Comune di Reggio Emilia

Il gotico inglese

da Horace Walpole a Christopher Lee





























1. Introduzione
2. Bibliografia
3. Filmografia
4. Le fonti
5. Bibliografia scaricabile (fronte/retro)




 
1. Introduzione: da Horace Walpole alla Hammer film


Come affermò Samuel Taylor Coleridge il gotico era “inglese nelle sue origini, inglese nei suoi materiali, inglese nella sua ripresa”; concetto ribadito nel 1928 dal critico Kenneth Clark nel volume Il revival gotico: “Il gothic revival è stato un movimento inglese, forse l’unico movimento inglese nelle arti figurative”. Anche se tale giudizio si riferisce principalmente al periodo che intercorre tra la nascita e l'implosione della letteratura gotica inglese, ovvero tra la pubblicazione de Il castello di Otranto di Walpole nel 1764 a quella di Melmoth di Maturin nel 1820, non sarebbe completamente errato estenderlo anche agli anni successivi, quando altri scrittori rileggono o utilizzano il genere per affrontare nuovi temi: pensiamo a Elizabeth Gaskell, Robert Louis Stevenson, Bram Stoker, Angela Carter o Mervyn Peake; senza, d'altra parte, sottovalutare la produzione cinematografica inglese, che sul fantastico di ispirazione gotica baserà le sue fortune dalla metà degli anni Cinquanta del Novecento fino ad inizio Settanta, in particolare grazie alla casa produttrice Hammer.

 

Certo è innegabile che le opere degli sturmer und dranger tedeschi (quali Schiller e Goethe) influenzarono gli autori inglesi di letteratura gotica, in particolare Matthew  Gregory Lewis e Ann Radcliffe, ma d'altronde è altrettanto vero che lo stesso movimento tedesco si era ispirato alla scuola cimiteriale britannica rappresentata da James Harvey e Edward Young, oltre ad essere debitore verso le opere del sempre citato Samuel Richardson. Ma ancora più determinante per gli scrittori gotici fu la riscoperta del teatro elisabettiano, in particolare dei drammi di Shakespeare quali Re Lear o Amleto, riscoperta che avvenne nel contesto di una nuova e significativa fascinazione verso l’architettura gotica diffusasi in Gran Bretagna nel 18. secolo. Ciò che le nuove generazioni identificarono nelle costruzioni del loro passato medievale fu il rifiuto delle regole classiche ispirate alla perfezione matematica rappresentato dalle forme architettoniche gotiche che, al contrario, esaltavano l’”inutile”, l’orpello e la
fantasia immotivata. E che il genere letterario gotico sia indissolubilmente legato a questa nuova "moda"
antiquaria è testimoniato dalla figura di Horace Walpole che, oltre che scrittore di successo, ristrutturò la sua abitazione - la famosa Strawberry Hill – basandosi sui canoni gotici. Nell’introduzione alla sua opera più famosa e celebrata Walpole espresse il suo rifiuto delle regole classiche della purezza del dramma per procedere ad una fusione del romance medievale con il 

novel moderno, imponendo fin dall'opera primogenita del gotico – Il castello di Otranto – tutti i topoi che ritroveremo nella successiva produzione letteraria gotica. Ricordiamo allora il personaggio potente e tiranno sempre pronto ad ordire complicate macchinazioni, la persecuzione di una fanciulla innocente, la presenza di labirintici castelli o monasteri, le sconvolgenti rivelazioni in fatto di paternità, una serie di apparizioni soprannaturali, una tendenza anticattolica e, ciò che più di tutto faceva inorridire il pubblico borghese, l’usurpazione illegittima di proprietà, vero e proprio attentato ai valori e alla struttura della società vittoriana. In realtà ciò che i lettori (e in particolare le lettrici) potevano vedere espresso in modo sublimato nelle vicissitudini dei personaggi di queste opere - nonostante la classica ricomposizione finale dell’ordine perturbato – era una ribellione ai tabù sessuali e morali attraverso l’insorgere con forza di quelle passioni e desideri socialmente repressi. Le stesse ambientazioni naturalistiche e i paesaggi, fortemente influenzati dalle esotiche descrizioni di famosi scrittori e pittori inglesi al ritorno dal tipico Grand tour, simboleggiano tali passioni travolgenti, assumendo le sensuali ma anche terrorizzanti fattezze di boschi e montagne alpine, selvagge e irriducibili a qualsiasi tentativo dell'uomo di normalizzarle. Anche per questo la letteratura gotica è stata così spesso oggetto di analisi psicoanalitiche, atte anche a dimostrare come il grande successo popolare che le arrise fosse figlio della difficile condizione femminile: le lettrici potevano trovare in quei romanzi una concretizzazione di inconfessabili pulsioni personali e sociali.

