Comune di Reggio Emilia

Mss. Regg. C 398



Ferrarini, Michele Fabrizio. Antiquarium. [1477-1486 ca.]. Membr., cart. l'inserto iniziale aggiunto nei sec. XIX-XX; 333 x 217 mm (c. I); c. I + 8 c. + c. II + 217 c.; autogr., grafia umanistica a inchiostro bruno, didascalie e intesta­zioni topografiche di città a inchiostro rosso, testo delle iscrizioni in carattere maiuscolo latino e greco.


Cuoio di capra bruno su assi lignee decorato a secco. Filetti concentrici. Cornice e quarti d’angoli nello specchio caratterizzati da motivi del genere moresco costituiti da barrette coronate diritte e ricurve. Tracce di quattro cantonali in bronzo inciso muniti di frammento di medaglia raffigurante il busto di Adriano: residuano gli angolari superiore destro sul piatto anteriore e inferiore sinistro su quello posteriore. Cartella centrale tetralobata in ottone ornata con il volto frontale antropomorfo (Medusa?) entro il serto a torciglione filigranato sormontata dalla tabula ansata provvista della scritta "DEO ET/VIRTVTI/OMNIA" sul quadrante anteriore, "ANTIQUA/RIVM" su quello posteriore. Tracce di quattro paia di fermagli costituiti da altrettanti lacerti di bindella in cuoio assicurati tramite tre chiodi a testa bombata in ottone sul piatto anteriore e da quattro contrograffe cuoriformi con finestrella di aggancio laterale e fregio fitomorfo, ancorate a quello posteriore con tre chiodi metallici. Cucitura su cinque nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto. Marginali spellature. Apprezzabili bruniture ai piatti.

L’impianto ornamentale, le ferramenta attribuite a Bartolomeo Spani, architetto, scultore e orefice reggiano nato nel 1468 la cui attività può iscriversi tra gli anni 1494 e 15381 e le note tipografiche assegnano la legatura alla fine del secolo XV, verosimilmente eseguita in Emilia Romagna, forse a Ferrara2. Legatura pubblicata3.

Le ferramenta in foggia di tabula ansata4 riguardano il decoro favorito dagli umanisti padovani: tavoletta con maniglie, usata nell’antichità come cornice per l’iscrizione sui sarcofagi. Essa compare su legature veneziane dopo il 1500, pressappoco nello stesso periodo a Napoli e a Firenze, su un piccolo gruppo in-ottavo di classici latini legati nella seconda decade del secolo XVI. Nel complesso, la morfologia di questo ornamento, quasi sempre delineato da un doppio filetto, fatte salve le dimensioni legate al formato del libro presenta modeste variazioni. Disposta verticalmente nei libri di piccolo formato, orizzontalmente nei grandi volumi, la tabula ansata circoscrive il titolo dell’opera, o il nome dell’autore, o entrambi, composti in lettere epigrafiche5.
Questo semplice modello decorativo di ispirazione classica, riesumato nella scia della rivalutazione umanistica della decorazione e dell’architettura del mondo greco-romano, compare su legature di libri in gran parte d’origine italiana, databili prevalentemente ai primi due decenni del secolo XVI: è noto tuttavia dalla fine del Quattrocento e lo si ritrova sino alla metà del Cinquecento. Inoltre, era già stato impiegato nei fregi dei frontespizi, ora vuoto ora come cornice del titolo, del nome dell’autore o dell’editore - come nel caso della marca tipografica dei Vascosan di Parigi.
Essa ebbe funzione decorativa e insieme didascalica, in quanto cornice del titolo del libro o del nome dell’autore cui aggiungere la valenza simbolica: impressa prevalentemente su testi di scrittori latini o ad essi ispirati, tanto da introdurre il lettore nell’atmosfera classica propria di questi autori. Ricompare nel XIX secolo anche in Inghilterra.
 
Note di dettaglio