Comune di Reggio Emilia

Mss. Turri E 32

Diploma di laurea rilasciato a Giacomo di Alfonso Turri dalla Università di Pisa, facoltà di giurisprudenza. 1658. Membr.; 5 c.


Cuoio di capra su cartone decorato a secco e in oro. Rosetta pentalobata e fregi fitomorfi accantonati esterni e interni, questi ultimi ripetuti sotto forma di otto esemplari addossati nella cartella centrale. Cornice caratterizzata da viticci entro motivi stilizzati trilobati. Tracce di due lacci. Dorso liscio. Stato di conservazione: mediocre - discreto. Perdita di sostanza. Apprezzabili bruniture. Angoli sbrecciati.

L’analogo impianto ornamentale presente in un altro diploma di laurea coevo rilasciato dalla medesima università, custodito presso la Biblioteca universitaria Estense di Modena1 consente di attribuire la legatura al terzo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Pisa.

Il diploma di dottorato, rilasciato un tempo dalle università italiane in nome di Cristo sotto forma di solenne documento pergamenaceo, era quasi sempre riccamente decorato con miniature policrome nel testo e protetto con vistose legature.
I diplomi di laurea hanno l’aspetto di libretti o plaquette in-quarto che raccolgono di solito sei o più fogli in pergamena, sui quali il testo è vergato in latino. Rivestiti di vitello o di marocchino, sono decorati perlopiù con semplici fasce in oro e con un medaglione stemmato dell’università al centro dei piatti, più raramente con ricche decorazioni nello stile dell’epoca. Esemplari, a questo proposito, le fastose decorazioni su diplomi di laurea del XVII secolo rilasciati dalle Università di Bologna, Padova e Pavia: queste legature ricordano, ed entro certi limiti ripetono, gli schemi delle legature romane post-fanfare o a scompartimenti eseguite su antifonari e messali, caratterizzate da una ricca decorazione in oro a pieno campo, associata in genere a multiple composizioni a ventaglio. Tutti i diplomi sono originariamente provvisti di bindelle in seta e di sigillo racchiuso in una teca metallica; accessori facilmente deteriorabili e oggi quasi sempre mancanti. Il dorso, liscio, è generalmente cucito soltanto con un cordoncino di seta, che dall’indorsatura delle carte passa attraverso due fori all’esterno e all’interno del dorso, ed è fissato con un fiocco al piede.
Se ne conoscono esemplari del XVI secolo, ma più noti e facilmente reperibili sono quelli del XVII secolo, caratterizzati da fastose decorazioni barocche in oro, e quelli del XVIII secolo, decorati più sobriamente. Si trovano ancor oggi sul mercato dell’antiquariato librario, dove predominano i diplomi di laurea in giurisprudenza in utroque jure (diritto canonico e diritto civile), mentre sono meno numerosi di quanto ci si potrebbe aspettare quelli di laurea in medicina.
Nel corso dei secoli questi attestati hanno perso pagine e fascino: nel Settecento, ricoperti di semplice carta decorata, conservano ancora il testo latino e la scrittura a mano su pergamena. Nell’Ottocento si riducono a un unico, grande foglio pergamenaceo che nell’incipit ha rinunciato al nome di Cristo. Agli inizi del Novecento, le pergamene non parlano più in latino sotto il grosso sigillo di piombo, né proclamano solennemente privilegia et honores: recano invece, in nome del Re, soltanto una sintesi, in italiano, del vecchio testo, affidando il proprio prestigio a decorazioni e medaglioni policromi sui margini. Attualmente sono semplici attestati disadorni, senza fregi, impressi su carta, rilasciati in nome della Repubblica. Il progresso delle scienze e del sapere sembra comportare il prezzo di un minor prestigio formale dell’attestato, che un tempo rendeva illustrissimi e eccellentissimi i dottori in nome di Cristo.
 
Note di dettaglio