Come affermò Samuel Taylor Coleridge il gotico era “inglese nelle sue origini, inglese nei suoi materiali, inglese nella sua ripresa”; concetto ribadito nel 1928 dal critico Kenneth Clark nel volume Il revival gotico: “Il gothic revival è stato un movimento inglese, forse l’unico movimento inglese nelle arti figurative”. Anche se tale giudizio si riferisce principalmente al periodo che intercorre tra la nascita e l'implosione della letteratura gotica inglese, ovvero tra la pubblicazione de Il castello di Otranto di Walpole nel 1764 a quella di Melmoth di Maturin nel 1820, non sarebbe completamente errato estenderlo anche agli anni successivi, quando altri scrittori rileggono o utilizzano il genere per affrontare nuovi temi: pensiamo a Elizabeth Gaskell, Robert Louis Stevenson, Bram Stoker, Angela Carter o Mervyn Peake; senza, d'altra parte, sottovalutare la produzione cinematografica inglese, che sul fantastico di ispirazione gotica baserà le sue fortune dalla metà degli anni Cinquanta del Novecento fino ad inizio Settanta, in particolare grazie alla casa produttrice Hammer.
Certo è innegabile che le opere degli sturmer und dranger tedeschi (quali Schiller e Goethe) influenzarono gli autori inglesi di letteratura gotica, in particolare Matthew Gregory Lewis e Ann Radcliffe, ma d'altronde è altrettanto vero che lo stesso movimento tedesco si era ispirato alla scuola cimiteriale britannica rappresentata da James Harvey e Edward Young, oltre ad essere debitore verso le opere del sempre citato Samuel Richardson. Ma ancora più determinante per gli scrittori gotici fu la riscoperta del teatro elisabettiano, in particolare dei drammi di Shakespeare quali Re Lear o Amleto, riscoperta che avvenne nel contesto di una nuova e significativa fascinazione verso l’architettura gotica diffusasi in Gran Bretagna nel 18. secolo. Ciò che le nuove generazioni identificarono nelle costruzioni del loro passato medievale fu il rifiuto delle regole classiche ispirate alla perfezione matematica rappresentato dalle forme architettoniche gotiche che, al contrario, esaltavano l’”inutile”, l’orpello e la
fantasia immotivata. E che il genere letterario gotico sia indissolubilmente legato a questa nuova "moda" antiquaria è testimoniato dalla figura di Horace Walpole che, oltre che scrittore di successo, ristrutturò la sua abitazione - la famosa Strawberry Hill – basandosi sui canoni gotici. Nell’introduzione alla sua opera più famosa e celebrata Walpole espresse il suo rifiuto delle regole classiche della purezza del dramma per procedere ad una fusione del romance medievale con il
novel moderno, imponendo fin dall'opera primogenita del gotico – Il castello di Otranto – tutti i topoi che ritroveremo nella successiva produzione letteraria gotica. Ricordiamo allora il personaggio potente e tiranno sempre pronto ad ordire complicate macchinazioni, la persecuzione di una fanciulla innocente, la presenza di labirintici castelli o monasteri, le sconvolgenti rivelazioni in fatto di paternità, una serie di apparizioni soprannaturali, una tendenza anticattolica e, ciò che più di tutto faceva inorridire il pubblico borghese, l’usurpazione illegittima di proprietà, vero e proprio attentato ai valori e alla struttura della società vittoriana. In realtà ciò che i lettori (e in particolare le lettrici) potevano vedere espresso in modo sublimato nelle vicissitudini dei personaggi di queste opere - nonostante la classica ricomposizione finale dell’ordine perturbato – era una ribellione ai tabù sessuali e morali attraverso l’insorgere con forza di quelle passioni e desideri socialmente repressi. Le stesse ambientazioni naturalistiche e i paesaggi, fortemente influenzati dalle esotiche descrizioni di famosi scrittori e pittori inglesi al ritorno dal tipico Grand tour, simboleggiano tali passioni travolgenti, assumendo le sensuali ma anche terrorizzanti fattezze di boschi e montagne alpine, selvagge e irriducibili a qualsiasi tentativo dell'uomo di normalizzarle. Anche per questo la letteratura gotica è stata così spesso oggetto di analisi psicoanalitiche, atte anche a dimostrare come il grande successo popolare che le arrise fosse figlio della difficile condizione femminile: le lettrici potevano trovare in quei romanzi una concretizzazione di inconfessabili pulsioni personali e sociali.
Non è allora casuale che tra le tante suddivisioni interne al movimento venga identificato un “gotico femminista” che si materializza nelle opere di autrici quali Mary Shelley, Elizabeth Gaskell, Christina Rossetti o Angela Carter, la cui scrittura è finalizzata alla critica dell'ordine simbolico della cultura moderna, ovvero della società patriarcale.