 

Non è allora casuale che tra le tante suddivisioni interne al movimento venga identificato un “gotico femminista” che si materializza nelle opere di autrici quali Mary Shelley, Elizabeth Gaskell, Christina Rossetti o Angela Carter, la cui scrittura è finalizzata alla critica dell'ordine simbolico della cultura moderna, ovvero della società patriarcale.

Ma le linee di separazione interne al movimento letterario gotico possono essere anche altre: si potrebbe ricordare il rifiuto (anche polemico) di Ann Radcliffe dell’uso di soluzioni ultraterrene per i misteri narrati, chiaro riferimento alle scelte compiute da Walpole ne Il castello di Otranto. Ma così facendo rischieremmo di osservare la sola superficie del revival gotico: più importante è comprendere come una parte di quegli autori giunga alla consapevolezza dell'incapacità dello spirito di trascendere la materia fino ad arrivare, nelle opere più mature e ottocentesche, non solo a negare la figura di Dio ma a sostituirla con l’uomo, rimasto solo con il proprio intelletto, come nel Frankenstein di Mary Shelley, oppure costretto a confrontarsi con gli incubi danteschi contenuti nel Melmoth di Charles Robert Maturin dove l’esplicita presenza del demonio non rimanda ad una religione trascendentale ma ad una disperata concretizzazione del male insito nell'uomo.


Se osserviamo il movimento letterario gotico come un unicum possiamo datarne la nascita nel 1764 con la pubblicazione e relativo successo de Il castello di Otranto (anche se David Punter propone di considerare Ferdinand count Fathom di Tobias George Smollett – pubblicato nel 1753 - come il primo vero romanzo gotico) mentre il picco di popolarità e maturità è raggiunto tra il 1794 e il 1797 grazie alle opere di Ann Radcliffe (I misteri di Udolpho e L'italiano) e Matthew Lewis (Il monaco). L'eccesso di produzione - spesso di scarso livello - è una delle cause del declino del genere che normalmente si fa terminare nel 1820 con la pubblicazione dell’oscuro e disperato Melmoth di Maturin, anche se il vero anello di collegamento con il successivo movimento letterario romantico è il Frankenstein della Shelley, talmente ricco di possibili letture e interpretazioni da essere ancora oggi uno dei testi più studiati di tutte la letteratura mondiale
 

Nonostante questa datazione, le influenze gotiche hanno continuato (e continuano) ad ispirare molti altri autori – non solo inglesi. Pensiamo a Stevenson con la sua riflessione sul doppio o al Dracula di Stoker, passando per la tradizione del racconto di fantasmi (Montague Rhodes James, Herbert G. Wells, Arthur Conan Doyle, ecc.) fino alla scrittura di Angela Carter dove il gotico viene utilizzato per innovare altri generi quali il fiabesco o il fantascientifico distopico.

