Comune di Reggio Emilia

Taiadela e Nadir

Il "comico" Dario Mantovani, detto "Taiadèla", ed il clarinettista Nadir Bernini furono tra i protagonisti dello spettacolo di piazza dalla seconda metà degli anni Venti alla fine degli anni Quaranta. Di origine veneta, i due raccolsero un vasto consenso popolare anche nella Bassa Modenese, grazie alla loro innata abilità di far presa sull'uditorio con canzoni, macchiette e contrasti ispirati sia ai grandi fatti della cronaca sia agli avvenimenti di paese che meglio si prestavano ad essere raccontati in forma ironica e grottesca.

Dario Mantovani ed il compagno di lavoro Nadir Bernini nascono a Ceneselli di Rovigo rispettivamente il 15 agosto 1904 ed il 29 gennaio 1902.
La pesante situazione economica che caratterizza il periodo della loro giovinezza, unita ad un forte desiderio d'indipendenza, li conduce ben presto all'attività di suonatori e cantanti di strada.
Nadir Bernini, non vedente, è di famiglia contadina. Viene avviato allo studio del clarinetto da un compaesano, il maestro Furini. Pur non conoscendo la musica Nadir acquisisce una più che sufficiente padronanza dello strumento e inizia a farsi apprezzare come solista.
Dario Mantovani, figlio di un arrotino a suo tempo emigrato in America, appartiene ad una famiglia già nota col soprannome di "Taiadèla" che è sempre alle prese con assillanti problemi finanziari. Per sbarcare il lunario, Dario canta accompagnandosi da autodidatta con la fisarmonica nelle feste da ballo, ma si distingue più per le sue doti umoristiche che per quelle musicali.
Taiadèla e Nadir, per tentare di risolvere congiuntamente le loro difficoltà, iniziano a suonare nelle osterie dei paesi vicini e la speranza di affrontare più dignitosamente la vita col mestiere di cantastorie, li stimola a frequentare fiere e mercati. I due acquistano perciò un tandem e, benché privi di esperienze, si trasformano in venditori di canzonette. Esibendosi in diverse località della Padania, imparano a conoscere i gusti popolari e lo stile e le trovate dei colleghi.
Il successo arriva dopo qualche anno, quando decideranno di impostare il loro spettacolo in chiave umoristica. Il Bernini raccoglie il pubblico (fa "treppo") eseguendo magistralmente brani musicali e in seguito Taiadèla attacca con macchiette che stanno tra l'avanspettacolo e il numero clownesco. La comicità di quest'ultimo è semplice, quasi istintiva, e prende di mira episodi e personaggi della realtà di ogni giorno: il mediatore di cavalli, il ragazzetto di paese, il contadino, il garzone.
Fatta di sacrifici e di piccoli sotterfugi, anche la loro vita sul tandem diventa oggetto di battute umoristiche, ma ben presto il successo permetterà loro di acquistare una motocicletta e successivamente un camioncino.
Negli anni '30 la loro fama è grande in tutta la Padania.
Con lo scoppio della II guerra mondiale il gruppo, a cui si sono aggiunti i figli di Taiadèla Dino e Delfino, frequenta i mercati veneti, modenesi e ferraresi e il Mantovani si distingue come ironico contestatore del fascismo: canta e suona la canzone Vincere! indietreggiando, finendo per essere più volte ammonito dalle autorità del regime.
Nel dopoguerra si ritira Nadir Bernini, a causa dei continui dissapori con Taiadèla, che continua ad esibirsi assieme ai figli che suonano la fisarmonica e la batteria e spostandosi su una vettura americana. Nel 1949, amareggiato dai continui richiami per le sue barzellette a sfondo politico, abbandona l'attività di cantastorie e allestisce un serraglio per gli spettacoli del Luna Park. Muore nel 1950 in un incidente stradale, mentre Nadir Bernini, che per anni si è dedicato alla musica da ballo, muore nel 1963.
(tratto da: BORGI G.P. e VEZZANI G., La compagnia canzonettistica "Taiadèla", in: "La bassa modenese. Storia, tradizione, ambiente", quaderno n. 2. Villafranca di Modena, 1982)