Ma le linee di separazione interne al movimento letterario gotico possono essere anche altre: si potrebbe ricordare il rifiuto (anche polemico) di Ann Radcliffe dell’uso di soluzioni ultraterrene per i misteri narrati, chiaro riferimento alle scelte compiute da Walpole ne Il castello di Otranto. Ma così facendo rischieremmo di osservare la sola superficie del revival gotico: più importante è comprendere come una parte di quegli autori giunga alla consapevolezza dell'incapacità dello spirito di trascendere la materia fino ad arrivare, nelle opere più mature e ottocentesche, non solo a negare la figura di Dio ma a sostituirla con l’uomo, rimasto solo con il proprio intelletto, come nel Frankenstein di Mary Shelley, oppure costretto a confrontarsi con gli incubi danteschi contenuti nel Melmoth di Charles Robert Maturin dove l’esplicita presenza del demonio non rimanda ad una religione trascendentale ma ad una disperata concretizzazione del male insito nell'uomo.
Se osserviamo il movimento letterario gotico come un unicum possiamo datarne la nascita nel 1764 con la pubblicazione e relativo successo de Il castello di Otranto (anche se David Punter propone di considerare Ferdinand count Fathom di Tobias George Smollett – pubblicato nel 1753 - come il primo vero romanzo gotico) mentre il picco di popolarità e maturità è raggiunto tra il 1794 e il 1797 grazie alle opere di Ann Radcliffe (I misteri di Udolpho e L'italiano) e Matthew Lewis (Il monaco). L'eccesso di produzione - spesso di scarso livello - è una delle cause del declino del genere che normalmente si fa terminare nel 1820 con la pubblicazione dell’oscuro e disperato Melmoth di Maturin, anche se il vero anello di collegamento con il successivo movimento letterario romantico è il Frankenstein della Shelley, talmente ricco di possibili letture e interpretazioni da essere ancora oggi uno dei testi più studiati di tutte la letteratura mondiale
Nonostante questa datazione, le influenze gotiche hanno continuato (e continuano) ad ispirare molti altri autori – non solo inglesi. Pensiamo a Stevenson con la sua riflessione sul doppio o al Dracula di Stoker, passando per la tradizione del racconto di fantasmi (Montague Rhodes James, Herbert G. Wells, Arthur Conan Doyle, ecc.) fino alla scrittura di Angela Carter dove il gotico viene utilizzato per innovare altri generi quali il fiabesco o il fantascientifico distopico.
Ad inizio 1957 la Hammer film – piccola casa produttrice di film di serie B - è in grave crisi finanziaria, così come tutta l’industria cinematografica della Gran Bretagna. Dopo i successi della serie di lungometraggi dedicata al personaggio televisivo Quatermass (L’astronave atomica del dott. Quatermass, X contro il centro atomico e I vampiri dello spazio), la difficile situazione della cinematografia statunitense ha dato un colpo mortale alle produzioni inglesi. Ma un film horror prodotto quell'anno dal titolo The curse of Frankenstein (La maledizione di Frankenstein): riscuote inaspettatamente un successo straordinario, risollevando le sorti della Hammer e al contempo indicando ai due proprietari (Anthony Hinds e James Carreras) la strada da seguire per le successive produzioni. Così, recuperati i diritti dei personaggi della letteratura horror della Universal (oltre al mostro di Frankenstein anche Dracula e la mummia) e ispirandosi a famosi romanzi ottocenteschi (Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, Il mastino dei Baskerville, Il fantasma dell’opera), la Hammer iniziò a produrre una serie di film di taglio gotico che riscossero uno strepitoso successo popolare - che scemò solo ad inizio anni Settanta - imponendo il marchio Hammer in tutto il mondo.
Se parliamo qui di Hammer è perchè è questa casa cinematografica che introduce nel cinema inglese la tematica gotica, diventando un punto di riferimento per tutti coloro che negli anni successivi hanno proseguito con questa scelta (pensiamo ad esempio, sempre in ambito anglosassone, alla Amicus). Ciò che può stupire è il motivo di un tale ritardo nella ricezione del gotico da parte del cinema inglese, in considerazione della grande tradizione letteraria precedentemente illustrata. La stessa Emanuela Martina - la più importante studiosa italiana della cinematografia anglosassone – si poneva la stessa domanda nel lontano 1990. Infatti, ad esclusione di Dead of night (Incubi notturni), film ad episodi diretti da Alberto Cavalcanti, Charles Crichton, Basil Dearden e Robert Hamer, e Peeping Tom (L'occhio che uccide) capolavoro dell'orrore voyeuristico, bisognerà aspettare proprio La maledizione di Frankenstein per assistere ad un ritorno in Inghilterra di un genere fino ad allora di esclusiva competenza della Universal (e in seguito utilizzato da Roger Corman per il suo ciclo dedicato ai racconti di Poe).
Ciò che caratterizza e rende immediatamente riconoscibili i film Hammer è un mix di idee nuove, ottimi artigiani e spese contenute che costringono ad una uniformità di ambientazioni e sviluppi narrativi. Le limitazioni economiche spingono gli sceneggiatori (su tutti Jimmy Sangster), i direttori della fotografia (ricordiamo la forza cromatica di Jack Asher, con rossi mai tanto saturi e sanguigni) e i registi (tra i quali è necessario segnalare Terence Fisher e Roy Ward Baker che rappresentano le due fasi del periodo d'oro della Hammer) a trovare le soluzioni innovative e sorprendenti per compensare le scarse risorse finanziarie..
