Comune di Reggio Emilia

Cenni storici

1796
Una rivoluzione popolare contro il secolare dominio Estense porta alla proclamazione della Repubblica Reggiana; tra i primi provvedimenti del nuovo governo della città vi è la creazione di una Biblioteca pubblica da istituirsi attraverso l'acquisizione delle biblioteche di alcuni ordini religiosi soppressi e dei duplicati della Biblioteca Estense di Modena.

1798
Nel gennaio la nuova Biblioteca, che si fregia del titolo di "Nazionale", viene aperta al pubblico nei locali di Palazzo San Giorgio, già sede della Compagnia di Gesù.

1802
Le cure della Biblioteca vengono affidate all'abate Gaetano Fantuzzi, dotto bibliografo, al quale si devono l'ordinamento della biblioteca e la compilazione del primo catalogo.

1814
La Restaurazione chiude l'epoca rivoluzionaria e napoleonica: il duca Francesco IV al suo ritorno ordina che la Biblioteca venga trasferita presso il Capitolo del Duomo e venga diretta da bibliotecari scelti tra i Gesuiti e i Canonici. Si apre un periodo oscuro della storia della Biblioteca che, senza mezzi e con scarso pubblico, condurrà vita stentata per mezzo secolo.

1859
Con la definitiva fine del dominio estense il Comune rivendica la propria esclusiva competenza in materia di biblioteche pubbliche e decide la riapertura della Biblioteca nella primitiva sede di Palazzo S. Giorgio. Tra il 1860 e il 1867 è chiamato a dirigerla l’illustre filologo e letterato Prospero Viani.

1874
Il patrimonio della Biblioteca raggiunge i 56.000 volumi ed è destinato, nel corso della seconda metà dell’Ottocento, ad una rapida crescita attraverso i lasciti e i doni di ingenti patrimoni librari raccolti da famiglie, da associazioni e da studiosi reggiani.

1902
La direzione della biblioteca viene affidata a Virginio Mazzelli, valente bibliotecario già allievo del Fumagalli, che in trenta anni di gestione imprime alla biblioteca un assetto ed un ordinamento moderni, destinati a durare nel tempo.

1910
Su progetto del Mazzelli viene creata una nuova biblioteca pubblica rivolta al "ceto operaio": la Biblioteca Popolare. Partita con una modesta dotazione, la nuova struttura conosce un immediato successo, attirando un pubblico di studenti, donne, operai e ragazzi. Con l'avvento del fascismo la vita di questa biblioteca si farà stentata e conoscerà una netta ripresa solo dopo la fine del secondo conflitto mondiale.

1945-1970
Il patrimonio della Biblioteca Municipale raggiunge i 200.000 volumi, mentre quello della Popolare supera i 50.000 volumi. Le due biblioteche comunali, ubicate nello stesso edificio insieme ad altre istituzioni culturali e scolastiche, rimangono tuttavia sostanzialmente estranee tra loro e nel tempo diventano quasi concorrenziali, con spreco di risorse, sia in termini di denaro che di energie intellettuali. Si pone con forza l’esigenza di un loro coordinamento.

1972
Viene aperta la prima Biblioteca Decentrata, quella di Rosta Nuova, alla quale seguiranno le Biblioteche di Ospizio e di San Pellegrino.

1975
Viene dal Comune approvato un nuovo Regolamento che sancisce l’unificazione delle biblioteche Municipale e Popolare con fusione dei fondi librari e creazione di un'articolazione dei servizi adeguata alla mutata realtà sociale. Il nuovo Istituto unificato viene intitolato al grande bibliotecario e patriota Antonio Panizzi.

1978
L'apertura della Sezione di Pubblica Lettura, organizzata a scaffali direttamente accessibili al pubblico e ordinata secondo la Classificazione Decimale Dewey, avvia concretamente il processo di rinnovamento dei servizi e la nascita di una nuova struttura bibliotecaria.

1984
Con il trasferimento dell'Archivio di Stato e delle scuole, Palazzo S. Giorgio è interamente destinato alla Biblioteca Panizzi ed hanno inizio i lavori di ristrutturazione dell'edificio. Nello stesso anno l’avvio del sistema automatizzato della gestione dei prestiti inaugura il processo di informatizzazione generale dei servizi bibliotecari.