Comune di Reggio Emilia

I Chiostri di S. Domenico

La storia
La costruzione del complesso dei Chiostri di S.Domenico (Chiesa e Convento) ebbe inizio nel 1233 sull’onda dell’entusiasmo diffusosi in città per la predicazione di fra Giacomino da Reggio. A collaborare alla costruzione accorsero tutte le categorie sociali in un moto di entusiasmo collettivo che consentì il completamento dei lavori nel volgere di soli tre anni. La città stanziò fondi nel 1420 e nel 1461 per il restauro della Chiesa e la costruzione della biblioteca che ricevette anche finanziamenti di privati reggiani. Nel 1509 vi fu trasferita la sede del Tribunale della Santa Inquisizione collocato in locali prospicienti Piazza S.Domenico. Adibito ad ospedale militare nel 1702, fu restaurato ad opera dell’arch.Giuseppe Maria Ferraroni nel 1723 che intervenne sia sulla Chiesa che sul primo Chiostro del Convento detto “dei morti”, in quanto adibito a cimitero fin dal XIII sec.
In epoca napoleonica il Convento fu adibito a caserma e tale uso fu mantenuto anche dopo il ritorno degli Estensi nel 1814, periodo in cui intervenne l’opera dell’arch.Domenico Marchelli che ristrutturò profondamente l’edificio. Dal 1860 il complesso venne destinato a “Deposito cavalli stalloni” (con nuove modifiche) e fu completato nel 1872 con il completamento dell’ala occidentale, detta “ala castelnovo”.

Il recupero architettonico
I Chiostri di S.Domenico occupano più di un ettaro del centro storico cittadino: 10.430 mq di proprietà comunale, destinati ad attività culturali e servizi.
L'impianto urbanistico dell'antico convento è rimasto intatto con la teoria dei due chiostri monumentali - chiostro piccolo a ridosso della chiesa, e chiostro grande fra il chiostro piccolo e via Dante - anche se il complesso è stato successivamente ampliato, compromettendo l'impianto artistico - architettonico, nel corso dei suoi quasi otto secoli di storia. L'intervento dei militari, dopo l'Unità d'Italia, per trasformare l'antico convento in caserma e deposito cavalli fu tanto massiccio da cancellare definitivamente alcune strutture architettoniche.
La complessa opera di restauro e recupero funzionale voluta dall'Amministrazione a partire dall'inizio anni Novanta, è stata impostata dai progettisti (Ing. Piero Gasparini, Arch. Gianfranco Varini, Ing. Marco Bedeschi) con il criterio fondamentale di rendere leggibile la complessità delle strutture architettoniche, evitando di riportare in luce elementi ormai non più riconoscibili e senza privilegiare un particolare periodo storico.
La teoria delle celle monacali è comunque stata recuperata nell'intera ala est, che costituisce un raro e straordinario modello di architettura conventuale sviluppato su un omogeneo corpo di fabbrica lungo ben 85 metri. Notevoli le tracce rinascimentali del chiostro piccolo, con le colonne e i capitelli in arenaria, come il grande scalone d'onore neoclassico, il chiostro grande e la facciata su via Dante (opera del Marchelli).
Il complesso vanta un esempio forse unico di architettura pensata e creata come grande stalla cavalli del Regio Esercito: l'ala "Castelnovo" (attestata sull'angolo tra via Dante e via Zaccagni), sul lato ovest del convento. Edificata nella seconda metà del secolo XIX sempre da Marchelli, in stile tardo neoclassico, è esemplare per la capacità dell'architetto di dar corpo ad una singolare disposizione spaziale rispondente ad una altrettanto singolare funzione, per di più nel contesto di un centro storico.
Presso queste antiche stalle ha sede oggi il Polo Archivistico.