Comune di Reggio Emilia

Mss. Vari B 114

Scheda     Galleria

Officium mortuorum, e altri brani liturgici, [1450-1455 ca.].
 
Il codicetto venne commissionato da una confraternita religiosa reggiana, probabilmente dedita a funzioni di assistenza spirituale ai malati e a ritualità funerarie: la provenienza dalla città, oltre al colophon riportato nei dati codicologici, è evidente pure alla c. 32v, dove si citano "Grisante e Daria"; la destinazione si ricava dalla c. 31v, dove in un'orazione si ricordano "nostre congregationis fratres et sorores", ciò che esclude un'esecuzione per committenze eventuali.
L'andamento stilistico del volume, importante e rara testimonianza della miniatura in città nel periodo attorno alla metà del XV secolo (la cronologia più probabile dovrebbe essere quella sul 1450-1455), è giocato sull'interpretazione in chiave gustosa e umorale di più alti e aulici prototipi di area lombarda: più che la bottega del 'Maestro delle Vitae Imperatorum', come avevo detto in un primo momento (cosa che poteva consentire - ma forse non giustificare - quella collocazione più precoce che avevo proposto), soprattutto certi fatti bembeschi (se si tiene presente la corretta cronologia dei primi due mazzi di tarocchi, a prima del '50: cfr. I tarocchi 1999, pp. 20-21); questa traslazione, però, tiene a mantenere, soprattutto nel lessico impiegato nella definizione delle parti non figurate, un'impostazione ancora quasi trecentesca. I fregi rimandano invece subito all'ambito emiliano, più corposi di quanto non si riscontrino in area lombarda. E' poi da notare la gamma cromatica, basata tutta su toni assai spenti stesi però in modo raffinatamente contrastato, che la foglia d'oro non riesce comunque a vivificare. A parte il dato coloristico, la situazione non è distantissima dai due Corali 17.A.132 e 17.A.133, di altrettanto sicura origine locale.
Da condividere, e anzi da ribadire con forza, appare l'accostamento tra questo volume della Biblioteca Panizzi e una miniatura realizzata per Busseto, con un Martirio di Santa Caterina, contenuta in un'aggiunta a un omiliario degli ultimi anni del '400 che reimpiega materiale più antico (Zanichelli 1994a, pp. 34, 180).