Comune di Reggio Emilia

Mss. Vari E 27

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Girolamo Preti, Liber summarie divisiones omnium titulorum institutionum legalium, 1459.
 
Il piccolo codice, di scarsissima rilevanza artistica, è però prezioso testimone di un ambiente culturale. Il volume contiene una sorta di breve compendio dei temi trattati nelle Institutiones, compilato a Mantova da Girolamo Preti nel 1459; la copia della Biblioteca Panizzi ne costituisce l'unico testimone, trascritto con quasi assoluta certezza non da un copista professionista, ma dallo stesso Preti (per quanto non sia decisiva la formula impiegata nel colophon, infatti, la grafia pare orientare anche di per sé verso questa ipotesi). Lo scopo, per quel che si capisce dalla sottoscrizione, fu fissare in poche pagine uno schema riassuntivo di questo fondamentale testo giustinianeo; il beneficiario, per così dire, era assai illustre: Francesco Gonzaga, secondogenito di Ludovico (1444-1483).
Divenuto protonotario apostolico nel 1454, appena quindicenne fu sponsorizzato per la nomina a cardinale dall'illustre padre, che tra l'altro propalava che Francesco fosse di quattro anni più vecchio; l'occasione, ovvia, fu quella del Concilio per l'indizione della crociata contro i Turchi, quando Pio II e la sua corte risiedettero a Mantova, per molti mesi, assieme a tutti i più grandi nomi della politica europea; si può pensare allora che la scelta di seguire in quel periodo una serie di letture giurisprudenziali assecondasse il preciso intento di formare anche da questo punto di vista, assai importante, il giovane, che doveva essere chiamato a un impegno assai gravoso (la porpora gli venne assegnata in realtà solo due anni più tardi). Nei decenni seguenti, Francesco divenne una figura fondamentale per la curia papale, e venne coinvolto - da umanista e letterato quale poi divenne - in circuiti culturali di notevole rilevanza, dei quali fu protagonista fondamentale Andrea Mantegna. E proprio del grande pittore è il più bel ritratto di Francesco, conservato a Napoli presso le Gallerie di Capodimonte: qui viene ritratto non ancora cardinale, e la data dell'esecuzione potrebbe essere proprio quello stesso 1459 del codice della Panizzi; più avanti Francesco fu raffinato committente di codici miniati, fatto qui - però - non rilevante.
Per quanto concerne le miniature presenti nel volume, come detto, siamo davanti a un caso emblematico di come non tutti i manufatti realizzati per (o donati a) personaggi appartenenti a un contesto elevato, di corte, debbano necessariamente adeguarsi ad elevati prototipi artistici. L'impressione, infatti, è quella di un decoratore di basso profilo, che impiega tra l'altro - fatto non comune, a queste date, per codici di qualche impegno, e indicativo - anche la falsa doratura forse realizzata con l'orpimento, e segue un po' confusamente un repertorio che va dai motivi a filigrana d'inchiostro arricchiti con fiorellini e cerchietti dorati, di origine ferrarese, a fregi a fiori blandamente naturalistici di milieu lombardo, fino al reimpiego di una tipologia strana, quella dei tralci di vite con grappoli sugosi ben in vista, che conosciamo in pochi esempi precedenti, il più importante dei quali è il noto Telesforo, ms. alfa M. 5.27 = Lat. 233 della Biblioteca Estense Universitaria di Modena, eseguito tra 1447 e 1450 per Lionello, signore di Ferrara (Miniatura a Ferrara 1998, pp. 85-87, Lollini; Dillon Bussi 1998); una derivazione diretta, pur non del tutto impossibile da escludere (a Mantova nel 1459 c'era anche Borso, fratello di Lionello, e depositario della grande biblioteca della famiglia), pare però ben improbabile.