manoscritti

 

La Sezione manoscritti svolge compiti di tutela, conservazione e valorizzazione di codici, pergamene, corali, manoscritti moderni e contemporanei, carteggi, archivi di persona, acquisiti o depositati presso la Biblioteca Panizzi. Le collezioni manoscritte della Biblioteca Panizzi si presentano come uno dei principali elementi della memoria storica locale. L’inizio del processo della loro costruzione coincide con la nascita stessa della Biblioteca, tra la fine del sec. XVIII e i primi anni del XIX. Il patrimonio complessivo della Sezione manoscritti si compone di circa 19.000 fra codici, pergamene, documenti e carteggi dei sec. XII-XX, cui si aggiungono una ventina di archivi moderni e contemporanei.

Puoi consultare il patrimonio della Sezione manoscritti nei cataloghi online dei manoscritti e carteggi. Puoi sfogliare alcuni manoscritti in BDR.

Per visionare le opere in sede, occorre contattare preventivamente la sezione.

il patrimonio

Fin dal 25 marzo 1799, con rogito redatto e sottoscritto in tale data, vengono acquistati dalla Municipalità reggiana la collezione naturalistica, una parte della biblioteca scientifica e tutti i manoscritti dello scienziato Lazzaro Spallanzani (1729-1799), considerato uno dei padri della biologia sperimentale. I manoscritti confluiscono in biblioteca e vanno a costituire quello che è tuttora uno dei più importanti fondi manoscritti della Panizzi.
Un altro incremento delle collezioni giunge nel sec. XIX dalle biblioteche ecclesiastiche e dalla soppressione per legge, nel 1866, di molte congregazioni religiose. Un altro rogito del 15 giugno 1866, risolvendo un’annosa controversia tra il Comune e il Capitolo della Cattedrale, destina alla Biblioteca Municipale 761 manoscritti. Nello stesso periodo, giungono 200 manoscritti dalla biblioteca dei Padri Gesuiti e, nel 1873, 31 corali provenienti dalle chiese reggiane, molti dei quali con miniature dei sec. XV-XVI.
Nei sec. XIX-XX, la principale fonte di arricchimento della Sezione manoscritti è costituita dai lasciti disposti da autori e collezionisti locali e dalle donazioni da parte dei loro eredi.
Un primo importante legato è quello del bibliofilo Giuseppe Turri (1802-1879), che alla sua morte lasciò alla biblioteca circa 2000 manoscritti. Seguirono poi, per citare i più rilevanti, nel 1883, la raccolta di autografi del senatore Nicomede Bianchi (1818-1886), uno dei primi storici del Risorgimento; alla fine del secolo XIX, l’archivio del paletnologo don Gaetano Chierici (1819-1886), pioniere dell’archeologia preistorica italiana; nel 1921, il fondo del fisico e storico della scienza Giambattista Venturi (1746-1822).
A questi ed altri fondi pervenuti nel primo secolo e mezzo di vita della biblioteca, si aggiungono le acquisizioni recenti. Si tratta soprattutto di archivi moderni e contemporanei acquisiti dal penultimo decennio del Novecento in poi, come, per esempio, quelli del giornalista e militante socialista Giovanni Zibordi (1870-1943), degli artisti Cirillo Manicardi (1856-1925), Gaetano Chierici (1838-1920), nipote dell’omonimo paletnologo, e Giovanni Costetti (1874-1949), infine dell’uomo politico Meuccio Ruini (1877-1970), presidente della Commissione dei Settantacinque che redasse il testo della Costituzione italiana.
