Comune di Reggio Emilia

Mss. Vari B 119

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Biblia sacra, contenente l'Antico Testamento sino alla fine del secondo libro dei Maccabei, [1465-1475 ca.].
 
L'importante codice venne realizzato per un membro della famiglia Arlotti, il cui stemma figura nel bas-de-page del frontespizio; il più probabile a essere chiamato in causa è Buonfrancesco, vescovo di Reggio a partire dal 1477: se fosse davvero lui il committente, ciò daterebbe in ogni caso l'esecuzione del volume ante questa data, dal momento che lo stemma non è accompagnato dalle insegne vescovili; pur se riferita come sicura, come provenisse dalla lettura di un colophon, che non trova riscontro, la data secca 1476 data dal Semprini (Semprini 1925, p. 128) immagino sia da interpretare in questo senso. In ogni caso, anche basandosi sul solo esame formale, la datazione maggiormente verosimile è comunque quella dei tardi anni '60 del XV secolo, o più probabilmente - considerando l'esecuzione in area latamente provinciale - del primo lustro dell'ottavo decennio.
Il miniatore che esegue l'unica iniziale figurata e gli interventi nei fregi con Scene del Genesi, e motivi animalistici pare essersi ispirato a quella vena della miniatura estense più espressiva, dalle campiture più sgranate e fisionomicamente aggrottata che fa capo a Giorgio d'Alemagna, anche se nel Frate leggente, c. 1r, si tiene ben presente il repertorio di Guglielmo Giraldi e della sua bottega nel corso di questo stesso settimo decennio; senza attingere a livelli eccelsi, queste miniature hanno in ogni caso alla base una forte coscienza artistica e una notevole pratica esecutiva. La parte più interessante dell'illustrazione sono però le iniziali; ne troviamo due a motivi fogliacei, quella piccola a c. 3r e quella enorme alla successiva: l'apparentamento è qui in generale al contesto ferrarese, più direttamente, forse, alle prove coeve (o di poco precedenti) dello stesso Giraldi, come i primi libri della Bibbia della Certosa (Mariani Canova 1995, pp. 79-105; Miniatura a Ferrara 1998, pp. 189-197, Bonatti); il nome del miniatore ferrarese entra in gioco anche nelle lettere che seguono l'altra tipologia, quella dei bianchi girari, particolarmente numerose nel volume, dal momento che queste ultime appaiono assai consonanti con quelle che troviamo eseguite qualche tempo prima nel Messale del Duomo di Vigevano, dove questa ancora ignota mano si trova a collaborare appunto con il Giraldi (Miniatura a Ferrara 1998, pp. 145-148, Mariani Canova).
Senza ricercare vicinanze forzate o comunque, forse, eccessive, è evidente che l'aulicità della commissione costrinse a un aggiornamento i miniatori locali, che - certo, coi propri mezzi - guardarono a quanto di meglio poteva offrire a Ferrara la decorazione libraria. Dato interessante se per Reggio Emilia, a cavallo del 1470, venne realizzato da Martino da Modena, figlio di Giorgio d'Alemagna, lo splendido Messale Zoboli, attuale ms. Palatino 851 di Parma (Miniatura a Ferrara 1998, pp. 236-238, Zanichelli; Cum picturis ystoriatum 2001, pp. 115-119, Zanichelli).