Comune di Reggio Emilia

Corali 17.A.135

Scheda        Galleria

Antifonario Comune dei Santi e Officium mortuorum, [1460-1465 ca.].
 
Il corale, un antifonario, fece probabilmente parte della stessa serie della coppia Corali 17.A.132 e 17.A.133, mentre è certo che sia gemello dell'altro tomo Corali 17.A.136. Una sfasatura cronologica tra le due paia (con quella 132-133 a precedere di un lustro o poco più quella 135-136) non può certo escludere di per sé la possibilità, infatti, che si tratti di un ciclo unitario, fatica che sovente occupava maestranze e committenti per periodi estesi, e talvolta non continuativi.
La decorazione va divisa tra due mani: la prima, abbastanza elegante, esibisce fisionomie allungate e panneggi assai mossi, secondo stilemi che, pur dovuti probabilmente a una mano differente, ma affine, si notano anche nel Corali 17.A.136, e che non si allontanano poi troppo, a ben guardare, dalle scelte della coppia 17.A.132 e 17.A.133; il contesto formale è quello della via Emilia negli anni tra '50 e '60 del XV secolo, da rapportare ad alcuni interventi miniati dei grandi cicli parmigiani, in una circolazione di modi che non poteva non essere rafforzata dalla contiguità territoriale (pur se le due città appartenevano a contesti statuali diversi); in particolare, non mi pare lontana da questo esempio reggiano, pur se certo di altra mano, ben più scaltra, gran parte della decorazione del graduale R del Convento della SS. Annunziata di Parma, datato 1458 e firmato per la parte scrittoria da quel Giovanni da Perugia che conosciamo attivo anche a Reggio Emilia (Zanichelli 1994a, pp. 12-14, 98-100; Zanichelli 2000, p. 33): pur se vanno sempre mantenute ben distinte le professionalità che danno vita a un volume completo, è tuttavia da notare che, specie nel caso di commissioni monastiche, o comunque di complessi religiosi, la costituzione di équipe, quasi sempre itineranti su circuiti più o meno ampi, poteva veicolare con facilità sia la presenza fisica di maestranze, sia la circolazione di scelte stilistiche o di motivi repertoriali. L'altra mano appare più scadente: ad essa vanno riferite le ultime tre iniziali figurate, condotte in modo ben più sommario e con caratterizzazioni somatiche non frequenti e tipiche (le palpebre spesse e rigonfie, l'espressione sdegnosa e corrucciata); in ogni caso, i due decoratori appartenevano senz'altro alla stessa bottega, che si può ipotizzare attiva in questo tomo attorno al 1460-1465. Non sono presenti iniziali decorate, fatto non del tutto comune.