Comune di Reggio Emilia

Claudine Goux

di Bianca Tosatti

E’ abbastanza strano che il percorso biografico di Claudine intrecci diversi fili in una trama che diventa tessuto culturale autonomo e personalissimo. Prima di tutto occorre ricordare che Claudine è medico, poi annotiamo che sposa uno psichiatra e che smette di lavorare presso l’ospedale dove stava costruendo la sua carriera professionale; il terzo passaggio è l’avvicinamento agli scritti di Jean Dubuffet che la coinvolgono al punto da intrattenere con il grande artista un lungo epistolario.
Nella cerchia di Dubuffet Claudine incontra un personaggio “speciale”, Aristide Caillaud che, per le sue origini e le sue avventurose vicende biografiche, appare come un artista estroverso e disinibito che ha inziato una carriera di successo a partire dalla sua partecipazione alla famosa mostra di “Art Brut” del 1949, organizzata dallo stesso Dubuffet e da Jean Paulhan nel Pavillon de Gallimard. L’incoraggiamento di Caillaud nei confronti di questa artista riservata e appartata è fondamentale, anche perché ne orienta il percorso verso la cosiddetta “arte decorativa”, che evidentemente è quella più congeniale
a Claudine. Anche in questo caso occorre definire le coordinate spazio-temporali dell’ambiente in cui si muovono questi personaggi: si tratta degli anni Settanta e di un clima particolarmente favorevole al progetto industriale e alla trasformazione della tradizionale “arte decorativa” in ciò che abbiamo imparato a definire col nome di design.
Design significa progettare per la produzione in serie, dall’illustrazione grafica al mobile, dall’elemento prefabbricato per l’edilizia all’automobile, e non è un caso che, attraverso i rapporti con Caillaud la Goux abbia avuto qualche occasione di contatto anche con personaggi del calibro di Max Ingrand, il grande artista decoratore d’interni e vetraio che, fra gli altri incarichi prestigiosi, ebbe per molti anni la direzione della produzione di Fontana Arte a Milano.
Questa lunga premessa per giustificare il fatto che la Goux, quando pensa a un disegno, lo pensa sempre replicabile e che dunque, nel suo mondo ancora tradizionalmente femminile e provinciale, la replicabilità sia rappresentata prima di tutto dalla tecnica antica dell’incisione e dell’acquaforte. Trascuro gli esordi del suo lavoro e considero come decisiva proprio questa caratteristica che, in breve, permette alla Goux di diventare una illustratrice di libri molto apprezzata, soprattutto per quel che riguarda la poesia.


Traduzione al francese a cura di Claire Guiraud
Biografia dell'autore a cura di Dino Menozzi