Al di fuori della Sezione manoscritti strettamente intesa, si collocano quelli che vengono definiti “archivi contemporanei”, sia per una loro collocazione cronologica, che per la maggiore varietà delle testimonianze in essi conservate: non più soltanto i tradizionali documenti manoscritti, ma anche dattiloscritti, copioni teatrali e sceneggiature cinematografiche, opere a stampa, ecc. Rientrano in questa categoria gli archivi dell’attrice Maria Melato (1885-1950), degli intellettuali e giornalisti Renato Marmiroli (1893-1966) e Giannino Degani (1900-1977), del presidente della Camera Nilde Iotti (1920-1999), del poeta Corrado Costa (1929-1991), dello scrittore e editore Raffaele Crovi (1934-2007), e altri.
Riguardo all’ordinamento delle collezioni, il primo inventario della “Biblioteca Nazionale” reggiana, redatto nel 1805 dal bibliotecario Gaetano Fantuzzi (1744-1815), non cita in alcun modo i manoscritti. Con buona probabilità non si tratta di una dimenticanza, ma del desiderio di non esporli al grave rischio di requisizioni da parte delle autorità napoleoniche.
Dopo la fase stentata del sec. XIX, il profilo della Sezione manoscritti comincia a delinearsi dal 1902, quando Virginio Mazzelli (1865-1931) diviene direttore della Biblioteca Municipale. Non appena assunto il proprio incarico, Mazzelli propone un rigoroso inventario di tutto il materiale manoscritto, la separazione, all’interno delle sale, dei manoscritti dalle antiche edizioni a stampa e l’avvio della redazione di un catalogo ragionato, con descrizioni dettagliate e approfondite di questi materiali.
Nel 1903 Mazzelli colloca il materiale manoscritto e di pregio nella Sala 12 e avvia il progetto di inventariazione, redigendo nel 1909-1910, insieme all’applicato Telemaco Dall’Ara, un Inventario provvisorio dei manoscritti e delle edizioni rare, in cui sono elencati un totale di 2369 documenti, fra codici, fascicoli, fogli volanti, stampe e disegni, saliti poi a 6357 nell’aggiornamento compiuto nel 1922 e che comprendeva anche il fondo Turri e le nuove acquisizioni pervenute fino a quel momento.
Un altro importante inventario realizzato dal Mazzelli è quello del fondo Venturi, redatto nel 1923-1925.
Nel 1927, i manoscritti e le opere a stampa antiche sono trasferiti dalla Sala 12 alla più adeguata Sala 14, dotata di apposita scaffalatura e di porta e finestra munite di inferriate.
Il trasferimento comporta l’adozione di un nuovo “razionale riordinamento”, che prevede l’articolazione dei fondi in: 1. “Manoscritti di storia reggiana e di materie diverse appartenuti al bibliofilo reggiano Giuseppe Turri”; 2. “Manoscritti di materia varia dell’antico fondo di biblioteca”; 3. “Manoscritti di storia e d’argomento reggiano”.
La nuova articolazione, esposta dal Mazzelli nella prefazione al Catalogo degli incunabuli, delle edizioni aldine, degli incunabuli miniati e dei manoscritti miniati, redatto nel 1929 dall’aiuto bibliotecario Enrico Gerelli, corrisponde ancora a quella attualmente in uso, con l’aggiunta successiva di fondi dotati di segnature speciali.
Ancor oggi, infatti, la Biblioteca Panizzi conserva tre principali fondi: Manoscritti reggiani, Manoscritti Turri, Manoscritti vari, cui si aggiungono gli Archivi e altri fondi.
Ugo Gualazzini (1905-1995), successore di Mazzelli e direttore della Biblioteca Municipale dal 1933 al 1948, constatando l’assenza di fatto di cataloghi di manoscritti a disposizione del pubblico, avviò la realizzazione di un catalogo a schede mobili che, al momento della sua chiusura nel 1995, per essere sostituito dai cataloghi elettronici, contava circa 15.600 schede per autore e circa 4800 per soggetto.
Testo rielaborato e aggiornato sulla base di: R. Marcuccio, Il documento manoscritto nella biblioteca pubblica di ente locale. Patrimonio, esperienze e progetti della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, “Biblioteche oggi”, 20 (2002), 1, p. 12-22.

