Comune di Reggio Emilia

L'Officina di Fabrizio Mugnaini

Indietro
Sandro Parmiggiani

Anche in una "dolce follia" ci vuole del metodo. La "dolce follia" è quella di Fabrizio Mugnaini, che se ne sta a Scandicci, ai margini di Firenze, e, dall'amore per la letteratura e per l'arte, ha distillato esili libretti, plaquettes apparentemente fragili, che tuttavia sanno mirare e colpire il cuore della durata. Sono quindici anni che Mugnaini pubblica queste pagine - un testo poetico, quasi sempre inedito, e un'incisione che lo illustra e l'accompagna - stampate al torchio, in un qualche centinaio di esemplari, con i primi cento che recano un'incisione originale numerata e firmata. Fabrizio è l'artefice di tutto, mette in moto il processo e vi sovrintende, dall'inizio alla fine. È lui che, con una fitta rete di relazioni e di amicizie - rinsaldate dalla simpatia umana che una persona, finalmente vera e modesta come lui, ispira -, riesce a mettere assieme poeti e artisti, cogliendone le affinità segrete, che così vengono, per la prima volta, fatte interagire. Ai poeti o agli scrittori Mugnaini chiede un breve testo mai pubblicato, all'incisore di illustrarlo. Eppure, ci vuole del metodo, e della Perseveran e passione, per assecondare questa sua ormai inestirpabile follia: l'opera non è affatto conclusa quando si sono trovati il poeta e l'incisore; restano da scegliere caratteri e impaginazione; l'artista lavorerà su varie lastre, che vaglierà assieme a Fabrizio; verrà il tempo della stampa, che andrà sorvegliata e seguita; e ci sarà, infine, il paziente lavoro di confezionamento a filo di refe - fatto di sera, o nelle vacanze, dall'intera famiglia Mugnaini: Fabrizio, la moglie Daniela (sono loro due a nascondersi dietro le Edizioni Luna e Gufo, termine che compare sulle plaquettes) e il figlio Lorenzo - e la spedizione postale. Già, questi libri mai sono stati fatti per essere messi in vendita - Mugnaini ha fin dall'inizio concepito quest'attività come qualcosa di assolutamente "gratuito", come ogni dono vero... -, fuori dal mercato, che coinvolgesse autore, artista e editore in un'impresa solidale. Ecco allora che, se vogliono farsi conoscere, questi libri debbono mettersi sulla strada, in un qualche modo vivendosi come bottiglie affidate alle onde del mare, in direzione di amici vecchi e nuovi, dando vita a una sorta di lunga catena che, ad ogni nuovo libretto, si rinsalda, devia per imboccare nuove strade, che alla fine, spesso, finiscono per ricongiungersi a quelle già battute. In questi scrigni preziosi che sono le plaquettes di Mugnaini possiamo incontrare nomi importanti: tra i tanti poeti e scrittori che gli hanno affidato i loro testi, si possono ricordare Mario Luzi, Mario Rigoni Stern, Roberto Roversi, Franco Loi, Silvio Ramat, Mary De Rachewiltz, Fabio Pusterla, Eugenio De Signoribus, e tra gli artistiincisori Mario Avati, Enrico Della Torre, Walter Valentini, Enzo Maiolino, Francesco Franco, Nunzio Gulino, Eugenio Tomiolo, Alberto Rocco, Mario Chianese, Giancarlo Vitali, Franco Dugo, Livio Ceschin. All'attività editoriale di Mugnaini sono state dedicate varie mostre, sia in Italia - ricordiamo, tra le altre, quella alla Casa Moretti di Cesenatico - che all'estero. In questa esposizione alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Fabrizio presenta, in particolare, "l'officina" segreta di tre delle sue più recenti pubblicazioni - quasi volesse, fisicamente, mostrarci il lavoro, l'impegno, l'intero percorso creativo che sta dietro a questi libretti. Ecco, allora, di Note per una prima stesura del Canto XXIX di Ezra Pound, con una incisione di Luigi Mariani, di Lo scrigno di Marino Moretti, illustrato da Lucio Passerini, e di Perché il rosa è sempre stato nemico del nero di Corrado Costa, con tre incisioni di Giovanni Turria, manoscritti degli autori, progetti grafici delle copertine e dei testi, prove di stampa e di colore delle opere grafiche - nel caso di Mariani, anche schizzi a china e tecnica mista del volto di Pound, del quale si espone pure una curiosa lettera allo stesso Moretti -, campioni di carte da copertina, lastre delle incisioni e linoleum, stampe e cataloghi di esposizioni recenti degli incisori. Sembra che un mago viaggiatore si sia fermato per concedersi un po' di riposo, e abbia cavato dalla sua valigia tutto ciò che gli serve per realizzare i suoi strumenti d'incanto, i libri. E così i reperti in mostra rivelano altre cose: il sicuro talento di Turria, disegnatore e incisore di valore; l'intelligenza sulfurea di Costa - scrittore, poeta, pittore, uomo di cultura, uno dei figli migliori della nostra terra - che rifulge anche in questo breve testo pubblicato da Mugnaini. Il divertissement di Costa è intriso d'amarezza: come sempre, dietro la filastrocca e l'abile gioco di parole, si nasconde la verità della vita, dietro il tono apparentemente lieve e frivolo si coglie tutto il fiele che circolava nelle sue vene - e che lui rovesciava in apparente miele e nonsense -: un uomo che non poteva rassegnarsi al fatto che - come ai tempi della guerra d'Africa, ricordati nell'esordio del suo racconto - nel nostro paese, incapace di prendersi e di farsi prendere sul serio, la dignità fosse ormai moneta fuori corso.