Comune di Reggio Emilia

Corali 17.A.140

Scheda      Immagine

Antifonario Proprio dei santi dalla festa di Santa Maria ad Nives a Santa Cecilia, [1460-1470 ca.].
 
L'antifonario contiene il Temporale dalla Pasqua all'Avvento, e fece parte senz'altro della serie cui appartiene la maggioranza dei corali ora conservati alla Biblioteca Panizzi: commissionati dai minori osservanti di Santo Spirito, e poi pervenuti alla Basilica della Beata Vergine della Ghiara, da cui - in seguito alle soppressioni - passarono alla biblioteca.
Nel volume non sono presenti, fatto abbastanza anomalo, iniziali decorate, e l'unica sezione a pennello è l'incipitaria figurata, una Madonna col Bambino, del frontespizio. Questo intervento è stato di recente riferito dal Medica a Bartolomeo del Tintore (Medica 1997, p. 73 n. 26), un miniatore di impianto solido e prospettico, che almeno dal 1459 è con certezza attivo a Bologna, dove in quell'anno è documentato realizzare la decorazione degli Statuti della Società dei Notai (Bologna, Archivio di Stato, Società dei Notai, Statuti, reg. 7: cfr. Haec sunt statuta 1999, pp. 164-165, Medica). L'attribuzione a questo artista del corale della Panizzi, pur non supportata da alcun documento, appare stilisticamente del tutto coerente, ed è dunque pienamente condivisibile (cfr. anche le osservazioni di Zanichelli 2000, pp. 34-35).
La formazione di Bartolomeo potrebbe essere partita dalla visione delle opere del grande pittore di Sansepolcro, visibili a Ferrara ma anche a Bologna, dal momento che sappiamo da Luca Pacioli di un'attività di Piero della Francesca in zona felsinea, anche se nulla ci è noto riguardo alla localizzazione né all'entità dei lavori da lui eseguiti (per quanto concerne invece la loro cronologia, sarà da porre agli inizi del sesto decennio del secolo XV, se la leghiamo - come appare logico - alle altre tappe emiliane e romagnole dell'artista). Il nostro miniatore non mancò poi, mi pare, di trarre spunto da Marco Zoppo, tornato in zona emiliana dopo un soggiorno padovano assai fruttifero, e che pure mostra in questi stessi anni una facies, appunto, pierfrancescana, per esempio nella croce del Museo dei Cappuccini di Bologna. Altre opere di Bartolomeo del Tintore, un artista che sovrappose questi spunti rinascimentali a un suo substrato più o meno coscientemente tardogotico (come peraltro del tutto normale a Bologna a queste date), sono state a lui attribuite dal Medica, secondo una lettura della sua figura del tutto condivisibile: gli Statuti del Comune di Bologna, dalla data precoce 1454 (Statuti del Comune, Bologna, Archivio di Stato, Comune-Governo, Statuti, vol. XVII: Haec sunt statuta 1999, pp. 104-105, Medica), che farebbe allora arretrare il debutto del miniatore, il Rotulo degli artisti del 1459, i petrarcheschi Trionfi, ms. 151 della Biblioteca Casanatense di Roma, eseguiti per la famiglia bolognese Zambeccari, e il ms. Canon. It. 153 della Bodleian Library di Oxford (Medica 1997, pp. 70-71, 73 n. 26). Un'operosità incentrata su Bologna, ma anche, come ha dimostrato Daniele Guernelli (Guernelli 2009a, p. 70), su Ferrara e Modena, luogo quest’ultimo dove forse il miniatore ricevette la commissione reggiana.