Comune di Reggio Emilia

Storia della costituzione dell'archivio

La Rivoluzione Francese e la successiva diffusione in Europa delle nuove regole amministrative del periodo napoleonico influenzarono notevolmente, come molti riconoscono, il campo archivistico.
Le carte che sino ad allora erano conservate e/o divulgate secondo il libero arbitrio del monarca o di chi gestiva il potere su una qualsiasi comunità amministrata, furono sottratte a tale tutela affermandosi, sulla base dei nuovi principi, la concezione della pubblicità degli archivi comunitari. Tutta l'attività pubblica doveva essere ispirata a criteri di razionalità e di maggior trasparenza.

Fu dalla costituzione, avvenuta a Lione il 26 gennaio 1802, della Repubblica Italiana voluta da Napoleone (poi trasformatasi dal 1803 nel Regno d'Italia), che tutta l'organizzazione amministrativa dei territori che alla stessa aderirono subì un salutare sconvolgimento.
Tra le innumerevoli "istruzioni" di questo intenso periodo di riorganizzazione amministrativa ne fu emanata una riguardante la creazione dell'ufficio di Protocollo Generale con nuove regole per la tenuta degli atti, regole che si incentravano principalmente sulla introduzione del "Titolario".
Secondo questa disposizione le carte dovevano essere tutte registrate giornalmente sul "Protocollo" e nello stesso tempo suddivise, a seconda dell'argomento trattato, attraverso le categorie del "Titolario" che doveva venire istituito dalle Prefetture e dai Comuni a partire dal 1803 e che doveva ricomprendere, nelle 29 categorie e nelle numerose sottoarticolazioni (Rubriche) previste, tutte le materie ritenute di competenza dell'Ente pubblico produttore di archivi.


Il Comune di Reggio, coinvolto anch'esso in dette vicende storiche, adottò prontamente, dallo stesso anno 1803, il nuovo metodo proposto, che dagli studiosi di archivistica viene anche denominato "Sistema Protocollo- Titolario".
Il Titolario introdotto da quell'anno suddivideva, come prescritto, le materie di competenza del Comune in 29 Categorie che, a loro volta, si articolavano in numerose Rubriche (poco più di 300) e Fascicoli.

Nel nuovo ufficio di protocollo generale divennero quindi da allora indispensabili, almeno per i Comuni medio-grandi, due figure distinte: il Protocollista e l'Archivista, ed è proprio a quest'ultima figura che competerà un ruolo determinante per l'ordinata crescita delle carte degli archivi pubblici.
Sarà infatti l' Archivista a dover usare e interpretare il nuovo strumento di classificazione e quindi ad assegnare a ogni atto in arrivo e in partenza la corretta classificazione.

Il "Protocollo", d'altro canto, si dimostrò subito uno strumento rispondente sia alle esigenze di una corretta amministrazione che alle esigenze puramente archivistiche.
Da allora tutto il carteggio amministrativo acquisito e prodotto dall'Amministrazione Comunale, una enorme massa di pratiche inerenti ai più svariati argomenti, è stato registrato e classificato con il nuovo metodo, con la sola eccezione di quel tipo di documentazione (rendiconti, libri contabili, registri di stato civile, mandati, ecc..) che per ragioni obiettive non passava attraverso il protocollo generale.

Il "Titolario", introdotto anch'esso dal 1803, fu sin dall'inizio concepito in modo da rendere possibile l'inserimento, all'interno delle 29 categorie, di nuove rubriche e fascicoli necessari per il sopraggiungere, negli anni, di nuove competenze ai Comuni.
Nel secolo scorso le modifiche più rilevanti al Titolario Napoleonico furono apportate nell'anno 1888 dall'ArchivistaAnceschi il quale, nell'ambito di un complesso lavoro di riordinamento dell'archivio corrente, aggiunse al Titolario 23 nuove rubriche e formò svariatissimi nuovi fascicoli, portando le rubriche alla cifra, assai vasta, di 354.

L'Anceschi, nel commentare questo dato scriveva testualmente: "... l'essere di questo impianto così esteso non è da attribuirsi a difetto, poiché quanto più largamente le carte verranno distribuite, molto più facile riuscirà il reperimento delle medesime...".

La bontà di detto impianto era tale che quando nel 1897 fu emanata la circolare sul nuovo ordinamento degli archivi dei Comuni l'Amministrazione Comunale di Reggio decise, per quanto riguarda il numero delle categorie, di conservare il quadro di classificazione in uso ormai da 94 anni.
Tale decisione fu assai significativa per le sorti dell'Archivio Comunale; merita che ci si soffermi brevemente su ciò che avvenne in quell'anno, anno che si può definire cruciale per l'organizzazione degli altri archivi comunali in Italia.