manoscritti reggiani


Comprendono i manoscritti di autore reggiano e la documentazione relativa alla storia del territorio provinciale e si compongono di circa 13.000 fra codici, pergamene, documenti e carteggi dei sec. XII-XX.
Tra i codici di maggior interesse sono da ricordare l’Antiquarium del carmelitano reggiano Michele Fabrizio Ferrarini, splendida raccolta quattrocentesca di lapidi e monumenti greci e latini (Mss. Regg. C 398); una delle tre redazioni in volgare conosciute del De prospectiva pingendi di Piero della Francesca (Mss. Regg. A 41/2); un frammento del Trattato di architettura civile e militare di Francesco di Giorgio Martini (Mss. Regg. A 46/9 bis); uno dei quattro autografi noti delle Ville di Anton Francesco Doni (Mss. Regg. F 536); una copia settecentesca del Trattato della pittura di Leonardo da Vinci (Mss. Regg. A 34/1), conservata nel fondo di Giovanni Battista Venturi insieme ad altre preziose testimonianze leonardesche.
All’interno del patrimonio dei Manoscritti reggiani sono anche contemplati, oltre a circa 180 cronache e 50 statuti, numerosi archivi di persona di età moderna e contemporanea.
In ambito scientifico, troviamo gli archivi di Lazzaro Spallanzani (1729-1799) – pioniere della moderna biologia sperimentale – con le lezioni universitarie, i diari di viaggio, i taccuini di laboratorio e la corrispondenza; di Giovanni Battista Venturi (1746-1822) – fisico, storico della scienza, diplomatico e collezionista – con un ampio carteggio e testimonianze, fra l’altro, degli studi su Piero della Francesca, Francesco di Giorgio Martini, Leonardo da Vinci e sulla storia di Scandiano; e il fondo dell’agronomo Filippo Re (1763-1817).
In ambito letterario, artistico e storico-politico possiamo trovare gli archivi del letterato e bibliografo Gaetano Fantuzzi (1744-1815), primo vero artefice della biblioteca civica reggiana e di suo nipote, l’erudito e vicesegretario comunale Prospero (1799-1864); quelli dei pittori Gaetano Chierici (1838-1920) e Cirillo Manicardi (1856-1925), variamente influenzati dal clima culturale e figurativo otto-novecentesco; di Naborre Campanini (1850-1925), animatore della cultura locale e autore di innumerevoli opere sulla storia e l’arte reggiane; di Giovanni Zibordi (1870-1943) e Camillo Prampolini (1859-1930), figure fondamentali del socialismo reggiano.
I manoscritti reggiani ospitano anche gli autografi di Antonio Panizzi (1797-1879) e di molti altri protagonisti del Risorgimento nazionale, in gran parte raccolti nell’autografoteca di Nicomede Bianchi (1818-1886) e le lettere autografe di Gabriele D’Annunzio (1863-1938), nei fondi dei militari reggiani Luigi Bongiovanni (1866-1941) e Fernando Bonazzi (1886-1919).

manoscritti turri


Il bibliofilo reggiano Giuseppe Turri (1802-1879) aveva costituito una ricca collezione di materiali librari e archivistici, volta a documentare sotto ogni aspetto la storia e la cultura della sua città e del territorio circostante. Per legato testamentario, alla sua morte questo importante patrimonio passò alla città di Reggio Emilia e fu suddiviso – non senza incertezze nella ripartizione e strascichi giudiziari con gli eredi – fra i materiali più strettamente archivistici, che oggi compongono uno dei fondi del locale Archivio di Stato, e la biblioteca vera e propria (manoscritti, libri e opuscoli), che entrò nella Biblioteca municipale. Oggi i libri sono collocati nella Sala 10, gli opuscoli nella Miscellanea Turri e i manoscritti nel fondo omonimo.
I manoscritti Turri si compongono di circa 1200 fra codici, documenti e carteggi dei sec. XII-XIX, fra i quali si annoverano codici medievali e umanistici e buste archivistiche a carattere storico e letterario locale. A questi si aggiungono un migliaio di omaggi poetici a stampa, pubblicati in prevalenza a Reggio Emilia tra il 1627 e il 1878 in forma di opuscoli e fogli volanti, per i quali si veda l’indice generale nella sezione degli Inventari
Fra le testimonianze più importanti del fondo si possono ricordare il poema del monaco benedettino Donizone, noto come Vita Mathildis, copiato agli inizi del sec. XIV e illustrato con dieci disegni a penna (Mss. Turri E 52) e numerosi manoscritti miniati del sec. XV, come il trattato De re publica dell’umanista Tito Livio Frulovisi, con dedica a Leonello d’Este e decorazione a pennello attribuita a Cristoforo Cortese (Mss. Turri F 92), le Commedie di Terenzio con glosse e commenti di Giacomino da Mantova (Mss. Turri C 17) e il dialogo e le orazioni greche tradotte in latino da Leonello Chiericati, codice copiato da Bartolomeo Sanvito e arricchito da iniziali decorate di tipo mantiniano (Mss. Turri F 73).