Ad inizio 1957 la Hammer film – piccola casa produttrice di film di serie B - è in grave crisi finanziaria, così come tutta l’industria cinematografica della Gran Bretagna. Dopo i successi della serie di lungometraggi dedicata al personaggio televisivo Quatermass (L’astronave atomica del dott. Quatermass, X contro il centro atomico e I vampiri dello spazio), la difficile situazione della cinematografia statunitense ha dato un colpo mortale alle produzioni inglesi. Ma un film horror prodotto quell'anno dal titolo The curse of Frankenstein (La maledizione di Frankenstein): riscuote inaspettatamente un successo straordinario, risollevando le sorti della Hammer e al contempo indicando ai due proprietari (Anthony Hinds e James Carreras) la strada da seguire per le successive produzioni. Così, recuperati i diritti dei personaggi della letteratura horror della Universal (oltre al mostro di Frankenstein anche Dracula e la mummia) e ispirandosi a famosi romanzi ottocenteschi (Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. HydeIl mastino dei BaskervilleIl fantasma dell’opera), la Hammer iniziò a produrre una serie di film di taglio gotico che riscossero uno strepitoso successo popolare - che scemò solo ad inizio anni Settanta - imponendo il marchio Hammer in tutto il mondo. 

 

 

Se parliamo qui di Hammer è perchè è questa casa cinematografica che introduce nel cinema inglese la tematica gotica, diventando un punto di riferimento per tutti coloro che negli anni successivi hanno proseguito con questa scelta (pensiamo ad esempio, sempre in ambito anglosassone, alla Amicus). Ciò che può stupire è il motivo di un tale ritardo nella ricezione del gotico da parte del cinema inglese, in considerazione della grande tradizione letteraria precedentemente illustrata. La stessa Emanuela Martina - la più importante studiosa italiana della cinematografia anglosassone – si poneva la stessa domanda nel lontano 1990. Infatti, ad esclusione di Dead of night (Incubi notturni), film ad episodi diretti da Alberto Cavalcanti, Charles Crichton, Basil Dearden e Robert Hamer, e Peeping Tom (L'occhio che uccide) capolavoro dell'orrore voyeuristico, bisognerà aspettare proprio La maledizione di Frankenstein per assistere ad un ritorno in Inghilterra di un genere fino ad allora di esclusiva competenza della Universal (e in seguito utilizzato da Roger Corman per il suo ciclo dedicato ai racconti di Poe).

Ciò che caratterizza e rende immediatamente riconoscibili i film Hammer è un mix di idee nuove, ottimi artigiani e spese contenute che costringono ad una uniformità di ambientazioni e sviluppi narrativi. Le limitazioni economiche spingono gli sceneggiatori (su tutti Jimmy Sangster), i direttori della fotografia (ricordiamo la forza cromatica di Jack Asher, con rossi mai tanto saturi e sanguigni) e i registi (tra i quali è necessario segnalare Terence Fisher e Roy Ward Baker che rappresentano le due fasi del periodo d'oro della Hammer) a trovare le soluzioni innovative e sorprendenti per compensare le scarse risorse finanziarie..

 

E infine è necessario citare i due degli attori più rappresentativi del cinema horror inglese: Christopher Lee e Peter Cushing. Se il primo è conosciuto soprattutto per le sue interpretazioni dello spietato Dracula grondante di sangue della serie Hammer dedicata a questo personaggio, Peter Cushing ha prestato il volto a tantissimi protagonisti dei film gotici (tra i quali il Van Helsing che si oppone al Dracula di Lee) ma vorremmo qui ricordarlo per le sue interpretazioni del lucidamente folle dottor 

Frankenstein: è grazie a questo straordinario attore se nei film Hammer il creatore ruba la scena al mostro, centrale sia nel romanzo della Shelley che nei film della Universal, donando nuovi significati ad una storia che non sarà mai più così intensamente raccontata. 

