Comune di Reggio Emilia

Fascino della letteratura inglese

Gli amici trascorrevano insieme lunghe ore di svago e discutevano spesso, come ricorda uno di loro, il prof. Augusto Mosti ? "di libri, di autori, di film". L'influenza di Comparoni fu determinante per le scelte culturali del gruppo, che presto si appassionò alla lettura dei grandi scrittori dell'Ottocento inglese e francese e degli americani freschi di stampa nelle splendide traduzioni di Pavese, Vittorini, Montale, Jahier, Moravia, ecc.

Ezio Comparoni con alcuni amici. Fotografia, 1940.
Ecco un esempio del talento critico di Ezio Comparoni applicato alla narrativa inglese. La pagina 26 di questo volume di Kipling porta i segni della lettura di Comparoni, frequentatore della Biblioteca Municipale cittadina. Il brano da lui sottolineato è ripreso nel saggio Kipling senza trombe (1950), in cui D'Arzo si sofferma su Puck of Pook's Hill, svolgendo anche l'appunto leggibile in margine a questa pagina:

"C'è più orgoglio
qua che nelle
Ballads
[più] di uno
che muore"
"ecco la gran
colpa per un
inglese".

Rudyard Kipling. Puck delle colline. Trad. di U. Pittola. Milano, Corticelli, 1927.
 
La notte dell'ultimo dell'anno 1939 i dodici amici, riuniti nel Bar della Stazione di Reggio Emilia, scrissero e pronunciarono solenne promessa di ritrovarsi dieci anni dopo, allo stesso posto e alla stessa ora, perché ognuno rendesse conto di quanto nel frattempo gli fosse accaduto. I giovani amici, sotto il presagio della guerra che era già iniziata in Europa e che presto avrebbe coinvolto anche loro, cercavano un "patto" con l'assai incerto futuro.

Il gruppo dei "Dodici" ai Giardini Pubblici di Reggio Emilia. Fotografia, 7 gennaio 1940
In uno dei primi saggi critici con cui avviava un'intensa collaborazione con importanti riviste letterarie, Silvio D'Arzo passa in rassegna, attraverso i personaggi dell'AmIeto di Shakespeare, i tanti modi diversi di affrontare la vita: anche il più vile, impersonato dal vecchio Polonio, "personaggio di squallida coerenza", è riscattato dalla severa uguaglianza che a tutti impone la morte.

Silvio D'Arzo. Polonio o il sentimento serio della vita. In: "Il Contemporaneo", n. 8, marzo?aprile 1946.
 
Il saggio, pòrto come lettura del celebre libro di Daniel Defoe, condanna ogni tendenza a ricercare rifugio in idillici isolamenti. L'affermazione finale, giustamente celebre, dà ragione della consapevolezza duramente guadagnata dallo stesso Comparoni in quegli anni: "L'unica maniera [ ... ] per fare con certa dignità il Robinson 1947" è "proprio quella di restarsene in mezzo agli altri, uscio contro uscio, cercando semmai di fare il paradiso di un inferno, come Robinson fece ai suoi tempi col suo. / E se si riuscirà solo a un purgatorio, meglio ancora. Perché sarà con più onore per gli uomini".

Silvio D'Arzo. Robinson '47. Dattiloscritto.
E' la minuta di un saggio che rievoca la morte di R. L. Stevenson fra gli abitanti di Samoa, che fanno anche l'impossibile pur di seppellire il loro amato "Tusitala" secondo i desideri che aveva espresso. Il testo definitivo, da cui queste pagine sono ancora piuttosto lontane, fu pubblicato nel 1960 da R. Macchioni Jodi, che lo data al 1950. Nel verso dell'ultimo foglio è una redazione abbandonata dei finale di Casa d'altri.

Silvio D'Arzo. Una morte più bella di un poema. Manoscritto autografo.
E' uno dei saggi darziani più estesi e più impegnati; la sua lettura si rivela preziosa per capire, attraverso ciò che vi si ammira nello scrittore americano "maestro dell'ostacolo", D'Arzo stesso e la sua personale concezione sia della società sia, nel romanzo, della "avventura" e dello stile narrativo che deve corrispondervi.

Silvio D'Arzo. Henry James (di società di uomini e fantasmi). Manoscritto e dattiloscritto con correzioni autografe.
Molti dei saggi di Silvio D'Arzo, di cui abbiamo presentato gli esemplari autografi o dattiloscritti, sono qui raccolti, dopo essere comparsi su riviste negli anni 1945-1951. Si tratta, come sottolineato dal risvolto di copertina, di tipici essay di taglio anglosassone, fatti per essere letti ed invogliare alla lettura, una tradizione assente in Italia e che sottolinea ancora una volta il profilo appartato, se non isolato, che l'autore scelse di avere in vita. Ai saggi si aggiungono le lettere che D'Arzo indirizzò ad Emilio Cecchi, uno dei critici che maggiormente ne intuirono il valore, ed Ada Gorini, la giovane donna che fu insieme testimone e partecipe dell'intensa e dolorosa parabola umana dello scrittore .

Contea inglese. Saggi e corrispondenza. A cura di Eraldo Affinati. Palermo, Sellerio, 1987.