Comune di Reggio Emilia

15 E 99


Magini, Giovanni Antonio. Ephemerides coelestium motuum, ab anno 1598 usque ad annum 1610. Venetiis, apud Damianum Zenarium, 1599. 4°, [6], 393, [1] c.
Cuoio di bazzana marrone su cartone decorata a secco e in lega d’oro. Corona patrizia negli angoli dello specchio, ripresa al centro dello specchio con il sottostante scudo riferibile a Federico Cesi, munito di un esamonzio tratteggiato, sormontato da una quercia fogliata, affiancata dalla coppia di telamoni; quercia fogliata negli scompartimenti residui. Dorso liscio munito della scritta "EPHEME/COELES:IO/ANT: MAGI". Cucitura su cinque nervi. Tagli colorati in blu. Stato di conservazione: discreto. mediocre. Spellature e bruniture del cuoio.
 
Il genere di placca1, lo stemma proprio di Federico Cesi, l’ex libris Ex Bibliotheca Lyncaea2 creata nel 1603 e le note tipografiche assegnano la legatura al primo quarto del XVII verosimilmente eseguita a Roma3.
 
Federico Cesi4 (Roma, 26 febbraio 1585 – Acquasparta, 1º agosto 1630) è stato uno scienziato e naturalista italiano, fondatore dell'Accademia dei Lincei.
Appartenente ad una nobile famiglia umbro-romana che aveva annoverato tra i propri membri cinque cardinali e tre rami, di Bartolomeo, di Pierdonato e di Angelo, originari del piccolo borgo di Cesi (Terni). Il futuro scienziato fece parte di quest'ultimo e visse tra Roma (nacque nel palazzo Cesi-Gaddi, in via della Maschera d'oro, dove fonderà l'Accademia e creerà un ricco orto botanico) ed Acquasparta, dove trasformò, secondo le tendenze del tempo, l'assetto urbanistico del paese, soprattutto con la ristrutturazione e la decorazione interna del palazzo.
Federico manifestò giovanissimo un forte interesse per il rinnovamento della cultura tradizionale. Tale impegno lo espresse soprattutto nella fondazione e nel sostegno che prestò all'Accademia dei Lincei, da lui istituita nel 1603, con il medico e naturalista olandese Johannes van Heeck, con il matematico Francesco Stelluti, e con l'erudito Anastasio De Filiis. Dopo il 1609 aumentò il numero dei membri dell'Accademia nominando eminenti personalità straniere ed italiane come Galileo Galilei, (associato nel 1611) con cui ebbe rapporti particolarmente intensi, al quale prestò notevole sostegno soprattutto nello scontro dello scienziato pisano con le autorità ecclesiastiche, facendo leva anche sulla sua posizione influente nel patriziato romano.
Cesi si dedicò con profitto agli studi di botanica e naturalistici in genere, progettando anche una sua enciclopedia botanica, le Tabulae Phytosophicae. Nella ricerca botanica, in particolare, Federico e gli altri Lincei anticiparono di decenni la metodologia scientifica comparativa della moderna morfologia vegetale. Nella ricerca botanica dei primi Lincei acquistano un'importanza metodologica fondamentale le campagne di osservazione e raccolta e l'uso del microscopio galileiano. Teatro delle campagne botaniche di Cesi e dei primi Lincei sono i Monti Lucretili, infeudati alla famiglia Cesi5 insieme all'abitato di San Polo (oggi San Polo dei Cavalieri), e in particolare il Pratone di Monte Gennaro, conseguentemente ribattezzato "Anfiteatro Linceo".
Notevole è anche il suo scritto Indicatio sulla opportunità di procedere a una radicale riforma del sapere. Nel 1618 si ritirò ad Acquasparta fino alla morte, sopraggiunta improvvisamente, che portò alla dissoluzione dell'Accademia e lasciò Galileo solo di fronte alle sovrastanti forze dei suoi avversari.
Si deve al Cesi la denominazione di telescopio per lo strumento messo a punto da Galileo. Più tardi (1624), Cesi approverà la denominazione di microscopio escogitata dal Faber per l'occhialino inventato da Galileo. Lo si ricorda anche per la sua opera principale che fu Theatrum totius naturae, che comunque rimase incompleta.
Federico il Linceo, morì, dunque, nel palazzo che aveva fatto degnamente restaurare, all'età di 45 anni, per febbri acute, il I agosto 1630 e fu tumulato nella chiesa acquaspartana di Santa Cecilia, nella cappella gentilizia fatta realizzare dalla seconda moglie Isabella, nel 1581.
Non avendo avuto prole maschile (i due bambini con lo stesso nome morirono subito dopo la nascita) subentrò nei feudi il fratello Giovanni Federico e così fino all'ultimo della stirpe, Federico V di Rignano (1771-1799).
 
Note di dettaglio