Comune di Reggio Emilia

''Mazzi di righe come fossero rose''

Dopo un approccio difficile e persino burrascoso, Ezio Comparoni avvia con questa lettera, consegnata a mano insieme a Lord Jim di Conrad, un accordo profondo e una singolarissima intesa affettiva ed intellettuale con Ada Gorini, giovane allieva del pittore bolognese Ferruccio Giacomelli.

Lettera di Ezio Comparoni a Ada Gorini. Reggio Emilia, 19 maggio 1950.
Lord Jim, che fu per Comparoni una sorta di "Iibro per eccellenza", fu alla base dell'incontro dello scrittore con Ada Gorini. Sull'esemplare che egli offrì alla giovane donna, era segnata la data "19 maggio 1950" e, nella lettera che lo accompagnava, esso era pòrto come "presenza silenziosa e comprensiva su noi due".

Joseph Conrad. Lord Jim. Milano, Bompiani, 1949
Tra i pudori di una affettuosissima ironia, in questa breve missiva, la penultima che Comparoni inviava all'amata, trapela la gioia di vivere di cui lo scrittore, ormai stretto dall'implacabile malattia, era ancora avidamente capace.

Biglietto di Ezio Comparoni a Ada Gorini. Reggio Emilia, 16 agosto 1951.
Un altro ricordo dell'intenso ed inquieto legame fra Ada Gorini a Comparoni. Sul verso della fotografia, Ada Gorini ha successivamente annotato: "Andando a trovare Ezio all'Ospedale, Modena, 1951?" .

Ada Gorini. Fotografia, 1951 c.
Si tratta dell'ultima lettera scritta da Ezio Comparoni a Ada Gorini. Non è datata, ma la data si ricava dal timbro postale. Comparoni esprime alla giovane amica tutto il suo malessere, che è sia fisico ("mi sento realmente poco bene"), che morale ("non esco quasi più, niente mi piace più"), ma cerca anche di confortarla ed incoraggiarla ("cerca, cara, di stare bene tu"). Dalle righe finali traspare quanto il loro rapporto fosse carico di inquietudini, ma le ultime parole di Comparoni sono quasi un lascito e un addio: "arrivederci, cara: non fare mai concessioni alla volgarità… ".

Ezio Comparoni. Lettera a Ada Gorini.S.l., 24 agosto 1951.
Silvio D'Arzo. Lettere per Ada. Reggio Emilia, Diabasis, 1995.
Ignaro della gravità della sua "anemia", ma estenuato dai lunghi periodi di cure, Comparoni, cinque mesi prima di morire, scrive fra l'altro all'amico: "TI dò la mia parola che non me la prendo: ma sono stanco: avrei molto da lavorare e non posso".

Lettera di Ezio Comparoni a Canzio Dasioli. Reggio Emilia, luglio 1951.
Pubblicando l'inedito Maupassant di Silvio D'Arzo, l'avvocato reggiano rievoca la figura dello scrittore da poco scomparso. L'amicizia e la stima che lo legavano al giovane Comparoni lo indussero fin da allora a curare iniziative che promuovessero la diffusione della sua opera.

Giannino Degani. Ricordo di Silvio D'Arzo. In: "Il Raccoglitore", 25 giugno 1952
L'istantanea ritrae Ezio Comparoni che percorre l'abituale passeggiata lungo la centrale Via Crispi in compagnia dell'amico Werther Cadoppi.

Ezio Comparoni a passeggio con un amico. Fotografia, 1950 c.