"Ho sempre pensato che i miei "ritratti di fabbriche" nascessero dal bisogno di trovare un equilibrio tra un mandato sociale - che nessuno mi aveva dato, ma che era la conseguenza dell'ammirazione che io provavo per il lavoro dei grandi fotografi del passato - e la voglia di sperimentare un linguaggio nuovo, in grande libertà e senza condizionamenti ideologici". Così l'autore motiva la pubblicazione, che vuole affrancarsi dall'idea del catalogo e offrire, attraverso la forma del libro, una riflessione sul proprio sguardo sulla periferia della città.
La ricerca di Bernd e Hilla Becher è incentrata sulle vestigia della cultura industriale in via d'estinzione come testimonianza di un momento di passaggio e quindi di identità tra il primo periodo della storia della civiltà industriale e la contemporaneità. Il loro lavoro è caratterizzato dalla ripetitività dello sguardo e del gesto fotografico e non tanto dall'invenzione di un processo artistico. I modelli culturali più evidenti sono l'opera incompiuta del ritrattista August Sander, che attraverso il genere del ritratto ha voluto "catalogare" il genere umano, e l'opera di Marchel Duchamp, in particolare i readymade. La prima raccolta di fotografie dei Becher è stata pubblicata sulla rivista "Kunst-Zeitung" n.2 nel gennaio del 1969 dal titolo Sculture Anonime, con opere realizzate a partire dal 1965. La ricerca fu in seguito raccolta in un libro edito nel 1970. Le inquadrature delle singole fotografie sono state pensate per realizzare l'opera a stampa, il libro, che per i coniugi Becher è parte integrante della loro ricerca.
Lo scrittore Cesare Zavattini e il fotografo americano Paul Strand progettarono quest'opera, in forma di libro, cercando di realizzare una sintesi tra linguaggio cinematografico e scrittura. Esso è la testimonianza della storia del paese natale di Zavattini: Luzzara, e del rapporto tra lo scrittore e quella del fotografo partendo dalla poetica del Neorealismo.
Copertina di Henri Matisse. Edizione francese dell'edizione americana The decisive moment. (Collezione Giovanna Calvenzi, Milano) Henri Cartier Bresson di affranca dalla pittura a partire dal 1931 dedicandosi alla fotografia. Nel 1935 si reca negli Stati Uniti ed è attivo nel campo del cinema con Paul Strand. Al suo rientro in Francia lavorerà nella realizzazione di alcuni documentari di Jean Renoir; altri li realizzerà lui stesso. Nel 1947 insieme a Robert Capa, David Seymour, George Rodger e William Vandivert fonda la Magnum Photos, una agenzia di fotografia che lo porterà in giro per il mondo. Nel 1952 pubblica questo volume, una testimonianza della sua poetica legata al "momento decisivo" dello scatto fotografico; poetica maturata nell'ambito degli artisti surrealisti che Cartier Bresson frequentò all'inizio del suo percorso artistico.
Kodachrome raccoglie immagini provenienti dalle ricerche dell'autore dal titolo: Periodo iniziale ((1969-1972) e da Paesaggi di cartone (1971-1974). Il volume fu edito anche in Francia dall'editore Contrejour mentre quella italiana fu edito dalla propria casa editrice. E' lo stesso autore a testimoniare l'interesse artistico verso la forma del libro con queste parole: "Il libro credo sia un buon punto di partenza per fare un lavoro completamente diverso con la fotografia e che non sia sempre e soltanto il fatto di fare un bella fotografia che si mostra e si esibisce, ma sia un qualcosa che ha una sua struttura narrativa, un suo filo conduttore."
Colazione sull'erba (1971-1974) è il progetto di ricerca che segue Paesaggi di cartone e dove l'autore esplicita maggiormente i riferimenti all'opera di Paul Strand, Robert Frank, Diane Arbus e Lee Friedlander mediata dalla cultura visiva della Pop Art e del Concettualismo. La pubblicazione è un prezioso documento del pensiero dell'autore sulla forma del libro; nel 1982, infatti, Ghirri scrisse: "Quando io fotografo penso al libro più che alla mostra (…) proprio perché ritengo che sia il modo migliore di presentare un lavoro: ognuno, avendolo in mano, sceglie il suo tempo. Non penso necessariamente a libri su carta patinata extra lusso. Ci sono lavori che si leggono addirittura a soffietto, sono strutturati mentalmente perché le foto si debbano vedere una dopo l'altra, mai contemporaneamente. (…) La foto, intorno, deve avere il bianco che cancella lo spazio circostante esattamente come quando si fotografa e si sceglie un soggetto si cancella il mondo circostante."
Il libro raccoglie le numerose immagini che Ugo Mulas realizzò nei suoi tre viaggi a New York intrapresi nel 1964, 1965 e 1967, durante i quali entrò in contatto con la generazione degli artisti che stavano portando l'arte figurativa verso quella astratta. Sia i tagli delle immagini, sia la grafica del volume raccontano il fermento di quel periodo. Il volume ha quindi l'ambizione di non essere mera documentazione di quella realtà ma una suggestiva lettura e interpretazione dell'autore.