 


 

 

 

 


                                           2. Bibliografia:

 

Austen, J.
L'abbazia di Northanger (1816)


Beckford, W.
Vathek (1816)

 


Fantasmi di terra, aria, fuoco e acqua

Fantasmi e no



 

Bowen, E.
Spettri del tempo di guerra (1941-1944)

 

Carter, A.
Le infernali macchine del desiderio (1972)

Notti al circo (1984)

Venere nera (1985)

Il vuoto attorno

 

Gaskell, E.
Il fantasma nella stanza del giardino

 

James, M.R.
Fantasmi in biblioteca

 

Le Fanu, J.S.
Carmilla (1872)

Guy Deverell (1865)


Racconti del soprannaturale

 

Lewis, M.G.
Il monaco (1796)

 

Maturin, C.R.
Melmoth. L'uomo errante (1820)

 

Peake, M.
Tito di Gormenghast (1946)

 

Polidori, J.
Il vampiro (1819)

 

Radcliffe, A.
I misteri di Udolpho (1794)

 

Reeve, C.
Il vecchio barone inglese (1777)

 

Shelley, M.
Frankenstein (1819)

 

Stevenson, R.L.
Lo strano caso del dotto Jekyll e del signor Hyde (1885)

 

Walpole, H.
Il castello di Otranto (1764)

 

 






3. Filmografia:

 

Baker, R. S.
Jack lo squartatore

 

Baker, R. W.
Asylum. La morte dietro il cancello

Luna zero due

La maledizione

Il marchio di Dracula

Il mostro di Londra

 

Carreras, M.
Il maniaco

 


Cass, H.
Il sangue del vampiro

 

Castle, W.
La casa dei fantasmi

Il castello maledetto
 

 

Cavalcanti, A.
Incubi notturni

 

Crabtree, A.
Gli orrori del museo nero

 

Curtis, D.
La casa dei vampiri

 


 

 

Fisher, T.  
Distruggete Frankenstein!

Dracula il vampiro

Dracula, principe delle tenebre

Il fantasma dell'Opera

La furia dei Baskerville

L'implacabile condanna

Lo sguardo che uccide

Le spose di Dracula

L'uomo che ingannò la morte

La vendetta di Frankenstein

 

Fleischer, R.
Terrore cieco

 

Francis, F.
Le amanti di Dracula

La bambola di cera

Il buio macchiato di rosso

L'incubo di Janet Lind

Il rifugio dei dannati

Il mistero dell'isola dei gabbiani

La rivolta di Frankenstein

Il terrore di Londra

Il teschio maledetto

 

Fuest, R.
L'abominevole Dr. Phibes

Frustrazione

 

Furie, S. J.
La bara del dottor Sangue

 

Gilling, J.
Le jene di Edimburgo

La lunga notte dell'orrore

Madra, il terrore di Londra

L'ombra del gatto

Il sudario della Mummia

 

Guest, V.
L'astronave atomica del Dottor Quatermass

Il mostruoso uomo delle nevi

I vampiri dello spazio

 

Hayers, S.
Il circo degli orrori

La notte delle streghe

 

Hickok, D.
Oscar Insanguinato

 

Hill, J.
Sherlock Holmes: notti di terrore

 

Hough, J.
Le figlie di Dracula

 

Losey, J.
Hallucination

 

Newbrook, P.
Asphyx

 

Norman, L.
X contro il centro atomico

 

L'ora del mistero [serie tv]

 

Powell, M.
L'occhio che uccide

 

Sasdy, P.
Gli artigli dello squartatore

Countess Dracula. La morte va a braccetto con le vergini

 

Scott, P. G.
Gli spettri del capitano Clegg

 

Sykes, P.
Rose rosse per il demonio

 


Tourneur, J.
La notte del demonio

 

Young, R.
La regina dei vampiri





4. Fonti


Bordoni C., La paura il mistero l'orrore, Solfanelli, 1989

Il gotico inglese, a cura di M. Brilli, Il mulino, 1986

Hammer & dintorni, a cura di E. Martini, Bergamo film meeting '90, 1990

Jackson, R., Il fantastico, T. Pironti, 1986

Leonforte, S. A qualcuno piace l'horror, Leima, 2014

Mora, T. Storia del cinema dell'orrore, vol. 2-tomo 1, Fanucci, 1978

Mostri, a cura di V. Codeluppi, Franco Angeli, 2013

Piranesi, Carceri, Biblioteque de l'image, 2001

Punter, D. Storia della letteratura del terrore, Editori riuniti, 2006