Comune di Reggio Emilia

15 G 786



Jachin and Boaz, or an authentic key to the door of Free-Masonry, both antient and modern. Calculated not only for the instruction of every newmade mason, but also for the information of all who intend to become brethren.
London, printed for W. Nicoll, 1776. 8°, V, 40 p., ill.


Carta dorata e goffrata a raffigurare ampi fiorami su steli mossi Impressione a caldo, ottenuta con matrice calcografica su una foglia d’oro precedentemente applicata alla carta bianca su cui sono state sparse macchie variopinte (turchese, arancio, giallo, rosso, rosa, lilla).

Le note tipografiche consentono di assegnare la legatura alla seconda metà del secolo XVIII.

Secondo le tecniche di lavorazione, le carte decorate si possono dividere in quattro categorie principali: silografate, marmorizzate, a colla e goffrate.
Queste ultime furono prodotte inizialmente ad Augusta (Germania), a partire dagli ultimi anni del XVII secolo: è un tipo di carta caratteristico, detto Dutch gilt verosimilmente in quanto gli olandesi furono i primi a commercializzarle. Le carte dorate sono di due tipi: lisce (Bronzefirnispapiere), ottenute da matrici di legno, con motivi fitomorfi oppure prive di decoro; goffrate (Goldbrokatpapiere) il cui decoro a rilievo, ottenuto da matrici in rame impresse a caldo, imita quello dei broccati e dei tessuti damascati del tempo.
La tecnica di lavorazione delle carte goffrate consiste nell’applicare su un foglio colorato, perlopiù in tinta unita, una foglia di metallo dorato o argentato (ottenuto rispettivamente con una lega di rame e stagno, o zinco e piombo). Si applica sul foglio così trattato la matrice in rame opportunamente scaldata; la parte di oro o argento a diretto contatto con il disegno a rilievo della matrice resta impressa sul foglio, mentre il metallo eccedente viene eliminato. L’impressione avviene per mezzo di un torchio calcografico a due cilindri. Il gioco tra motivi dorati o su sfondo dorato è all’origine dell’ampia diversificazione di queste carte che possono assumere colorazioni smaglianti su cui spiccano fiori, frutta, fogliami, uccelli, insetti, mascheroni, belve, scene di caccia e di vita, cineserie.
Per le difficoltà tecniche di esecuzione, le carte dorate furono un prodotto costoso che per i tipografi costituì una notevole fonte, oltreché di guadagno, di prestigio: ciò spiega perché sovente sui fogli venissero riportati privilegio di stampa e nome dell’impressore. Fu ad Augusta che Abraham Mieser, nel 1698, sollecitò per primo il privilegio imperiale per una nuova invenzione di carta metallica stampata in oro e argento e produsse carte goffrate ispirate ai tessuti dell’epoca, mentre Mathias Fröhlich introdusse come temi animali e fiori. Ad Augusta lavorarono anche Georg Christoph Stoy e Johann Michael Munck. A Fürth e a Norimberga produssero carte dorate Johann Kochel e i Reimund1. Per ogni foglio occorre utilizzare un foglio di rame: le sole manifatture tedesche poterono fornirle a un prezzo accettabile, circostanza che ne spiega il monopolio. In Italia, anche i Remondini di Bassano produssero dal 1739, con privilegio della Serenissima, carte dorate suggestive, simili a quelle tedesche.
Tra le carte decorate, sono le più vulnerabili in quanto particolarmente sensibili all’umidità e all’inquinamento atmosferico, oltre a richiedere adeguate protezioni per il maneggiamento: solo pochi fogli completi e pristini sono infatti sopravvissuti. Esse sono talora riscontrabili in antiche collezioni in quanto i legatori le utilizzavano per esemplari particolari: in questi casi possiamo spesso solo constatare la presenza di un frammento in cui la superficie dorata è logora. 
Note di dettaglio