Comune di Reggio Emilia

10 A 121-123


Dantine, Maur Francois. L' art de verifier les dates des faits historiques, des chartes, des chroniques, et autres anciens monumens, depuis la naissance de Notre-Seigneur, par le moyen d'une table chronologique, ... avec deux calendriers perpetuels… Tome premier [-troisieme]. Troisieme edition. Par un religieux Benedectin de la Congregation de s. Maur. A Paris, chez Alexandre Jombert jeune, rue Dauphine, près du Pont-Neuf, 1783-1787. fol., 3 v.


Cuoio marmorizzato marrone e nero su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da tre filetti, grasso entro due magri, centrati da un cerchiello pieno in punta d’angolo. Nel secondo e quarto scompartimento entro un tassello in cuoio nero le scritte "L’ART DE / VERIFIER / LES DATES" e "1[-3]"; un motivo fitomorfo centrale entro fogliami stilizzati in quelli residui. Cucitura su sei doppi nervi. Tagli marmorizzati. Stato di conservazione: mediocre - discreto. Grana del cuoio diffusamente svanita. Angoli ricurvi. Supporto in vista sul piatto posteriore.

Il genere e le note tipografiche consentono di attribuire la serie di 3 legature alla fine del secolo XVIII, verosimilmente eseguite a Parigi stante il ruolo egemone svolto dalla ville lumière nel commercio librario transalpino.
La tonalità contrastata del materiale di copertura non necessita di decoro aggiuntivo, come attesta la minuta cornice.

La marmorizzazione del cuoio riguarda la tecnica volta a ottenere sul cuoio particolari effetti cromatici che richiamano le venature del marmo o le macchiettature del granito, ottenuti con l’applicazione a spugna, a tampone o a spruzzo di colori o di acidi mordenti, come potassa, solfato di ferro, acido acetico e acido nitrico. Il pellame usato più di frequente è il vitello nei colori nocciola e marrone scuro, in quanto più adatto alla maculatura. La marmorizzazione può essere eseguita direttamente dalla conceria al momento della tintura ma anche dai legatori stessi, sia prima di eseguire la legatura sia su legature già eseguite, quando la marmorizzazione deve essere limitata a riquadri o cornici. La marmorizzazione, che si presta a rendere meno visibili eventuali imperfezioni della pelle, può assumere molteplici aspetti. Se è caratterizzata da numerose macchie scure, piccole e irregolari viene detta granité; se le piccole macchie sono molto fini, di colore vivo, viene detta jaspé; e se sono più ampie moucheté. Se la venatura più scura imita l’aspetto dei nodi del legno, si chiama radica o raciné; se ricorda il carapace di una testuggine, écaille; se imita i cerchi concentrici di un tronco sezionato, tree-calf.
Legature in cuoio marmorizzato venivano già eseguite nel secolo XVI. Coperte marmorizzate sono state segnalate su un’aldina del 1503, legata non prima del 1513; su alcune legature di Jean Grolier, verso il 1540; di Enrico ii, verso il 1550 (la biblioteca reale di Fontainebleau ne conserva esemplari di differente colore); di Tommaso Maioli, verso il 1550-1560; e su una legatura di Jacques -Auguste de Thou, della fine del secolo. L’invenzione di questo tipo di marmorizzazione è da assegnare ai legatori veneziani verosimilmente inseriti nell’orbita di Aldo Manuzio, intenzionati a imitare i disegni dei marmi antichi che allora affascinavano gli umanisti2. A Venezia, nel Rinascimento, le legature venivano marmorizzate anche a spugna o a spruzzo, con il pennello solitamente intriso di colore nero. Una legatura alla greca, in pelle colorata di marrone, marmorizzata di nero a tampone, è stata segnalata alla Biblioteca Marciana di Venezia su un testo stampato dalla bottega di Aldo Manuzio nel 1503. Quando la marmorizzazione veniva realizzata dopo il montaggio del cuoio sulla legatura, i risvolti sull’unghiatura venivano tinteggiati; sui rimbocchi il colore poteva essere ripreso con una serie di pennellate dello stesso colore.
Fu nel XVIII secolo che la marmorizzazione venne di gran moda e fu spesso direttamente eseguita nei riquadri centrali delle coperte (marmorizzazione a spruzzo nello specchio), nelle cornici e a pieno campo.
L’impiego di acidi si è però rivelato nel tempo, come per questo esemplare, causa di degrado del cuoio che, a seconda della concentrazione, col tempo presenta corrosioni e bruciature anche gravi. Il legatore Marius-Michel non esitò a bollare questa pratica come invenzione diabolica poiché il cuoio bruciato, sbriciolato, non tarda a cadere in polvere, sorte alla quale sfuggono in parte i raciné, prodotti con acidi molto diluiti, e, naturalmente, i cuoi marmorizzati con pigmenti anziché con acidi.
Esistono, anche se più rare, legature in cuoio marmorizzato con la stessa tecnica usata per le carte, mediante l’impiego di colori posati in sospensione su una base gelatinosa: una tecnica che non produce effetti corrosivi sul cuoio. In genere le coperte marmorizzate hanno poche decorazioni in oro: una semplice filettatura a volte dentellata, un sottile merletto o una greca lungo il bordo dei piatti. Inoltre la stessa marmorizzazione viene talvolta ripetuta con un elegante effetto cromatico sui tagli.
Note di dettaglio