la lavagna: istruzioni per l’uso

Presenza incombente e spesso temuta in ogni classe, la lavagna ha attraversato la secolare storia della scuola fino ad entrare nella nostra memoria collettiva come uno dei suoi elementi costitutivi, assieme ai  banchi e alla cattedra. Al contrario di questi ultimi, tuttavia, oggi il suo destino pare volgere verso un inesorabile tramonto: sempre più spesso la nera lastra d’ardesia viene  spodestata dal luminoso schermo digitale della Lavagna Interattiva Multimediale. Ci sembra perciò giusto celebrare le virtù di questo antico e umile strumento didattico, ricordandone le potenzialità che vanno ben oltre la semplice funzione di ospitare quegli elementari segni di lettere e numeri tracciati col gesso che appartengono ai ricordi scolastici di ciascuno di noi. Quanto invece siano ampie le risorse e le possibilità che la lavagna può offrire, ci viene documentato da un curioso opuscolo dal titolo:

Nuova maniera di disegnare alla lavagna per uso degli Istituti Magistrali e degli Insegnanti Elementari, un manuale per i maestri che ebbe una vastissima diffusione, tanto da conoscere circa una settantina di edizioni nella prima metà del Novecento. Il suo autore, Francesco Ghirotti, prende le mosse dalla premessa che “Il disegno alla lavagna è uno dei mezzi più potenti per aiutare la parola a determinare le idee e fermarle in modo indelebile nella mente di una intera scolaresca”. Corredato da 72 tavole illustrative con “disegni fotografati direttamente dalla lavagna”, il manuale dimostra come con la lavagna sia possibile raffigurare in pratica tutto lo scibile umano, una volta che l’insegnante abbia avuto la pazienza di apprenderne le tecniche d’uso.
Si parte dalla materia prima: i gessetti. Qualora la scuola ne difettasse, l’autore si preoccupa di dare le opportune istruzioni affinché l’insegnante possa fabbricarseli in proprio, miscelando in acqua “due parti di scagliola ed una parte di terra bianca di Vicenza, ridotta in polvere” e versando “questa poltiglia entro piccoli cartocci di carta fatti antecedentemente a guisa di stampi”: il giorno dopo i gessi saranno già pronti.

Le prime istruzioni sono relative alI’uso del gessetto che può essere tenuto in tre posizioni: “di punta, di base e di costa” e può essere strisciato o ruotato. Le tavole poi mostrano come realizzare i disegni alla lavagna: si inizia dalle figure più semplici (la casa, gli utensili, i fiori…) per passare a quelle più complesse (gli insetti, gli animali, i mezzi di trasporto) ed arrivare infine alle figure umane (i “pupazzetti”) e alle scene di vita (le “vignette”: i giardini pubblici, le quattro stagioni). Con qualche accorgimento particolare, come quello di strofinare leggermente il disegno con la mano, l’insegnante potrà rendere l’idea del movimento, in modo da animare ulteriormente la rappresentazione.

I disegni schematici potranno poi “talora vivere, rimpolparsi, vestirsi di colore, di luce” con l’utilizzo dei gessetti colorati. In questo modo, il fanciullo “che avrà spiato il maestro nella sua creazione, scoprirà con gioia nell’opera di lui le regole della efficace espressione, e le rivelerà nelle sue manifestazioni grafiche spontanee”.

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