- La Circolare n. 17100-2 (cosiddetta Circolare Astengo) avente ad oggetto "Ordinamento degli Archivi dei Comuni" venne trasmessa al Comune di Reggio Emilia dal Ministro dell'Interno e acquisita agli atti comunali il 18/3/1897 con il n. 3385 di P .0..

- All'inizio di ottobre dello stesso anno il Prefetto "sollecitava" l'attuazione delle norme contenute della circolare e I ventilava l'invio di un Commissario nei Comuni inadempienti.

- A questa nota il Sindaco rispondeva, con lettera del 16 ottobre, che il lavoro di riordinamento si trovava ad uno stadio assai avanzato e che l'impianto adottato dal 1803 rispondeva perfettamente a tutte le esigenze.

- In data 17 ottobre il Prefetto inviava ulteriore nota in merito con la quale chiariva che le modifiche introdotte dalla Circolare "valgono soltanto peri Comuni che non possono provare di avere già un archivio ordinato in modo poco dissimile dalle norme".

- Il Prefetto, infine, nel dicembre dello stesso anno e nel marzo del 1898, invitava il Comune ad adottare con sollecitudine le cautele necessarie alla buona conservazione degli "antichi atti di carattere pubblico che esistono nell'Archivio Comunale". Il Sindaco rispondeva il 28 marzo a questa raccomandazione governativa inviando una nota con la quale, innanzitutto, informava che il Comune di Reggio aveva già provveduto al deposito, all' Archivio di Stato, dei propri carteggi, sino all'anno 1859, inoltre annunciava che al termine delle operazioni di ordinamento dell'Archivio si sarebbe provveduto ad effettuare un ulteriore versamento riguardante gli atti compresi tra il 1860 e il 1884, adducendo, per ciò, motivi tutti riconducibili al risparmio economico (di locali, di mobili, di personale, ecc.) per le sguarnite casse comunali. ;

Il deposito fu effettivamente attuato entro lo stesso 1898, anno questo che si dimostrò nei fatti veramente cruciale per lo stato dell' Archivio Storico Comunale reggiano.
Tale decisione, attuata con eccessiva premura, provocò non pochi problemi agli archivisti che si succedettero alla direzione dell' Archivio Comunale corrente, perché in conseguenza essi si videro privati, praticamente, dell'Archivio di deposito e della possibilità di reperire celermente le pratiche precedenti non ancora concluse e di poter consultare ai fini di autocultura amministrativa gli atti archiviati da tempo.

Da allora il Comune di Reggio non ha più effettuato depositi all'Archivio di Stato di atti del carteggio amministrativo che, come ormai più volte esposto, dal 1885 è custodito in locali comunali dove ha formato col passare degli anni la Sezione Separata d'Archivio oggetto di questo inventario.
Per quanto riguarda invece il registro di protocollo la Circolare Astengo, che ne suggeriva l'adozione, indicava che lo stesso doveva essere conforme al modulo B allegato alla stessa.
Quanto proposto corrispondeva in linea di massima al protocollo in uso nel nostro Comune nel 1803, tranne per il fatto che a quest'ultimo mancavano le colonne per l'indicazione dei precedenti (che però venivano annotati ugualmente in margine alla descrizione dell'oggetto) e dei susseguenti.
Queste colonne furono introdotte solamente nel 1936, pertanto sino a tale data sul registro di protocollo non sonoindicati i collegamenti con eventuali susseguenti.

Il mancato adeguamento del foglio di protocollo in uso al Comune rispetto al modulo suggerito dalla Circolare del 1897 ha creato e sta ancora provocando qualche difficoltà nelle ricerche delle pratiche antecedenti l'anno 1936.
Il Titolario, dopo gli aggiustamenti introdotti dall' Archivista Anceschi nei due ultimi decenni del secolo scorso, che lasciavano inalterata la struttura del primo impianto Napoleonico, ebbe ulteriori aggiunte di Rubriche e Fascicoli a causa degli eventi storici che coinvolsero la nostra comunità: la I guerra mondiale, il fascismo, ecc..
Successivamente fu oggetto di un nuovo e più profondo aggiornamento e l'artefice di questa riforma, che avvenne negli anni dal 1935 al 1938 fu l'Archivista Casalini il quale, pur rispettando minuziosamente l'impianto Napoleonico originario, modificò profondamente il Titolario, rendendolo più funzionale e rispondente alle nuove esigenze e per por fine "all'antiquato sistema di rubricazione e di raccolta degli atti che comportava un continuo variare della classificazione a seconda della capienza della filza ".
Si trattò di un intervento eminentemente razionalizzatore che portò una opportuna maggior chiarezza nel Titolario, (ogni chiesa, scuola, cimitero, fabbricato comunale ha da allora una propria classificazione, immutabile nel tempo).

