Comune di Reggio Emilia

Manoscritti vari

Si compongono di ca. 2200 fra codici, documenti e carteggi dei sec. XIII-XX, fra i quali codici miniati, manoscritti ebraici e carte personali, raramente aventi rapporto diretto con la storia di Reggio Emilia. La loro provenienza risale soprattutto alle antiche biblioteche conventuali e alle congregazioni religiose soppresse, ma anche ad acquisizioni da collezionisti privati.

Fra le testimonianze più antiche, vi sono la versione integrale trecentesca di un Atrovare (Mss. Vari G 172) e una Passione in ottava rima del senese Niccolò Cicerchia (1335/1340 - post 1376), probabilmente coeva o assegnabile al secolo successivo (Mss. Vari F 60). Sulla soglia del sec. XV si colloca una MIscellanea di astronomia e astrologia, illustrata con iniziali figurate e decorate risalenti al periodo 1385-1400 ca. e vivaci disegni acquerellati dei primi decenni del sec. XV (Mss. Vari F 12).

Al sec. XV si ascrivono codici di pregio per l'apparato illustrativo e i testi tramandati, come la Biblia sacra della famiglia Arlotti, contenente l'Antico Testamento sino alla fine dei libri dei Maccabei, decorata con miniature di scuola ferrarese (Mss. Vari B 119); la Miscellanea di medicina in due volumi (Mss. Vari A 59/1-2), contenente anche la Chirurgia magna di Guy de Chauliac (1300 ca.-1368); una redazione volgare del Libellus de conservatione sanitatis di Benedetto Reguardati da Norcia (1398-1469), con dedica al nobile prelato napoletano Astorgio Agnese (Mss. Vari D 135); le Opere di Ovidio in un codice copiato dall'erudito parmense Antonio Tridento nel 1466 e illustrato con iniziali decorate (Mss. Vari D 19).

Al sec. XVI appartengono il De re aedificatoria di Leon Battista Alberti, nella prima traduzione volgare nota, eseguita dal parmense Damiano Pieti e recante la data del 1538 (Mss. Vari G 3), e diversi manoscritti del filologo modenese Lodovico Castelvetro (1505-1571) o a lui appartenuti, fra cui il testo critico Ragione di alcune cose segnate nella canzone di Annibal Caro "Venite all'ombra de' gran gigli d'oro" (Mss. Vari C 20), che non pochi problemi arrecò al suo autore, e la Poetica d'Aristotele vulgarizzata et sposta (Mss. Vari E 100), che fece del Castelvetro uno dei maggiori esponenti dell'aristotelismo cinquecentesco in ambito letterario.

Fanno parte dei Manoscritti vari anche le carte di illustri personaggi non reggiani, come l'abate Mauro Boni (1746-1817), erudito e studioso di storia e numismatica, e Giuseppe Manuzzi (1800-1876), seguace del purismo di Antonio Cesari e curatore di un'edizione corretta e accresciuta del Vocabolario dell'Accademia della Crusca, accanto all'archivio e al carteggio del reggiano Giuseppe Guidetti (1871-1936), studioso di letteratura e editore degli scritti del Cesari.