manoscritti vari


Si compongono di circa 2200 fra codici, documenti e carteggi dei sec. XIII-XX, fra i quali codici miniati, manoscritti ebraici e carte personali, raramente aventi rapporto diretto con la storia di Reggio Emilia. La loro provenienza risale soprattutto alle antiche biblioteche conventuali e alle congregazioni religiose soppresse, ma anche ad acquisizioni da collezionisti privati.
Fra le testimonianze più antiche, vi sono la versione integrale trecentesca di un Atrovare (Mss. Vari G 172) e una Passione in ottava rima del senese Niccolò Cicerchia (1335/1340 – post 1376), probabilmente coeva o assegnabile al secolo successivo (Mss. Vari F 60). Sulla soglia del sec. XV si colloca una Miscellanea di astronomia e astrologia, illustrata con iniziali figurate e decorate risalenti al periodo 1385-1400 circa e vivaci disegni acquerellati dei primi decenni del sec. XV (Mss. Vari F 12).
Al sec. XV si ascrivono codici di pregio per l’apparato illustrativo e i testi tramandati, come la Biblia sacra della famiglia Arlotti, contenente l’Antico Testamento sino alla fine dei libri dei Maccabei, decorata con miniature di scuola ferrarese (Mss. Vari B 119); la Miscellanea di medicina in due volumi (Mss. Vari A 59/1-2), contenente anche la Chirurgia magna di Guy de Chauliac (1300 circa-1368); una redazione volgare del Libellus de conservatione sanitatis di Benedetto Reguardati da Norcia (1398-1469), con dedica al nobile prelato napoletano Astorgio Agnese (Mss. Vari D 135); le Opere di Ovidio in un codice copiato dall’erudito parmense Antonio Tridento nel 1466 e illustrato con iniziali decorate (Mss. Vari D 19).
Al sec. XVI appartengono il De re aedificatoria di Leon Battista Alberti, nella prima traduzione volgare nota, eseguita dal parmense Damiano Pieti e recante la data del 1538 (Mss. Vari G 3), e diversi manoscritti del filologo modenese Lodovico Castelvetro (1505-1571) o a lui appartenuti, fra cui il testo critico Ragione di alcune cose segnate nella canzone di Annibal Caro “Venite all’ombra de’ gran gigli d’oro” (Mss. Vari C 20), che non pochi problemi arrecò al suo autore, e la Poetica d’Aristotele vulgarizzata et sposta (Mss. Vari E 100), che fece del Castelvetro uno dei maggiori esponenti dell’aristotelismo cinquecentesco in ambito letterario.
 
Fanno parte dei manoscritti vari anche le carte di illustri personaggi non reggiani, come l’abate Mauro Boni (1746-1817), erudito e studioso di storia e numismatica, e Giuseppe Manuzzi (1800-1876), seguace del purismo di Antonio Cesari e curatore di un’edizione corretta e accresciuta del Vocabolario dell’Accademia della Crusca, accanto all’archivio e al carteggio del reggiano Giuseppe Guidetti (1871-1936), studioso di letteratura e editore degli scritti del Cesari.

altri fondi

 
Oltre ai tre fondi principali, fanno parte della Sezione manoscritti anche altri cospicui fondi e archivi che sono tenuti separati per ragioni storiche o conservative, oppure per espressa volontà dei donatori.
 


Corali miniati

La Biblioteca Panizzi conserva diciannove corali miniati, databili dalla metà del sec. XV agli inizi del XVI. Questi manoscritti – provenienti dalle più importanti chiese reggiane – entrarono a far parte del patrimonio della biblioteca nel 1873, per effetto della legge sulla soppressione delle congregazioni religiose. La maggior parte di essi documenta, sul versante storico-artistico, il lento e non lineare trapasso, in ambito locale, dal tardogotico di prevalente influsso lombardo, allo stile rinascimentale ferrarese, non senza interessanti sincretismi.
vedi tutti i corali miniati


Cabrei


I cabrei sono inventari dei beni di grandi proprietà laiche o ecclesiastiche, corredati da mappe disegnate o acquerellate. La piccola raccolta della Biblioteca Panizzi ne comprende tre, dei quali il più antico è l’album di disegni e piante delle proprietà dell’Opera pia del Consorzio presbiteriale, disegnato da Giovanni Andrea Banzoli intorno al 1727 (Cabrei 17-A-168). Vi sono poi il cabreo di Antonio Gardini, relativo ai beni immobili del conte Aurelio Calcagni, posti nel territorio del Ducato di Reggio Emilia, del 1777 (Cabrei 17-A-167) e quello dei beni dell’Opera pia della Carità di Reggio Emilia, che raccoglie mappe redatte fra il 1784 e il 1840 e assemblate nel 1850 (Cabrei 17-A-169).