Venne introdotto all'epoca anche il 30° Titolo "Affari Diversi".
Si istituirono allora i fascicoli personali dei dipendenti, una rubrica alfabetica generale di tutte le voci, si migliorò l'indice per materia, si introdussero, come già accennato, le colonne per i numeri precedenti e susseguenti, ecc..

Con il rinnovato Titolario le pratiche inerenti le costruzioni dei fabbricati civili vennero poste stabilmente sotto la classifica 27.9.45., che dal 1935 è rimasta immutata ponendo fine alla deleteria prassi di usare per questi atti così importanti una classificazione numerica progressiva, che era iniziata nella seconda metà dell'800 con il 27 .9 .1. per finire nell'anno 1934 con il 27 .9.44.

Si precisa infine che le prime 18 buste contenenti pratiche edilizie con classifica dal 27.9.1. al 27.9.16. sono state depositate all'Archivio di Stato rimanendo nell'Archivio Comunale le pratiche edilizie dal 1876 (a partire quindi dalla Classifica 27.9.17.).
Gli effetti di questo positivo riordino generale sono stati assai importanti; il carteggio amministrativo dell' Archivio Storico Comunale, oggetto del presente inventario, per quanto riguarda gli anni dal 1935 sino al 1945 si è sedimentato secondo il titolario riformato e quindi in modo sensibilmente diverso dal passato, essendo peraltro rilevabili nell'inventario stesso tracce evidenti di tale passaggio.


Il percorso attraverso il quale si è evoluto l'Archivio Storico Comunale di Reggio Emilia negli ultimi due secoli si può riassumere nel modo seguente:

-L '" Archivio Antico" (con questo termine si usano indicare le carte comunali inerenti il periodo sino alla rivoluzione reggiana, cioè all'anno 1796), già ubicato nella Torre del Bordello, venne trasferito nel 1864 nel Palazzo S. Giorgio di Via Farini, in locali adiacenti la Biblioteca Municipale, e affidato in custodia al bibliotecario Prospero Viani.

L'Amministrazione Comunale dimostrò in quegli anni particolare attenzione per questo fondo archivistico promuovendo, prima e dopo il trasferimento delle carte al Palazzo S.Giorgio, diversi tentativi di riordino il più importante dei quali fu portato a termine da Giovanni Livi, che nel 1877 rassegnò l' "Indice dell'Archivio Privato" (in atti al n. 3445 di P .G. nella Categoria XIII. VI.2.). L'Archivio così riordinato fu affidato dal Comune ad un dotto Archivista, il Conte Ippolito Malaguzzi. -All'inizio del 1887 fu costituito, su iniziativa di Naborre Campanini (all'epoca consigliere e assessore comunale) che suggerì di utilizzare nuovi locali posti al primo piano del Palazzo S.Giorgio e resisi liberi per il trasferimento ad altra sede della scuola convitto normale maschile, l'" ARCHIVIO GENERALE PROVINCIALE ", che ebbe come dotazione iniziale, oltre ad altri archivi pubblici (opere pie, Provincia, ecc.), anche l' "Archivio Antico", o "Privato", come veniva definito in quegli anni, del nostro Comune.

A questo nuovo Istituto "Consorziale" furono successivamente versate le carte comunali (circa 94 buste e 48 registri) attinenti il periodo dal 1797 al 1803 che l'Archivista Comunale (il già citato Anceschi) aveva passato all' Archivio di deposito del Comune nel 1885 al fine di stabilire "una ben precisa e giusta demarcazione tra i due Archivi, levando da questo e trasportando in quello tutto ciò che esisteva anteriormente all'anno 1803, epoca in cui fu attivato il nuovo impianto d’archivio…”


Ancora, nel 1888, oltre 700 buste, con gli indici e i relativi registri di protocollo, contenenti il carteggio amministrativo dal 1803 al 1859 passarono dall'Archivio di deposito comunale all'Archivio generale provinciale.

All' Archivio Antico si andarono pertanto ad affiancare, negli stessi locali, le carte dei governi transitori e il carteggio generale che dal 1803 era ordinato secondo il nuovo metodo protocollo-inventario.

Alla direzione dell' Archivio Generale Provinciale fu all'inizio preposto il Conte Malaguzzi, indi, a seguito del trasferimento di questi alla direzione dell' Archivio di Stato di Modena, si nominò, in sostituzione, il già menzionato Naborre Campanini. Il Sindaco, il 15 ottobre 1887, inviò una petizione al Ministero dell'Interno, a nome del Consiglio Comunale e di altri enti reggiani (opere pie, Manicomio S.Lazzaro, Ospedale, Monte di Pietà, Bonificazioni Reggiane, Amministrazione Provinciale, ecc..), affinché l'Archivio Generale Provinciale fosse dichiarato Archivio di Stato.

