Comune di Reggio Emilia

Mss. Turri C 17

Scheda     Galleria

Publio Terenzio Afro, Comoediae, [1420-1430 ca.].
 
Questo raffinato codice include, oltre al testo delle opere teatrali di Terenzio, anche un importante corredo filologico-documentario, ciò che indica una committenza particolarmente attenta ed esperta, come viene dimostrato anche dal fatto che il volume fu poi postillato e commentato; il livello alto del manufatto è anche confermato dall'elegante decorazione, che venne affidata non solo a un miniatore di pennello, autore delle iniziali decorate e di quelle figurate, ma anche a un calligrafo, dal momento che le belle lettere filigranate a inchiostro presenti in gran numero, soprattutto nei brani accessori, non possono assolutamente ricadere nel lavoro del copista (e difficilmente in quello del miniatore de pennello); anche la grafia, peraltro, nell'alternanza di soluzioni di lettering e di impaginazione, appare impegnata su soluzioni non di basso profilo.
Le miniature indicano subito il contesto tardogotico bolognese dei primi anni del secolo XV, cronologia supportata anche dalla scrittura, che, pur ancora non pienamente "all'antica", nella struttura grafica che avrà di qui a qualche lustro, si dilata già però in strutture umanistiche ben distanti dalla gotica testuale. Tutti della stessa mano, cui spettano verosimilmente sia le parti figurate sia le sezioni solo decorate, gli interventi a pennello possono essere forse ricondotti agli influssi del ben noto 'Maestro delle Iniziali di Bruxelles' (su cui vedi da ultimo Zanichelli 2001, pp. 36-40, e Cum picturis ystoriatum 2001, pp. 177-183, Zanichelli), il principale protagonista di quella temperie artistica che domina il contesto felsineo dalla fine del '300 fino al quarto decennio del XV secolo. L'artista qui attivo si mostra comunque di elevata qualità, dalla stesura fine e morbida che tiene forse presente certe cose del più noto maestro collocabili negli anni '10 (come un codicetto francescano di collezione privata reso noto da Bollati 1997), dopo il suo rientro dall'oltralpe, e in generale la temperatura squisita e delicata presente in città in quegli stessi anni (verso il '13 è per esempio il bel ms. 428 della Biblioteka Jagiellonska di Cracovia, per certi versi non distante dal nostro volume: cfr. Medica 1992, p. 17 e fig. 5); come derivazione non eccessivamente banalizzata, dunque, il manoscritto della Biblioteca Panizzi potrebbe assestarsi sulle date tra 1420 e '30.