E infine è necessario citare i due degli attori più rappresentativi del cinema horror inglese: Christopher Lee e Peter Cushing. Se il primo è conosciuto soprattutto per le sue interpretazioni dello spietato Dracula grondante di sangue della serie Hammer dedicata a questo personaggio, Peter Cushing ha prestato il volto a tantissimi protagonisti dei film gotici (tra i quali il Van Helsing che si oppone al Dracula di Lee) ma vorremmo qui ricordarlo per le sue interpretazioni del lucidamente folle dottor
Frankenstein: è grazie a questo straordinario attore se nei film Hammer il creatore ruba la scena al mostro, centrale sia nel romanzo della Shelley che nei film della Universal, donando nuovi significati ad una storia che non sarà mai più così intensamente raccontata.
Austen, J.
L'abbazia di Northanger (1816)
Beckford, W.
Vathek (1816)
Fantasmi di terra, aria, fuoco e acqua
Fantasmi e no
Bowen, E.
Spettri del tempo di guerra (1941-1944)
Carter, A.
Le infernali macchine del desiderio (1972)
Notti al circo (1984)
Venere nera (1985)
Il vuoto attorno
Gaskell, E.
Il fantasma nella stanza del giardino
James, M.R.
Fantasmi in biblioteca
Guy Deverell (1865)
Racconti del soprannaturale
Lewis, M.G.
Il monaco (1796)
Maturin, C.R.
Melmoth. L'uomo errante (1820)
Peake, M.
Tito di Gormenghast (1946)
Polidori, J.
Il vampiro (1819)
Radcliffe, A.
I misteri di Udolpho (1794)
Reeve, C.
Il vecchio barone inglese (1777)
Shelley, M.
Frankenstein (1819)
Stevenson, R.L.
Lo strano caso del dotto Jekyll e del signor Hyde (1885)
Walpole, H.
Il castello di Otranto (1764)
Baker, R. S.
Jack lo squartatore
Baker, R. W.
Asylum. La morte dietro il cancello
Luna zero due
La maledizione
Il marchio di Dracula
Il mostro di Londra
Cass, H.
Il sangue del vampiro
Castle, W.
La casa dei fantasmi
Il castello maledetto
Cavalcanti, A.
Incubi notturni
Crabtree, A.
Gli orrori del museo nero
Curtis, D.
La casa dei vampiri
Fisher, T.
Distruggete Frankenstein!
Dracula il vampiro
Dracula, principe delle tenebre
Il fantasma dell'Opera
La furia dei Baskerville
L'implacabile condanna
Lo sguardo che uccide
Le spose di Dracula
L'uomo che ingannò la morte
La vendetta di Frankenstein
Francis, F.
Le amanti di Dracula
La bambola di cera
Il buio macchiato di rosso
L'incubo di Janet Lind
Il rifugio dei dannati
Il mistero dell'isola dei gabbiani
La rivolta di Frankenstein
Il teschio maledetto
Fuest, R.
L'abominevole Dr. Phibes
Frustrazione
Furie, S. J.
La bara del dottor Sangue
Gilling, J.
Le jene di Edimburgo
La lunga notte dell'orrore
Madra, il terrore di Londra
L'ombra del gatto
Il sudario della Mummia
Guest, V.
L'astronave atomica del Dottor Quatermass
Il mostruoso uomo delle nevi
I vampiri dello spazio
Hayers, S.
Il circo degli orrori
La notte delle streghe
Hickok, D.
Oscar Insanguinato
Hill, J.
Sherlock Holmes: notti di terrore
Hough, J.
Le figlie di Dracula
Losey, J.
Hallucination
Newbrook, P.
Asphyx
Norman, L.
X contro il centro atomico
Powell, M.
L'occhio che uccide
Sasdy, P.
Gli artigli dello squartatore
Countess Dracula. La morte va a braccetto con le vergini
Scott, P. G.
Gli spettri del capitano Clegg
Sykes, P.
Rose rosse per il demonio
Tourneur, J.
La notte del demonio
Young, R.
La regina dei vampiri
4. Fonti
Bordoni C., La paura il mistero l'orrore, Solfanelli, 1989
Il gotico inglese, a cura di M. Brilli, Il mulino, 1986
Hammer & dintorni, a cura di E. Martini, Bergamo film meeting '90, 1990
Jackson, R., Il fantastico, T. Pironti, 1986
Leonforte, S. A qualcuno piace l'horror, Leima, 2014
Mora, T. Storia del cinema dell'orrore, vol. 2-tomo 1, Fanucci, 1978
Mostri, a cura di V. Codeluppi, Franco Angeli, 2013
Piranesi, Carceri, Biblioteque de l'image, 2001
Punter, D. Storia della letteratura del terrore, Editori riuniti, 2006