Comune di Reggio Emilia

Loro sono noi

Presentazione

Introduzione

Guida alla lettura e visione

FAQ morti viventi

Bibliografia


Loro sono noi”

Lo zombie come metafora degli anni Duemila


 



Presentazione
 

Verso la fine degli anni Ottanta la figura del morto vivente sembrava ormai in via di definitiva estinzione dopo i tanti consensi ottenuti nel decennio precedente. A condannarla al momentaneo oblio contribuì l’ormai irricevibile significato politico assegnatole dal suo vero creatore, George A Romero, che aveva innestato nelle trame dei suoi film le tensioni e le inquietudini della coeva realtà sociale e politica: dalla contestazione giovanile alla guerra del Vietnam, dalla denuncia della manipolazione dell’informazione al dilagante individualismo politico. Ma nei “dorati” Ottanta gli zombie si dimostrarono incapaci di rappresentare le paure collettive e rispecchiare l'evoluzione della società come avevano fatto nei due decenni precedenti.


Oggi però qualcosa è cambiato: nuove sensibilità e nuovi timori hanno portato alla riscoperta dei morti viventi, assegnando loro un ruolo di metafora delle tante contraddizioni laceranti della nostra struttura sociale. Così mentre i miti letterari e folclorici (dal vampiro al licantropo, dalla mummia all’Orco) hanno perso la carica iconoclasta che ne avevano contraddistinto le origini, gli zombie continuano a incarnare la forma estrema di rifiuto della natura umana e dell’organizzazione civile.


Avremmo potuto dedicare la mostra a qualche nuova mitopoiesi horror di più recente creazione e di maggiore appeal come i poltergeist “televisivi” di Tobe Hooper o i bodysnatcher di Jack Finney, l’incubo vivente Freddy Krueger o la strega vendicativa di The ring di Koji Suzuki; e senza dimenticare l’affascinante recupero degli archetipi fiabeschi di The Blair witch project, perfetta riproposizione di tante paure infantili filtrate dalla moderna tecnologia di una telecamera digitale. Ma il successo popolare di tutti questi nuovi mostri è sempre stato effimero - ad esclusione del mito di Jack lo squartatore, impostosi grazie alla sua trasformazione nella figura del Serial killer, vero uomo nero della nostra società urbanizzata – lasciando il ruolo di nemesi della nostra società al morto vivente.

Senza voler qui approfondire il significato dello zombie, richiamo brevemente alcuni dei motivi che rendono il morto vivente una delle figure più importanti nella comprensione di questo terzo millennio, e che ci hanno convinti a dedicargli un approfondimento pubblico.


Tutto ha inizio nell’ottobre 1968, giorno della presentazione de La notte dei morti viventi di George A. Romero, film nel quale la figura dello Zombie (parola che nella pellicola non viene mai pronunciata) abbandona la sua precedente origine caraibica per diventare il più potente perturbante che mente umana abbia mai partorito: morti che tornano in massa alla vita ma senza più coscienza, intelletto e morale, animati solo da un istinto primordiale, alla perpetua ricerca di carne umana da sbranare. Una sfida che né il singolo né la società si dimostrano in grado di affrontare: rivedere persone conosciute tornare dalla tomba per banchettare con il nostro corpo ci costringe ad affrontare le più profonde paure sulla morte, sul significato di umanità e sull’improvvisa scomparsa di tutte le regole morali e sociali che reggono la vita collettiva.


Esiste perciò un prima e un dopo l’opera di Romero, oggi considerata uno spartiacque nell’immaginario cinematografico di genere: un prima con uomini resi schiavi senz'anima da malvagi bokor, e un dopo con il morto vivente trasformato in una metafora degli anni Duemila, capace di far esplodere le contraddizioni della nostra civiltà, incarnando una feroce critica al consumismo, la sconfitta del comunitarismo, la paura dell’immigrato e/o terrorista, la critica ai mass media, la scomparsa di ogni escatologia salvifica.


In Dawn of the living dead (titolo originale di Zombi) alcuni sopravvissuti all’ecatombe trovano rifugio in un centro commerciale circondato da migliaia di morti viventi, tutti intenti a cercare un ingresso per quel luogo. E’ come se nell’oscurità della loro coscienza gli zombie ricordassero che quello era il luogo dove da vivi soddisfacevano il loro bisogno primario e compulsivo di consumo.


“Ma che diavolo sono?” chiede ad un certo punto un protagonista di Zombi, osservando dal tetto del mall la massa di morti viventi.

“Loro sono noi, tutto qui” gli viene risposto.