Comune di Reggio Emilia

15 H 913


Bonacossa, Giovanni Battista De laudibus Herculis Estensis II Ferrariae ducis IV. Venetiis, s.t., 1555. 4°, [14], 116, [2] p.


Tessuto blu ricamato in grigio su cartone. Tracce di due coppie di lacci in tessuto blu. Cucitura su tre nervi in pelle allumata. Tagli colorati in viola. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente scomparso. Angoli ricurvi.

Le note tipografiche suggeriscono di assegnare la legatura al terzo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita in Italia. Secondo le aspettative, le condizioni del materiale di copertura in tessuto (cfr. 15 E 149) in uno stato non pristino, specie in corrispondenza delle porzioni soggette alle maggiori sollecitazioni: margini dei piatti e cerniere.

Utilizzata fin dal Medioevo, la legatura in stoffa decorata con ricami era destinata soprattutto ad ornare libri religiosi. Nel Rinascimento le legature ricamate compaiono anche su libri non devozionali, in genere di presentazione; tuttavia, almeno sino alla metà del XVIII secolo, la decorazione a ricamo ricopre prevalentemente libri liturgici e libri devozionali d’uso privato: libri d’ore, libri di esercizi spirituali e simili. La decorazione a ricamo fu sempre molto apprezzata in Francia, dove ha cultori ancora oggi: l’epoca d’oro fu tuttavia il Grand Siècle, il secolo XVII in cui gli ornamenti a ricamo ornano sontuose legature di Luigi XIII, Richelieu, Mazzarino, Anna d’Austria e dei principali membri dell’aristocrazia.
Questi lavori d’abilità e pazienza venivano eseguiti, in Francia come negli altri paesi dell’Europa cattolica, in comunità religiose femminili: sappiamo, ad esempio, che una legatura ricamata alle armi di Maria Clementina Sobieska, moglie del pretendente Giacomo Stuart, venne eseguita da una suora di un convento romano (Arnim1992, n. 106). In Inghilterra le legature ricamate ebbero gran voga sotto i regni di Elisabetta I (1533-1603) e di Giacomo I (1566-1625): i manufatti più complessi, prodotti da ricamatori e ricamatrici professionali riuniti in corporazioni, mostrano motivi tradizionali quali la Pace, la Fede, la Speranza, scene bibliche strettamente connesse al contenuto del libro, e in genere motivi floreali.
In Italia le legature in tessuto ebbero grande popolarità, specie nel XVIII secolo, per esemplari di presentazione: non mancano tuttavia esemplari più antichi, come quello che copre un manoscritto calligrafico databile al 1550-55, ricamato alle armi di papa Giulio III, la più antica legatura papale ricamata conosciuta. Anche Milano e Venezia furono città nelle quali, sin dal XV secolo, si affermò l’arte della decorazione a ricamo. Per Milano merita almeno ricordare un trattato di falconeria scritto nel 1459 e legato nello stesso anno per il duca Francesco Sforza con motivi floreali e il motto Mit Zeit; per Venezia si segnala un curioso lavoro a ricamo, eseguito su piatti in marocchino per un esemplare del Libro di natura d’amore dell’Equicola, databile intorno al 1536.
Nella seconda metà del XVIII secolo, si verifica un mutamento di gusto in questo tipo di decorazione, con la comparsa degli almanacchi a ricami caratterizzati da motivi d’epoca profani: amori, colombe, elmi, accompagnati da motti, ghirlande, nodi, strumenti musicali, ovali centrali dove scene galanti subentrano alle armi araldiche, ai monogrammi, alle figure allegoriche o al trigramma devozionale "IHS".
La moda della decorazione a ricamo declinò, in Italia, nel periodo neoclassico: fanno eccezione alcuni libretti d’opera scaligeri del 1803 e 1805. Ebbe una ripresa negli anni Trenta del secolo perdurando per tutto il periodo risorgimentale: ricordiamo, accanto a un Calendario di corte per l’anno 1834 ricamato a fiori con il monogramma della regina Maria Teresa Francesca di Sardegna, due curiosi omaggi del presidente della Camera di Commercio di Cuneo, indirizzati il 13 novembre 1868 rispettivamente a Napoleone III e al principe Giuseppe Napoleone, l’uno in velluto tricolore ricamato con l’aquila imperiale, l’altro con la N coronata al centro d’un piatto in velluto azzurro cielo. Accanto a questi esemplari di lusso destinati a personaggi importanti, nel Settecento e nell’Ottocento furono prodotte in Europa anche legature ricamate su almanacchi o su keepsakes, rivolte a un pubblico più vasto.
I materiali impiegati per i ricami sono fili d’oro e d’argento, oppure di lana, lino e seta, di vario colore. Talvolta perle, coralli, lustrini arricchiscono questo raro e lussuoso tipo di decorazione. La base è in velluto, in satin, in taffetà o in seta. Per quest’ultimo tessuto, i colori più comuni sono le varie gradazioni del rosso, del rosa e del nocciola, mentre piuttosto raro è il verde: ben difficilmente le legature in seta si conservano in perfette condizioni, poiché la seta tende a sfilacciarsi sul labbro e a staccarsi dalla coperta, lasciando scoperti i supporti di cartone. Poiché il ricamo doveva essere posto a piatto sulla legatura, la sua base di appoggio non doveva presentare alcuna irregolarità: il dorso delle legature ricamate, perciò, è solitamente liscio o con nervature poco salienti.
La decorazione fa spesso riferimento al possessore od al testo del libro, e riprende in genere lo stile dell’epoca. I segni di possesso - armi o monogrammi - ornano prevalentemente libri non devozionali. Datare con precisione queste legature non è facile: gli aspetti tecnici della legatura e del ricamo forniscono limitate indicazioni cronologiche e topografiche.
L’identificazione degli esecutori è ancor più complessa: si può solo affermare che questi lavori erano in genere realizzati nell’ambito di comunità religiose femminili. Fondamentale per la storia delle legature a ricamo è il volume Livres en broderie, corredato da un glossario sui fili e sulla tecnica, pubblicato nel 1995 dalla Bibliothèque Nationale de France, a cura di Sabine Coron e Martine Lefèvre.