Comune di Reggio Emilia

Corali 17.A.142

Scheda      Galleria

Graduale del Tempo dalla Domenica delle Palme alla Domenica XVII post Pentecoste, [1500-1510 ca.].
 
Il presente corale appare slegato dal contesto di una serie omogenea, e non è possibile imparentarlo dal punto di vista testuale e liturgico con nessun altro presente alla Biblioteca Panizzi (ma si cfr. più avanti in questa stessa scheda per una possibile provenienza dalla Cattedrale). L'unica iniziale figurata mostra subito la sua pertinenza al contesto bolognese a cavallo tra la fine del '400 e l'inizio del '500: troviamo, pur filtrati da un sensibilità assai differente, richiami precisi e diretti al repertorio di Martino da Modena (attivo in numerosi volumi singoli o cicli liturgici: a Reggio col Messale ora alla Biblioteca Palatina di Parma, ms. 851, a Bologna per il ciclo di San Petronio lasciato interrotto dal Crivelli, a Parma per San Giovanni Evangelista e a Modena per San Pietro: Miniatura a Ferrara 1998, rispettivamente alle pp. 236-238, Zanichelli; 240-241, Benati; 241-247, Zanichelli; 238-239, 247-248, D'Urso), un trattamento ormai "classico" della stesura cromatica, con evidenti richiami alla tradizione felsinea bentivolesca dei giovani Costa e Francia, ma - più ancora - è evidente la riproposizione del medesimo repertorio diffuso in città da Giovanni Battista Cavalletto e dalla sua bottega.
Giovanni Battista è attivo già dagli anni '80 del secolo XV, e avrà poi una lunga carriera che si spingerà ben avanti nel XVI secolo, e lo porterà anche a Roma: se ne vogliamo seguire alcune tappe fondamentali, abbiamo già negli anni 1486-1487 pagamenti per suoi lavori in San Petronio, che la Bauer-Eberhardt identifica nel fregio applicato all'attuale ms. 100 del Museo della Basilica, poi altri corali per lo stesso complesso bolognese (XIV-88, XV-89 e XII-99, pure conservati nel medesimo museo), da porre all'inizio degli anni '10 del '500, la serie cotignolese per il vescovo Rinaldo Graziani, del 1518, e alcuni volumi di statuti e matricole, sia per Compagnie che per lo Studio; inoltre, si è voluto tentare una sua identificazione per due interventi sinora anonimi, ma di grande rilevanza e amplissima notorietà nella bibliografia della miniatura tra XV e XVI secolo: la cosiddetta "terza mano" di due dei volumi coordinati da Matteo da Milano per gli Este nel primo decennio del '500 (il Breviario di Ercole I, ms. V.G.11 = Lat. 424 della Biblioteca Estense Universitaria di Modena, e il Messale di Ippolito, ms. 43 della Universitätsbibliothek di Innsbruck: Bauer-Eberhardt 1993, pp. 63-67; Miniatura a Ferrara 1998, pp. 195-205, Alexander) e l'artista che affianca ancora lo stesso Matteo nel suo ben più tardo Messale per Giulio de' Medici (1520, ms. 78.D.17 del Kupferstichkabinett di Berlino: cfr. Bauer-Eberhardt 1993, p. 70); molti problemi connessi alla sua attività, peraltro, rimangono aperti, anche in relazione alla operatività della sua complessa bottega, di cui sicuramente facevano parte il figlio Scipione, Bartolomeo Bossi (e non Bassi, come si credeva fino a qualche anno fa), e altri collaboratori, i cui cataloghi sono stati di recente oggetto di disamina e frequenti revisioni (su tutti questi problemi, inclusa la definizione della complessa bottega cavallettiana, cfr. ora Giovanni Battista Cavalletto 2008 e Guernelli 2011, con tutta la bibliografia precedente).
Le splendide iniziali decorate, e i fregi, del corale della Panizzi - l'abbiamo già detto - sono del tutto simili, anzi, pressoché sovrapponibili a quelle impiegate in questa valida e prolifica officina libraria, nell'impiego di mascheroni grotteschi, elementi a candelabra, castoni di gemme, che si stagliano netti sul fondo in foglia d'oro, su modulo quadrangolare; proprio questi sono i momenti più elevati del presente volume, evidentemente opera di un maestro che si era specializzato in questo repertorio e più a disagio nelle parti figurate della non eccelsa Resurrezione, dipendente ancora come abbiamo visto dal repertorio di Martino da Modena (pur se certo aggiornata sulle cose bolognesi a cavallo del secolo). Il volume reggiano si avvicina particolarmente alle sezioni non figurate nei corali petroniani, ma anche a quelli di Bagnacavallo. E' interessante, comunque, la presenza sia nel pezzo reggiano che nel ciclo bagnacavallese di numerose incipitarie a inchiostro, che mostrano un identico repertorio, di elevatissima qualità: indizio per una più che probabile attività specializzata "de penna", da calligrafo, di qualche membro della bottega. Allo stato attuale delle conoscenze, appare difficile precisare, all’interno della bottega cavallettiana, un nome preciso, che non può più essere quello che si era proposto di Scipione Cavalletto (Lollini 2002, pp. 104-107).
La cronologia dovrebbe assestarsi più avanti rispetto a quanto avessi proposto in un mio primo intervento, forse sul primo decennio del XVI secolo; dal punto di vista della committenza, è da notare che la stessa mano attiva in questo dovrebbe tornare nelle aggiunte al Corali 17.A.144, di certo eseguito per la Cattedrale reggiana, a indicare un'analoga provenienza anche per questo pezzo.