Comune di Reggio Emilia

INC. G 15


Ludolph von Sachsen. Vita Christi. Brescia, Angelo e Giacomo Britannico, 30 ottobre 1495. 4°.


Legatura su cartone alla quale sono stati applicati i piatti di una coperta in cuoio bruno decorato a secco e in oro. Coppia di cornici dorate, esterna a filetto rettilineo, interna munita di archi in corrispondenza delle porzioni mediane. Negli angoli del riquadro esterno e interno, rispettivamente, una foglia di vite e un fregio fitomorfo cuoriforme. Cartella centrale munita di gemme e di tre stelle interne. Cucitura su tre nervi. Tagli spruzzati di rosso e di blu.. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura screpolato, scomparso lungo il dorso e in parte assente ai piatti. Diffuse bruniture. Volume restaurato.

Il genere di cartella1 (cfr. Ed. Ald. E 33, Ed. Ald. E 34, Mss. Vari B 114) propone di attribuire la legatura del genere aldino al primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita a Venezia2.

Accanto alla crescente fastosità delle legature dogali, si sviluppa e perdura per tutto il Cinquecento uno stile essenzialmente semplice ed equilibrato, compendiato nelle legature del genere aldino.
Le edizioni che uscirono a Venezia dall’officina tipografica di Aldo Manuzio sono chiamate aldine; tale denominazione fu tuttavia applicata impropriamente anche a legature dell’epoca, eseguite su edizioni non aldine di piccolo formato, caratterizzate da una decorazione tipica per la sua sobrietà, come quella impiegata per i libri di piccolo formato stampati da Aldo. Queste legature, eseguite generalmente in cuoio bruno con supporti di cartone, i nervi poco rilevati, presentano ai piatti una doppia cornice di filetti a secco e una singola dorata, con piccoli ferri a motivo vegetale (foglie d’edera, rosette) all’esterno e all’interno dei quattro angoli, e un semplice fregio al centro dei piatti stessi. Sul piatto anteriore sono impressi in oro, a lettere capitali, il nome dell’autore e il titolo dell’opera; in basso compaiono ora il nome del possessore ora la data d’esecuzione della legatura: elementi che talvolta figurano inseriti al centro del piatto, in un cerchio o in un piccolo cartiglio. E’ la grande semplicità, forse suggerita da un raffinatissimo Aldo Manuzio, a dare il tono a gran parte delle legature veneziane del primo ventennio del secolo XVI. La decorazione non potrebbe essere più sobria: cornici dritte di filetti a secco, una dorata, agli angoli una foglia piena, che per trovarsi in legature di edizioni aldine, ne prese il nome; oppure rosetta a sei lobi, sul piatto anteriore in alto, e il nome dell’autore impresso in lettere capitali. Questo semplice schema, in uso nei primi decenni del XVI secolo, si modifica in seguito per la sostituzione delle sobrie cornici dorate con una fascia decorata con motivi vegetali e arabeschi di gusto orientale; a partire dal 1530 circa compare l’impiego di una losanga o di un fregio a contorni mossi e variati. Il dorso presenta nervi rilevati, talvolta alternati a nervi piatti.
A dispetto del nome dato a queste legature, è accertato che Aldo Manuzio il vecchio non ebbe un suo proprio laboratorio di legatura adiacente alla tipografia di Campo San Paternian. Le edizioni a stampa provviste di legatura da lui stesso regalate hanno il carattere coerente alle contemporanee legature veneziane. La legatura cosiddetta aldina si afferma soltanto dopo la morte di Aldo (1515); la sua grande diffusione - dapprima negli ambienti universitari di Padova, Bologna, Ferrara, Pavia, Firenze e Roma, poi in tutta Europa, specie a Lione - è posteriore agli anni Venti del XVI secolo. Manuzio può certamente aver dato grande impulso all’elaborazione di questo nuovo stile, sviluppatosi lentamente nell’ambito di più botteghe veneziane, con la sua edizione di classici in-dodicesimo; tuttavia esso non gli appartiene pienamente, essendo il risultato di una elaborazione collettiva. Si dovrebbe pertanto parlare non già di legature aldine bensì di legature di tipo aldino, per indicare un genere e non una bottega. Le aldine, manufatti di buona qualità e di costo non eccessivo, rappresentavano l’alternativa al lusso delle legature orientaleggianti in uso a Venezia nella prima metà del Cinquecento.
La legatura aldina per la sua raffinata semplicità, non avrebbe potuto avere altra patria che Venezia: nel momento della sua massima diffusione tuttavia, nel Cinquecento già inoltrato, le sue forme puramente geometriche incominciano a non soddisfare più: si cercano nuove forme espressive. Le cornici rettangolari delimitate da filetti, tendono ad incurvarsi verso l’esterno (cfr. Aldine E 26) agli angoli e nelle porzione mediane dei lati; all’interno del campo. Verso il 1530, la decorazione si rende autonoma e tende ad essere accentrata dal centro del piatto, dal titolo dell’opera racchiuso ad esempio, entro un ovale. Una decina di anni dopo, prende il sopravvento nell’impostazione decorativa del piatto la targa a forma di losanga rettilinea che interseca la cornice.   
 
Note di dettaglio