La nascita del Neuer Deutscher Film (Nuovo Cinema Tedesco) è convenzionalmente fissata al 28 febbraio 1962, quando un gruppo di giovani cineasti, riuniti a Oberhausen in occasione dell'annuale rassegna cinematografica nota come Internationale Kurzfilmtage, pubblicarono una dichiarazione che poi venne definita Manifesto di Oberhausen. Questo manifesto, firmato da ventisei registi, denunciava una situazione di crisi del cinema tedesco, ancora fermo a modelli ormai desueti, con un conseguente crollo delle risorse finanziarie e dell'afflusso di pubblico nelle sale; al contempo auspicava la nascita di un nuovo cinema libero da condizionamenti commerciali, culturali ed estetici; i firmatari di esso, inoltre, si dichiaravano pronti a prendersi carico dei rischi economici. Ricordando le battaglie condotte contro la burocrazia soffocante e il conservatorismo dei funzionari e dei registi più tradizionali, i giovani autori tedeschi si trasformano in questi anni in manager di se stessi, attentissimi ai fattori politici e sociali. Nasce il "Consiglio del giovane cinema tedesco", prima solida base per supportare finanziariamente i film di autori esordienti.
Il successo internazionale non trova, in ogni caso, riscontro in patria, dove i nuovi autori incontrano sempre maggiori ostacoli, anche se i pochi loro film che arrivano alle sale tedesche vengono premiati dal pubblico con incassi strepitosi.
L'individualismo, caratteristica degli autori di questa corrente, viene accentuato dalla loro attività cinematografica in vari paesi europei, dove hanno la possibilità di realizzare progetti ambiziosi e personali. Quando la dispersione sembra irrimediabile, l'urgenza di offire una risposta "da artisti" alle inquietudini della società tedesca li unisce nuovamente: l'amara realtà degli anni di piombo fornisce a Fassbinder il soggetto per la produzione dell'opera collettiva Germania in autunno.
La fine degli anni Settanta si caratterizza, per il Neuer Deutscher Kino, per l'esplosione di autori e produzioni,"piccoli sporchi film" da opporre con fierezza agli irraggiungibili kolossal d'oltroceano; cortometraggi a basso e a bassissimo costo, firmati da giovanissimi esordienti permettono loro di ottenere credito per le impegnative prove future.
Il tamburo di latta di Schlöndorff vince la Palma d'oro a Cannes, Il matrimonio di Maria Braun conquista le platee degli Stati Uniti e la critica di tutto il mondo, Anni di piombo della Von Trotta trionfa a Venezia. Confortato dai crescenti successi, il Nuovo Cinema Tedesco si muove in una molteplicità di direzioni: Wim Wenders firma la "trilogia del viaggio" e dà al road movie nuove insolite prospettive; lo stesso Wenders, come poi Herzog, lavorano sul rapporto cinema-letteratura reinventandone i codici, come in La lettera scarlatta e L'amico americano per il primo, e Woyzeck per il secondo; anche Fassbinder offre in Berliner Alexanderplatz (dal romanzo di Döblin) una delle sue opere più impegnative ed alte.
La grande forza del Nuova Cinema Tedesco risiede nella sua capacità di fondere le migliori e più antiche inclinazioni alla mitomania, all'irrazionale e al fantastico con un metodo realistico. Una lunga serie di opere - da Wenders a Herzog - possono essere interpretate, come ha fatto la critica tedesca, come rappresentazioni realistiche di aspirazioni mitologico-allegoriche. Per tutti questi autori, la macchina da presa è lo strumento in grado di descrivere ed esaltare stati di estasi senza freni, momenti nei quali ci si lascia andare alla priorità dello sguardo, recuperando attraverso di esso la possibilità di cambiare lo stato delle cose.