Comune di Reggio Emilia

Esplorazioni sulla Via Emilia. Vedute nel paesaggio

Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio, è un progetto di Luigi Ghirri culminato nell'omonima esposizione organizzata nel 1986 presso il Foro Boario di Reggio Emilia.
In questa occasione l'autore non partecipa esclusivamente in veste di fotografo, ma ricopre l'importante ruolo di curatore della sezione fotografica della mostra; si preoccupa quindi di scegliere i fotografi che partecipano al progetto e di scrivere un testo introduttivo per il catalogo della mostra. Ghirri invita: Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Giovanni Chiaramonte, Vittore Fossati, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Klaus Kinold, Claude Nori, Cuchi White e Manfred Willmann.

Nel testo di introduzione Fotografia e rappresentazione dell'esterno, suddiviso in tre paragrafi – In esterno, 21 luglio 1969, L'omino sul ciglio del burrone e Cézanne – Ghirri scrive: “L'idea che in qualche modo tutto il nostro visibile, quello che noi comunemente chiamiamo terra abbia una sua rappresentazione, non può lasciarci indifferenti. L'idea che in cielo una macchina fotografica, una cinepresa, una telecamera sta riproducendo, filmando tutto quello che capita sotto i nostri occhi, che tutto possa anche essere duplicato in maniera tridimensionale, e che si possa in un giorno non lontano proiettare l'ologramma della terra, un doppio del tutto identico, nello spazio, provoca al di là della vertigine e dello stupore un senso di impotenza e di sbigottimento. Se a queste mutazioni aggiungiamo quelle provocate dal cinema, dalla televisione, dal video, dalle immagini elettroniche e computerizzate, sembra proprio che alla fotografia, ma non solo a questa, sia rimasto solamente lo spazio dell'ingenuità, se non quello dell'antiquariato.
Oggi l'interno, l'esterno, tutto è attraversato da stimolazioni visive sempre più veloci e frequenti, e queste nuove tecnologie hanno fatto saltare i circuiti delle rappresentazioni storicizzate e con queste la fotografia, che nell'arco di storia durato un secolo o poco più sembra avere esaurito la propria vicenda vitale. Forse oggi stiamo assistendo attraverso il televisore al tramonto di una “immagine del mondo”, o di come lo abbiamo visto sino ad ora. Non possiamo vedere con certezza quello che avverrà dopo questo tramonto. La moltiplicazione sempre più vertiginosa, la stimolazione visiva sempre più veloce sembrano ricoprire tutto il mondo in maniera totalizzante rendendo il nostro esterno di una densità e di una opacità indistruttibile e apparentemente incomprensibile. [...] La fotografia può essere un non marginale momento di pausa e di riflessione, un necessario momento di riattivazione dei circuiti dell'attenzione fatti saltare dalla velocità dell'esterno. […] Per questo non è rischioso o presuntuoso decidere di partire per rappresentare un luogo o dei luoghi, come la Via Emilia per esempio, dopo tutti gli anni recenti pieni di verifiche, analisi, antropologie e varie altre forme di scritture. La fotografia può porsi in rapporto con questi luoghi con cresciuta consapevolezza evitando apologie, facili critiche, assegnando identità precostituite, impressioni frettolose, le poetiche on the road, topografie precise o visioni private, ma assieme a questa consapevolezza riuscire contemporaneamente a meravigliarsi, o a restare stupiti come se fosse la prima volta che guardiamo questo territorio stracolmo di storie, segni e memorie”.

Il nucleo di diapositive e negativi a colori relativi al progetto Esplorazioni sulla Via Emilia consiste in circa 1.070 tra negativi e diapositive a colori del formato 24x36 mm, 6x7 cm e 4,5x6 cm.
 
Immagini: