Comune di Reggio Emilia

Il ritratto classico

Usiamo l'aggettivo di classico per indicare il ritratto prodotto fino alla fine del Settecento.
Questo genere merita una sezione a parte sia per l'enorme diffusione che ha avuto in tutti i secoli, sia per ragioni più strettamente artistiche, poiché pone particolari problemi sia dal punto di vista contenutistico che formale.
Se il rapporto tra l'artista ed il suo soggetto va studiato caso per caso, sul piano formale si può osservare che lo sforzo di penetrazione nel soggetto spinge l'autore a particolari sottigliezze stilistiche, per cui di solito su una stessa lastra vengono usate contemporaneamente le tre tecniche del bulino, dell'acquaforte e della puntasecca a seconda dei particolari da rappresentare e degli effetti da ottenere e ad ognuna si richiede il massimo della peculiarità.
Ai pezzi presentati in questa sezione occorre far precedere idealmente il Ritratto di Federico di Sassonia del Dürer, che abbiamo inserito tra le opere del Cinquecento ed è un capolavoro indiscusso. Tralasciando poi i ritratti in legno intagliati nel Cinquecento per i libri, vediamo i bulini classicamente rigorosi della fine del secolo e dell'inizio del secolo successivo, opera degli abilissimi intagliatori fiamminghi (i Sadeler, i Van Passe, i Queborn ...). Una posizione isolata e d'eccezione è tenuta dal Van Dyck, che predispose i disegni per una splendida serie di ritratti di artisti contemporanei, ne incise alcuni egli stesso all'acquaforte ed affidò la trascrizione su rame degli altri agli ottimi bulinisti già operosi nella bottega del Rubens, di cui egli stesso era stato discepolo.
Tra Sei e Settecento un posizione predominante è tenuta dalla produzione francese, in parallelo con il grande slancio culturale ed i successi economici e politici del paese. I fogli esposti trasmettono immediatamente un'idea della "grandeur", noto pregio e limite della nazione, però meritano anche che si vada al di là con un'analisi più approfondita, poiché sono opera in ogni caso di grandi artisti.
Dato che per ragioni cronologiche e di spazio la produzione del Seicento è separata da quella del Settecento, si nota molto bene lo stacco tra la prima, molto severa, essenziale, composta, nobile, e la seconda piena di fasto e di pompa, tanto che lo stesso virtuosismo tecnico nella prima serve a scolpire una personalità, nella seconda è finalizzato prevalentemente all'eleganza.
Per curiosità, in una bacheca abbiamo raccolto solo dei ritratti, ognuno dei quali è stato inciso dall'autore "pour sa réception à l'Accadémie", cioè quando, venendo accolto nell'Accademia reale, doveva produrre un saggio del suo talento. Questo a riprova dell'importanza che si dava a questo genere.
La rassegna si chiude con due fogli insoliti di area inglese, che mostrano con ogni evidenza come nel Settecento si stesse generando un'era nuova: l'incisione dell'Hogart ed il ritratto del Baretti, eseguito dal Ward con una tecnica inconsueta: la maniera nera.

Claude Mellan (Abbeville, 1598 - 1688)
Ritratto del Papa Urbano VIII.
Bulino; 186x140 (221x155) mm.