Musica sacra e musica profana


Il fondo musicale, suddiviso nei due settori di Musica sacra e Musica profana, è ricco di importanti manoscritti di autori reggiani, come per esempio Achille Peri (1812-1880), per un patrimonio complessivo di circa 550 documenti, fra cui anche alcune edizioni a stampa.


Don Gaetano Chierici


L’archivio di Don Gaetano Chierici (1819-1886), uno dei fondatori della moderna archeologia preistorica, contiene in 20 buste le relazioni di scavo, le minute di saggi e gli appunti di lettura, il materiale fornito dai collaboratori del “Bullettino di paletnologia italiana”, da lui fondato insieme a Luigi Pigorini e Pellegrino Strobel, la corrispondenza e i documenti relativi alla sua attività di insegnante e al fratello di lui, il pittore Alfonso Chierici (1816-1873). Questi materiali costituiscono, oltre che una preziosa fonte di informazioni sulle metodologie adottate dal Chierici, un’utile guida, per gli archeologi di oggi, nell’esecuzione degli scavi e nell’analisi dei reperti.
consulta l’inventario del fondo
vai al catalogo online dei carteggi Don Gaetano Chierici


Giovanni Rossi
Un fondo poco conosciuto al di fuori della cerchia degli specialisti della materia è quello intitolato a Giovanni Rossi (1845-1921), considerato il precursore della ragioneria e dell’economia aziendale intese come scienze. Pervenuto nel 1938 alla Biblioteca Municipale reggiana, il fondo Rossi custodisce, oltre ad un’interessante collezione di macchine calcolatrici, oggi conservata presso i Musei Civici di Reggio Emilia, circa 450 manoscritti e carteggi (Mss. Rossi A-G) e quasi 2000 opere a stampa, riviste ed estratti (Scaffali VII-VIII).
Le notizie descrittive relative a questo fondo sono rintracciabili nei cataloghi online dei manoscritti e dei carteggi, e per le opere a stampa, nel catalogo storico digitalizzato.


Meuccio Ruini


L’importante archivio intitolato a Meuccio Ruini (1877-1970) rispecchia – attraverso manoscritti, dattiloscritti, corrispondenza, documenti, articoli e monografie raccolti in 78 buste – l’opera di studioso, pubblicista, tecnico e politico, svolta dallo statista reggiano nei ruoli successivamente ricoperti di consigliere di Stato, deputato, ministro dei lavori pubblici e della ricostruzione nel 1944-1945, presidente della Commissione dei 75 che redasse la Costituzione repubblicana del 1948, senatore e primo presidente del CNEL. Al suo interno si trovano fra l’altro un ampio carteggio familiare in gran parte inedito e veri e propri dossier relativi ai diversi temi da lui studiati.
Le notizie descrittive relative a questo archivio sono rintracciabili nei cataloghi online dei manoscritti e dei carteggi, per le opere a stampa e i periodici, nel catalogo generale.


Maria Melato
L’archivio intitolato all’attrice Maria Melato (1885-1950) si compone di 27 buste contenenti corrispondenza, documenti, manoscritti e dattiloscritti, fra cui 304 copioni di teatro, databili dal 1871 al 1949. Tali copioni si presentano nelle forme più diverse: quaderni di scuola, fascicoli rilegati, fogli sciolti, manoscritti, dattiloscritti. Essi presentano annotazioni e tracce d’uso estremamente interessanti per la storia del loro utilizzo e della prassi interpretativa della Melato. All’interno dell’archivio, sono presenti anche i due piccoli fondi aggregati dell’attore Ermete Zacconi (1857-1948), con cui l’attrice reggiana aveva recitato, e di Manlio Pierotti, segretario e uomo di fiducia dei due artisti.
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Giannino Degani
L’archivio di Giannino Degani (1900-1977), avvocato, scrittore e giornalista riveste, con le sue 47 buste, una particolare importanza, oltre che per la presenza di un vasto carteggio con esponenti della politica e della cultura del Novecento e per i documenti dell’attività critica e giornalistica, soprattutto perché conserva al suo interno autografi e dattiloscritti dello scrittore reggiano Ezio Comparoni (1920-1952), più noto con lo pseudonimo di Silvio D’Arzo.
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Sezione manoscritti
Biblioteca Panizzi via Farini, 3
42121 Reggio Emilia
 
Responsabile
Nicola Raimondi
tel. 0522 456087
nicola.raimondi@comune.re.it
 
Assistente
Francesca Vantini
tel 0522 456056 / 0522 456092
francesca.vantini@comune.re.it

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