Comune di Reggio Emilia

Studi sull'agricoltura reggiana

La famiglia Re possedeva diversi appezzamenti nella provincia di Reggio Emilia: la cosiddetta "valle di Campegine", una vera e propria riserva naturale di proprietà della famiglia dal 1724 e molto amata da Filippo, l'orto nei borghi di S. Croce ed un altro appezzamento a Villa Cella. In queste proprietà, Filippo iniziò a condurre i suoi esperimenti sulle piante, ma un ruolo non piccolo nei suoi studi agronomici dedicati a Reggio e provincia l'ebbero i suoi viaggi nell'Appennino del 1798 e del 1800-1801, dai quali scaturirono autentiche inchieste sulle condizioni economiche e sociali della nostra montagna.

Questo importante manoscritto comprende tre saggi. Il primo è il Quadro dell'agricoltura del Dipartimento del Crostolo e riflessioni intorno ai mezzi di migliorarla (c. 1-24), il secondo è intitolato Viaggio agronomico per la montagna reggiana (c. 25-47) ed il terzo Dei mezzi di migliorare l'agricoltura delle montagne reggiane (c. 47-62). Si tratta del frutto di una minuziosa ed attenta indagine sull'agricoltura reggiana, compiuta dal Re attraverso esperienze dirette e studio delle fonti documentarie conservate a Modena. Il bilancio che egli ne trae è comunque confortante, pur in presenza di palesi disparità fra media e bassa pianura, coltivata mediante tecniche agricole di livello europeo, collina ancora in ritardo e montagna decisamente arretrata.

Il primo saggio della manoscritta Miscellanea di studi agronomici, fu pubblicato in compendio dal Re nella Memoria sull'agricoltura del piano e piano-colle del Dipartimento del Crostolo (Milano, 1805) e nella Memoria del signor cavaliere professore Filippo Re recitata nella pubblica seduta della Società d'agricoltura del Dipartimento del Crostolo il giorno XII luglio MDCCCVIII (Reggio, 1808). Fu invece il botanico e naturalista reggiano Carlo Casali (1870 ca.-1930) a pubblicare gli altri due saggi nel volume Viaggio agronomico per la montagna reggiana, e Dei mezzi di migliorare l'agricoltura delle montagne reggiane (Reggio Emilia, 1927). Il Viaggio agronomico, redatto in forma di lettere ad un amico inviate da varie località dell'Appennino, fornisce un resoconto dettagliato delle condizioni dell'agricoltura dei luoghi visitati. L'idea del Re era che le condizioni dell'Appennino reggiano fossero migliori durante il medioevo e che esso subisse ancora le conseguenze delle pestilenze del secolo XVII e dei successivi, dissennati disboscamenti. D'altra parte, secondo Filippo Re, il montanaro andava educato moralmente e formato ad un più razionale utilizzo delle risorse della montagna.

Questo manoscritto precede di quattordici anni la pubblicazione del Florae Atestinae Prodromus. Nelle Herbationes, a differenza del Prodromus che è un elenco sistematico limitato ad un numero di specie spontanee assai ristretto, Filippo Re determina le zone del Reggiano in cui crescono le piante da lui raccolte nelle assidue erborizzazioni, ne precisa le epoche di fioritura e vi aggiunge acute osservazioni di carattere botanico e agronomico. Il manoscritto sarà edito da Carlo Casali a Reggio Emilia, nel 1926, con identico titolo. Insegnante di botanica e agraria presso l'Università di Modena dopo la Restaurazione estense, Filippo Re impiantò anche nella capitale ducale un orto botanico comprendente ben 1836 specie di piante diverse. Creato ispettore dei Reali giardini, il Re meditava di compilare un'opera sulla flora dei territori estensi di cui il saggio Florae Atestinae Prodromus (Modena, 1816), doveva costituire una prima provvisoria stesura. La morte, sopravvenuta nel 1817, impedì all'autore di portare a compimento il suo progetto.

Questo opuscolo, che documenta l'attività del Re all'interno della Società di agricoltura reggiana, è il risultato dell'elaborazione del primo saggio contenuto nella sua manoscritta Miscellanea di studi agronomici. La Memoria si divide in due parti, la prima Sul miglioramento dell'agricoltura ne' nostri colli, e la seconda Sopra alcuni insetti devastatori del frumento specialmente in quest'anno.