Comune di Reggio Emilia

Misc. Turri CL/2



Angelini, Giorgio. Il Tempio nel tempio in occasione del Battesimo del Serenissimo Infante primogenito dell'Altezza Serenissima di Rinaldo I duca di Modona, Reggio, & c. In Modona, Per Bartolomeo Soliani Stamp. Duc., 1700. 4°, 19, [1] p., ill.


Carta marmorizzata policroma del genere peigné ondulé. Stato di conservazione mediocre. Dorso rinforzato con un lembo cartaceo blu provvisto di tratti diagonali neri e grigi. Angoli ricurvi.

Il carattere economico del volume e le note tipografiche inducono ad attribuire la legatura al primo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita in Emilia. Sulla superficie colorata, qui caratterizzata dallo sfondo prevalente rosso, quindi blu, bianco e giallo, il disegno è stato tracciato passando l’apposito pettine in modo da imprimere ai colori delle ondulazioni arcuate.

Nel VI secolo sono attestate in Cina carte decorate eseguite con colori in sospensione su acqua; il più antico frammento del genere giunto sino a noi è però giapponese: conservato a Kyoto, risale al 1118. Il procedimento tecnico, chiamato in giapponese suminagashi (inchiostro su acqua corrente), è tanto semplice ed efficace da essere rimasto pressoché invariato sino ad oggi. Versando goccia a goccia inchiostro calligrafico (con peso specifico inferiore a quello dell’acqua) in una bacinella d’acqua, si ottengono tenui cerchi concentrici di colore che, al più lieve incresparsi della superficie dell’acqua, disegnano irregolari e seducenti venature. Basta allora appoggiare il foglio di carta sull’acqua perché il colore aderisca al disegno. Questa tecnica si basa sul principio fisico per cui l’incompatibilità fra due sostanze, consente loro di restare separate e galleggiare senza mischiarsi.
Attraverso l’India e la Persia queste carte giungono in Turchia, dove la tecnica di lavorazione si evolve, poiché gli artigiani turchi rendono gelatinoso il liquido di supporto, migliorando il risultato. Con l’aggiunta di gomma adragante, ottenuta da piante della specie degli astragali, l’acqua assume infatti, una consistenza gelatinosa che offre maggiore stabilità al colore, sul quale si può intervenire con pettini o bacchette, ottenendo disegni estremamente vari.
É proprio con il nome di carte turche (così figurano nei cataloghi di vendita dei Remondini per l’anno 1762, e così le chiama Francesco Bacone nel Sylva sylvarum pubblicato a Londra nel 1627) che le carte marmorizzate conquistarono dal Seicento il favore dell’Europa, dove sono inizialmente utilizzate per farne fogli sui quali scrivere - come in tutto l’Oriente - e poi per la legatura.
Curiosamente, questa tecnica orientale viene conosciuta prima in Francia che a Venezia, che pur vanta intensi rapporti commerciali con la Turchia: in effetti, sembra probabile che a Venezia si conoscesse il manufatto e non le tecniche per produrlo. Benché i primi a produrre in Europa carte marmorizzate siano stati i tedeschi e gli olandesi, è la Francia che si arrogò la paternità della marbrure, tanto che nei cataloghi della fine Ottocento, queste vengono indicate come carte francesi. A Macé Ruette, legatore di Luigi XIII attivo dal 1603 al 1637, il primo ad usarle come fogli di guardia, è stata attribuita l’invenzione delle carte marmorizzate a pettine e della marmorizzazione dei tagli dei libri.
Queste carte sono prodotte mescolando con acqua e leganti di vario tipo, dei pigmenti finemente macinati. I colori più usati erano rosso, blu, ocra, verde e nero, ricavati rispettivamente da legno del Brasile, indaco, orpimento, blu e giallo mischiati insieme, nerofumo. Il fiele di bue, che allo stato puro è trasparente, viene utilizzato per spandere i colori. I disegni ottenuti assumono nomi fantasiosi e diversi, da paese a paese.
Le due categorie più diffuse di decorazione marmorizzata sono:
- marmorizzato semplice (o caillouté), con macchie irregolari globose, da cui derivano tutti i vari tipi che prendono il nome di venati, granito, agata, pietra, onda, occhio di tigre e altre varie fantasie;
- marmorizzato pettinato, la cui caratteristica consiste nel tirare con un bastoncino i colori gettati a spruzzo sulla gelatina e lavorarli con pettini, generalmente di metallo e di diverse misure, che passati in vario modo consentono di ottenere motivi pettinati dritti, ondulati, a conchiglia, a coda di pavone, a foglia di quercia e così via. Già nel corso del XIX secolo, la fabbricazione industriale di colori ha consentito nuove sperimentazioni tecniche e grande varietà di disegni. Nel XX secolo, le più economiche tecniche di stampa hanno conseguito risultati molto simili, accettabili almeno per le legature più correnti; ciò ha portato a una ridotta produzione di carte marmorizzate, che tuttavia sono tornate di gran moda nell’ultimo trentennio del secolo, grazie alla riscoperta di attività artigianali quali il cartonaggio. Anche le carte spugnate e spruzzate talvolta vengono definite, ma impropriamente, marmorizzate.