesi, Francesco, Dizionario del cinema horror americano 1980-2000, UniversItalia, 2012
- Mora, Teo, Storia del cinema dell'orrore, Fanucci, 1977
- Mostri, Codeluppi, Vanni, FrancoAngeli, 2013 
- Punter, David, Storia della letteratura del terrore, Editori Riuniti, 1985