Comune di Reggio Emilia

Gérard Sendrey

di Bianca Tosatti

Se si considera tutta la produzione di Gérard Sendrey, si stenta a credere che questa enorme quantità e varietà di lavoro sia stata fatta da un solo autore; potremmo credere che, avendo incominciato a disegnare alla fine degli anni Sessanta, Sendrey abbia volta per volta affrontato temi e tecniche diverse, come effettivamente capita nella storia di molti artisti: anche Picasso in fondo, visse con straordinaria intensità una lunga e poetica ricerca figurativa e, all’interno di questa, addirittura siamo abituati a considerare un “periodo blu”, un “periodo rosa” e così via…. fino ad arrivare al periodo cubista, che poi sarà soppiantato da quello surrealista, quello neoclassico italianeggiante ecc. Picasso dunque ci serve per ricordare che la creatività di un artista scopre, approfondisce ed esaspera – spesso abbandona – tecniche e poetiche diverse nel corso degli anni. Non solo: Picasso ci serve anche per ricordare che questi cambiamenti, quasi mai repentini, ma spesso implicati e quasi generati l’uno dall’altro, in genere si legano strettamente alla storia della cultura estetica: come se, magicamente, il grande artista catalizzasse lo spirito del suo tempo e lo condensasse in opere destinate a testimoniarlo.
Ebbene tutto questo non vale per Gérard Sendrey.
Come giustamente ha intuito Michel Thévoz, il filosofo ginevrino che con Dubuffet allestì la collezione di Art Brut di Losanna e la diresse per molti anni, Gérard Sendrey è una figura di artista assolutamente anticonformista, che sembra sfuggire lo spirito del tempo (Zeitgeist si dice in tedesco, con una parola più densa di significato e quasi intraducibile): non tiene conto in nessun modo di un eventuale consenso del pubblico, del gusto corrente, delle norme estetiche, anche a costo di dis-piacere chi guarda il suo lavoro. Dis-piacere è uno stato speciale della fruizione: partiamo proprio da quel prefisso che ci porta a sfiorare sensazioni di inquietudine, molestia, disappunto.
Sentiamo con chiarezza l’indipendenza di queste opere che non ci vogliono sedurre, ma anzi, ci chiedono uno sforzo per essere guardate; che non vogliono essere capite, ma ci forzano il giudizio verso un’avventura rischiosa.
Fuori dai parametri abituali della storia, fuori moda, discontinue, contraddittorie, cacofoniche, eppure curatissime, fino alla maniacalità: eseguite con una volontà che viene da dentro e sembra ingovernabile dal pensiero razionale.

Traduzione al francese a cura di Claire Guiraud
Biografia dell'autore a cura di Dino Menozzi