Comune di Reggio Emilia

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Rocca, Angelo. Bibliotheca Apostolica Vaticana. Romae, ex typographia Apostolica Vaticana, 1591. 4°, [44], 424, [46] p., 1 tav. f.t.


Cuoio marrone di capra su cartone decorato a secco, in oro e a colori. Cucitura su cinque nervi. Fregio fitomorfo negli angoli esterni della cornice costituita da tre filetti. Ampia corolla entro coppia di perle degradanti, fogliami azzurrati, e diverse rosette. Armi riferibili a Gregorio XIV caratterizzate dallo scudo inquartato: nel primo e nel quarto d'oro, alla banda doppiomerlata d'azzurro accompagnata da due stelle a otto punte dello stesso caricata di un filetto d'argento; nel secondo e nel terzo d'argento all'albero sradicato di verde. Fogliame tetralobato su base quadrata negli scompartimenti del dorso. Tagli dorati, sul taglio di testa iscrizione ms. di antica mano: “Capu(cinorum) Mutinae”. Cucitura su cinque nervi evidenziati da un filetto dorato. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura scomparso in testa al dorso, parzialmente rivestito da un lembo in tela rossa slavata. Marginali spellature. Angoli sbrecciati.

Il genere di scudo1, pure utilizzato per i manufatti di altri pontefici2, e le note tipografiche assegnano la legatura all’ultimo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita a Roma. Inusuali le ampie corolle accantonate3.
Gregorio XIV, nato Niccolò Sfondrati (Somma Lombardo, 11 febbraio 1535 – Roma, 16 ottobre 1591), fu il 229º papa della Chiesa cattolica e 137º sovrano dello Stato Pontificio dall'8 dicembre 1590 alla morte. Nacque a Somma Lombardo, in provincia di Varese, feudo della sua famiglia che possedeva un castello ancora oggi presente. Suo padre Francesco, era senatore presso la corte di Francesco II Sforza, mentre sua madre, Anna Visconti, apparteneva direttamente alla nobile famiglia ducale; suo padre dopo la precoce morte della moglie (20 novembre 1538), abbracciò la carriera ecclesiastica e nel 1544 fu creato cardinale da papa Paolo III.
Il giovane Niccolò studiò legge a Perugia e Padova e si laureò a Pavia; quindi decise di entrare nella vita ecclesiastica. Nel 1551 ricevette l'ordinazione sacerdotale e divenne abate di Civate. Il 20 giugno 1552, re Filippo II di Spagna in qualità di duca di Milano, lo elesse quale membro del senato della capitale lombarda. Contemporaneamente egli entrò a far parte del clero milanese ove fece conoscenza dell'allora arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Borromeo, la cui figura morale ebbe grande influenza su di lui.
Il 13 marzo 1560 fu eletto vescovo di Cremona, incarico che tenne fino al pontificato, ma rimase titolare della sede per quattro anni prima della sua consacrazione in quanto venne obbligato a rimanere lontano dalla sua sede episcopale a causa del Concilio di Trento a cui prese parte. Tornato a Milano, il nell'aprile o nel maggio del 1564 venne consacrato vescovo nella cattedrale cittadina per mano dell'arcivescovo Carlo Borromeo e fece il suo ingresso solenne a Cremona dedicandosi attivamente all'amministrazione della propria diocesi.
Il 12 dicembre 1583 venne nominato cardinale da papa Gregorio XIII ed il 14 gennaio 1585 ottenne il titolo di Santa Cecilia. Viene descritto come uomo molto pio e religioso, dai costumi molti rigorosi, ma di salute alquanto cagionevole fin dalla giovane età. Come ecclesiastico era stato rinomato per l'integrità e la sobrietà della sua vita; era un uomo più spirituale che pragmatico, e la sua elezione poteva essere spiegata come un tentativo di conciliare i contrasti nella curia e di attendere eventuali tempi migliori. Nel compito di direzione della curia, nominò cardinale e Segretario di Stato suo nipote Paolo Emilio Sfondrati, affinché trovasse valido supporto nelle difficili scelte. Il suo breve pontificato non venne segnato da eventi clamorosi, ad eccezione del fatto che, consigliato dal Re di Spagna e dal Duca di Mayenne, scomunicò Enrico IV di Francia, dichiarandolo un eretico e un persecutore della Chiesa, e quindi tale da essere privato dei propri domini; fece quindi radunare un esercito mercenario per attaccare la Francia. Questo venne considerato come un cambio della politica pontificia rispetto ai suoi predecessori, che avevano comunque cercato di mantenere un maggiore equilibrio tra le due potenze di Francia e Spagna. Egli invece si schierò fermamente dalla parte degli interessi spagnoli, essendo comunque la Spagna decisamente cattolica. Sovvenzionò con 15 000 scudi la Lega Cattolica in Francia, utilizzando i fondi accumulati durante il pontificato di papa Sisto V.
Grande ammirazione ebbe per San Camillo de Lellis che con i suoi seguaci, si prodigò senza riserve durante la tremenda carestia del 1590, divenendone personale protettore, ed elevando la congregazione ad Ordine dei ministri degli infermi. Chiese spesso consigli a San Filippo Neri. Era amico di San Luigi Gonzaga. Ostacolò la castrazione che veniva praticata per ottenere voci bianche e cercò di lottare il banditismo che imperversava intorno Roma.
Diede avvio alla revisione della Vulgata della Sacra Scrittura di Sisto V, che conteneva diversi errori. Il futuro cardinale Roberto Bellarmino, rientrato in Roma dopo la morte di Sisto V, che lo aveva allontanato, consigliò Gregorio XIV di non proibire la Bibbia in volgare, ma di farla correggere; si allestì infatti un gruppo di studiosi che sulle colline della Sabina si misero all'opera per eliminare i numerosi errori della traduzione biblica precedente. Si spense il 16 ottobre 1591.

Note di dettaglio