Comune di Reggio Emilia

Anteprima mostra

Dalla Raccolta Menozzi, quattro creatori indipendenti legati al Museo della Création Franche


Pur non esistendo in Italia come in Francia una cultura così radicata e una presenza così diffusa e capillare di istituzioni, fondazioni, musei e siti dedicati all'arte irregolare, non si può negare che abbia iniziato timidamente a diffondersi anche da noi una certa attenzione, un impegno volto alla conoscenza e valorizzazione degli artisti naïf, isolati, visionari, marginali, folk, babelici.
Significativa diventa dunque in questo contesto la donazione che un collezionista reggiano, Dino Menozzi, fa nel 2007 alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia di più di 2300 opere su carta di artisti naïfs e irregolari, corpus che ha raccolto quasi 40 anni di passione e che affida alle cure di un'istituzione pubblica della sua città, intravedendo in essa le potenzialità giuste per provvedere alla valorizzazione della sua raccolta non solo in ambito locale.

La decisione di proporre in questa occasione alcuni singulier francesi tutti presenti con diverse opere nel Fondo Menozzi di Arte Irregolare, donato alla Biblioteca Panizzi nel 2007, si fonda su più fattori. In primo luogo il comune denominatore di una stessa appartenenza culturale, francese prima di tutto, ma anche, più nello specifico, legata al centro gravitazionale e propulsore della Création Franche di Bègles. In secondo luogo ci sembra significativo il loro legame di amicizia e di stima non solo con Gérard Sendrey, fondatore della Création Franche e artista lui stesso, ma anche con lo stesso Dino Menozzi col quale da anni intrattengono un vivace rapporto epistolare. Gérard Sendrey, Adam Nidzgorski, Pierre Albasser e Claudine Goux, quattro autori poco conosciuti in Italia, come lo è gran parte dell'arte figurativa irregolare. I contatti di Sendrey con Dino Menozzi, a partire dal lontano 1994 hanno creato un ponte tra Bègles a Reggio Emilia, un canale aperto, che ci permette oggi di entrare con occhi meravigliati in un mondo in cui il gesto artistico, sdoganato da ogni intellettualismo, convenienza, consapevolezza, si fa autentica espressione del sé e, grazie a questo, è capace di produrre relazione sincera e proficua.