Comune di Reggio Emilia

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Modena . Grazie dal serenissimo Ercole III duca XIII di Reggio, Modena ec. Mirandola III confermate, e concesse alla sua fedelissima città di Reggio a suppliche umigliategli in Modena dalli suoi deputati li III decembre 1782. In Reggio, per Giuseppe Davolio, 1783. fol., 28 p.


Carta decorata a xilografia provvista di motivi ovali dal margine zigrinato ripetuti a formare ideali croci entro fiorami e fogliami su sfondo reticolato ottenuti con l’impressione di una matrice lignea su sfondo bianco rifinita a strafforo nei colori rosso, nocciola e verde.

Il carattere economico del volume il cui materiale di copertura è stato prodotto in Parma da Antonio Ferrari1, e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura all’ultimo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita in Emilia.

Le carte xilografate sono quelle più conosciute e diffuse in Italia. Le matrici in legno di pero o di melo, incise in rilievo, furono dapprima impresse a mano, in seguito con l’aiuto della pressa. In Italia, queste carte vennero sovente utilizzate per la legatura, mentre in Francia e nei paesi dell’Europa settentrionale servirono anche come carta da parati. Sono carte dagli schemi decorativi semplici, con fiorellini o disegni geometrici senza grandi effetti di colore, ispirati perlopiù agli ornati dei tessuti in seta, sovente monocromi in nero, seppia, giallo, blu, rosso mattone.
In Francia queste carte presero il nome di papier dominoté, e gli stampatori quello di dominotier; non è chiaro se con riferimento al gioco del domino o all’omonima cappa dei balli in maschera. Con l’espandersi del mercato, sorsero delle vere e proprie manifatture per la realizzazione di carte decorate utilizzate per le guardie o per brossure. Per ottenere due o più colori si applicarono differenti metodi: il più complesso e costoso consisteva nell’utilizzare più matrici sovrapposte, inchiostrate con diversi colori. Altri preferivano ritoccare a mano il fondo monocromo con pennellate di colore. Risultati tecnicamente più regolari si ottenevano applicando una mascherina traforata.
Degli stampatori di queste carte poco è noto: ci sono soltanto pervenuti i nomi, o poco più, di coloro che firmavano i fogli prodotti: quali ad esempio Luigi Antonio Laferté a Parma, Carlo Bertinazzi e Betuzzi a Bologna, Antonio Benucci a Firenze e Egidio Petit a Roma. I più celebri furono i Remondini di Bassano del Grappa che dal 1648 al 1860 affiancarono alla produzione di editoria povera e imagerie popolare quella di carte decorate di ogni genere. Le loro oltre 3000 matrici vennero acquistate alla chiusura della ditta da Ricci di Varese, il che spiega il nome di carte di Varese con cui questa produzione è oggi nota.
Note di dettaglio