Comune di Reggio Emilia

80 volte Philip Glass




 









Premessa

Discografia

Bibliografia (impostata per stampa fronte/retro)





 

Premessa

Compie ottant'anni Philip Glass, uno dei compositori più importanti ed influenti del Ventesimo secolo. Attivo fin dal 1967, Glass ha percorso molteplici sentieri musicali, mostrando un eclettismo che lo ha portato a spaziare dal minimalismo alla musica sinfonica senza disdegnare incursioni nella contemporanea e nel pop/rock.

Per comprendere meglio l'importanza di Philip Glass ricostruiamo brevemente il contesto storico e musicale nel quale è cresciuto e maturato

 

 

Diversamente dall’avanguardia, l’obiettivo della musica sperimentale - sviluppatasi tra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso - era quello di porsi in discontinuità con la tradizione post-rinascimentale. Universalmente riconosciuto come maestro e mentore di tale movimento fu John Cage; la sua nuova proposta musicale si basò su una rivoluzionaria concezione delle modalità di composizione, esecuzione e ascolto della musica: “Comporre è una cosa, suonare un’altra, ascoltare è una cosa ancora diversa. Che cosa possono avere in comune?” dichiarò all'epoca. I frutti di tale ricerca vengono ancora oggi esemplificati con il famoso (e famigerato) brano 4’33’’ del 1952 la cui partitura era suddivisa in tre movimenti contrassegnati con la notazione TACET che, come scrive Michael Nyman nel suo testo La musica sperimentale, “è la parola utilizzata nella musica occidentale per segnalare ad un musicista che deve rimanere in silenzio durante un movimento e quindi la partitura [di Cage] chiede all’esecutore di non produrre alcun suono – come chiarisce la nota – per qualsiasi durata e con qualsiasi strumento”.

Le innovazioni di Cage influenzarono giovani compositori, dando vita ad una scena non esente da eccessi – riscontrabili in particolare nel movimento Fluxus - che lasciarono perplesso lo stesso Cage ma che garantì la libertà culturale che permise la nascita della forma di ripetitività seriale che venne in seguito definita minimalista. Claudio Fabretti e Michele Palozzo così definiscono tale genere: “Tecnicamente, il minimalismo consiste nell’estrema riduzione del materiale musicale tradizionale e nella reiterazione di una frase con micro-variazioni, generando composizioni timbricamente uniformi, spesso tonali, e prive di una struttura musicale definita dall'armonia, che cambiano progressivamente, ma in modo quasi impercettibile e apparentemente statico, attraverso le ripetizioni e sovrapposizioni ritmiche di cellule melodiche che possono generare, a volte, tessuti sonori particolarmente complessi.”

 

Protagonista del movimento Fluxus, La Monte Young dinmostrò particolare interesse per il serialismo dodecafonico di Anton Webern, interesse che Influenzò musicisti a lui vicini quali Terry Riley, Philip Glass e Steve Reich.

Più esecutori che compositori, Riley e Glass impararono a improvvisare su linee ripetitive, utilizzando anche loop di nastri pre-registrati. La particolarità che contraddistinse Glass in rapporto agli altri autori risiedeva nella sua predisposizione alla melodia che, pur ripetendosi come in qualsiasi opera minimalista, tendeva però all’addizione, ovvero ad uno sviluppo non più solo lineare ma anche circolare. Ma il suo eclettismo lo portò già alla fine degli anni Sessanta a trascendere dagli schemi minimalisti, agevolato in ciò dalla nascita del Philip Glass Ensemble (1968) che comprendeva anche le tastiere, i fiati (sassofono e flauto) e una voce di soprano. La svolta nella ricezione da parte parte del pubblico della sua musica avvenne con la celebrata composizione Einstein On The Beach del 1975 (eseguita per la prima volta nel 1976), opera teatrale scritta in collaborazione con Robert Wilson, prima di una trilogia che comprende anche Satyagraha (1980) e Akhnaten (1983). La capacità dell'autore di sorprendere e innovarsi mostrata negli anni Settanta diventa il suo marchio di fabbrica anche nei decenni successivi quando, oltre alla composizione di opere teatrali e musicali, prosegue la ricerca melodica con il felice esperimento di Glassworks (1982) per pianoforte solista e orchestra e inizia a collaborare con il cinema. Sono infatti diventate famose le colonne sonore per la trilogia dei film documentari di Godfrey Reggio (Koyaanisqatsi, Powaqqatsi e Naqoyqatsi): l’accompagnamento musicale diventa parte stessa dell’opera, risultando fondamentale per la loro riuscita. Più tradizionali le tante altre collaborazioni con registi quali Martin Scorsese (Kundun), Peter Weir (Truman show) o Stephen Daldry (The hours). solo per citarne alcuni.

Per ultimo – per una pura questione cronologica – segnaliamo anche la serie di sinfonie (10 fino ad oggi) tra le quali due dedicate agli album Low e Heroes di David Bowie, a testimonianza dell'interesse di Glass per tutte le forme di musica popolare, compreso il pop/rock, al quale ha dedicato un album di canzoni - Songs from Liquid Days – con i testi di Paul Simon, Suzanne Vega, David Byrne e Laurie Anderson, di cui non possiamo non consigliare l'ascolto. 




 

Discografia

 

600 lines 1967


Einsten on the beach 1975

 

Satyagraha 1980

 

Glassworks 1982

 

The Photographer 1982

 

Koyaanisqatsi 1983

 

Akhnaten 1983

 

Songs from liquid days 1986

 

Dancepieces 1987

 

Dances n. 1-5 1988

 

Solo piano 1989

 

Songs from the Trilogy 1989

 

Itaipù 1989

 

Passages 1990

 

Organ works 1993

 

Symphony n. 2 1994

 

Symphony n. 3 1995

 

Naqoyqatsi 2002

 

Recents recordings 2008-2016