Comune di Reggio Emilia

Il Seicento

Nel Seicento rimase quantitativamente preponderante l'incisione a bulino, anche per ragioni pratiche (una lastra incisa col bulino permette tirature più alte di una incisa all'acquaforte), anche con questa tecnica però non mancarono grandi risultati artistici, ad esempio con gli incisori della bottega del Rubens (si veda il Cristo alla colonna del Vorsterman) che si preoccuparono in particolar modo del problema della resa del colore in una stampa di riproduzione.
Si ebbero anche importanti innovazioni tecnico-stilistiche, la più nota delle quali è quella del Mellan, che preferiva incidere con tagli paralleli, senza incrociarli, ed esasperò la possibilità del bulino di variare lo spessore del taglio affondando più o meno la punta dello strumento nel metallo della matrice. Così egli arrivò a raffigurare su una lastra il volto di Cristo usando un unico segno, che partiva sottilissimo dalla punta del naso e poi, girando a spirale, copriva tutta la superficie ed otteneva i particolari del volto unicamente aumentando lo spessore del taglio (e quindi intensificando le ombre).
Con tutto questo i migliori incisori raggiunsero livelli di perfezione e produssero opere che rimasero famose come modello per i giovani artisti fin oltre l'inizio dell'Ottocento: si veda a questo proposito la Crocifissione dello Edelinck (della fine del secolo) su cui si esercitavano, a Bologna, gli scolari del Rosaspina e di cui presentiamo dei particolari copiati dai nostri Asioli e Jesi (per necessità dello spazio espositivo la collochiamo all'inizio della sezione dedicata al Settecento).
Per noi moderni tuttavia la produzione più importante del secolo è quella all'acquaforte. Si diffuse infatti la figura del peintre-graveur, cioè del pittore-incisore che occasionalmente o sistematicamente trovava nell'acquaforte il mezzo tecnico che gli consentiva, rispetto al bulino, una maggior immediatezza e libertà espressiva e quindi gli dava la possibilità di esprimersi pienamente e di realizzare opere d'arte autonome e del tutto personali.
E' comprensibile quindi che oggi si dia, in linea di massima, maggior importanza alla stampa realizzata dall'autore su un disegno che egli stesso ha concepito per l'incisione e per i valori che questa gli consente di conseguire, piuttosto che alla stampa in cui un incisore riproduce un disegno altrui che, poco o tanto, limita le sue scelte espressive e gli impone dei virtuosismi formali.
Se nella produzione all'acquaforte rimase predominante, e più conosciuta, l'area fiamminga, resa illustre da artisti come Rembrandt, Van Dyck, Van Ostade, i paesaggisti ecc., è di notevole rilievo anche quella francese, meno studiata, finora, ma ricca di scoperte assai interessanti (De La Hyre, Perrier, Brébiette, Chaperon...). In Francia, significativamente, troviamo degli splendidi decoratori, tra i quali per il Seicento presentiamo il Le Pautre, per il Settecento il Salembier.
Tra le tante particolarità artistiche del sec. XVII si può ricordare infine la pratica dell'incisione "in piccolo", che ha portato alla realizzazione di vere e proprie miniature con soluzioni formali particolari, genere in cui hanno tuttora grande e meritata fama il Callot ed il nostro Della Bella.

Jan Dirksz Both (Utrecht, 1610 - 1652)
T'gehoor (allegoria dell'udito).
Acquaforte; 196x171 (211x176) mm.