Il 6 luglio 1891 il Consiglio Comunale formalizzò tale richiesta e approvò il capitolato delle condizioni.

- Con Regio Decreto del 20 marzo 1892 l'Archivio Generale Provinciale venne eretto in Archivio di Stato.

Nel 1898, infine, per problemi riconducibili alla mancanza di adeguato spazio di conservazione, nel neo costituito Archivio di Stato furono depositate ulteriori 734 buste, 111 volumi di protocollo e 24di indici per materia inerenti il periodo compreso tra il 1860 e il 1884 giacenti nell'Archivio di deposito del Comune.

Pertanto, in seguito alle vicende narrate, pur non essendo Reggio un capoluogo di ex capitale di Stato preunitario, qui si insediò sin dal luglio del 1892 una sezione d'Archivio di Stato, che ebbe come fondo iniziale in dotazione tutte le carte del predetto Archivio Generale Provinciale e per ciò stesso anche l'Archivio Storico Comunale dalle origini sino al 1884.
Dopo il versamento del 1898 il Comune di Reggio non ha più effettuato depositi di atti del carteggio amministrativo all' Archivio di Stato; tali atti, assieme ai vari sussidi archivistici (protocolli, indici, ecc.) sono stati da allora custoditi in locali del Palazzo del Comune.

- Nell'anno 1978, in ottemperanza all'art. 30 comma C della legge 1409 del 1963, lo scrivente Archivista ha provveduto, nell'ambito di un piano di lavoro predisposto nel 1977 per il riordinamento dell'unità operativa "Archivio" dallo stesso diretta, a riunire il carteggio antecedente il quarantennio, quindi sino al 1938, sparso sino aquel momento senza alcun ordine in numerosi locali del Palazzo Municipale, in una nuova sala predisposta nell'ex mensa comunale in Piazza Casotti, al piano terra, sottostante la storica Sala del Tricolore.

Si è dato cosl vita alla "SEZIONE SEPARATA D'ARCHIVIO" (Archivio Storico) del Comune di Reggio Emilia per le carte dal 1885 al 1938.
Le buste, i protocolli, ecc., furono affiancati rispettando l'ordine originario scaturito dall'applicazione, già dal lontano 1803, del cosiddetto metodo protocollo-titolario.

Negli anni 1984-85 vennero poi depositati nella Sezione separata, dopo un lungo lavoro di cernita, le carte sino all'aprile del 1945, con ciò andando a completare la Sezione separata oggetto del presente inventario che, con quest'ultimo versamento, raccoglie sei decenni esatti di attività amministrativa del nostro Comune.
Per completare questa esposizione, attinente l'evoluzione dell'Archivio Storico Comunale reggiano, è doveroso rammentare che dopo il 1898 i vari archivisti succedutisi alla direzione dell'Archivio Generale provvidero al deposito volontario all'Archivio di Stato di alcuni fondi archivistici particolari.

Al fine di integrare l'inventario e di fornire agli studiosi ogni notizia utile per le ricerche si citano di seguito i principali versamenti effettuati:

- versamento di tutta la serie dei libri contabili, dei mastri, dei mandati di pagamento, ecc., del Settore Ragioneria, dal 1857 al 1942 (circa 800 buste e 810 registri), avvenuto in due tranche,delle quali la prima nel lontano 1929 e la seconda nel 1982;

- versamento di 271 registri di Stato Civile (nascite, matrimoni, mone) dal 1806 al 1880, nonché 281 volumi sulle irrigazioni con le acque dei canali di Secchia, Enza ed altri, dal 1779 al 1964.

Di questi versamenti, che risultano dal verbale di convenzione di deposito tra il Comune e l'Archivio di Stato dell'ottobre 1982, si conservano le delibere, le autorizzazioni di legge e, soprattutto, gli elenchi dettagliati del materiale e delle serie depositate. Quale informazione conclusiva si ricordano gli scarti di materiale d'archivio effettuati sino al 1945; i più importanti risalgono, rispettivamente, all'anno 1930 (delibera 6164/211 reg. dell'I 1/4/1930) e all'anno 1940 (delibera n. 6729/559 reg. del 17/8/1940). Vennero entrambi eseguiti nel pieno rispetto delle norme archivistiche e di essi si conservano ancora gli elenchi dettagliati degli atti che furono proposti allo scarto.

Laura Serafini e Gabriele Fabbrici, dicembre 1992