Comune di Reggio Emilia

Edizioni a stampa

Dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili, i primi tipografi presero a modello le tipologie di manoscritti maggiormente diffuse durante la seconda metà del XV secolo. Nello sforzo di imitare il più possibile il libro manoscritto ed in un momento in cui l’incisione non poteva produrre illustrazioni paragonabili per qualità ed impatto alla miniatura, si faceva ancora ricorso a quest’ultima, soprattutto nella produzione di più alto livello, affidando ai miniatori la decorazione di libri prodotti dai torchi dei tipografi.
Nelle raccolte della Biblioteca Panizzi si conservano sedici incunaboli (edizioni del secolo XV) e quattro cinquecentine (edizioni del secolo XVI) dotati di apparato illustrativo miniato.
Un esempio fra tutti sono gli Statuta magnifice communitatis Regii, stampati a Reggio Emilia nel 1501 e di cui sono noti due esemplari pergamenacei miniati, uno conservato presso la Biblioteca Panizzi (Mss. Regg. C 400) e l’altro presso l’Archivio di Stato reggiano. Nei due esemplari il miniatore ha voluto imitare la decorazione dei codici di presentazione, realizzando un frontespizio allineato al repertorio ferrarese di qualche decennio prima.
Fra gli incunaboli, oltre a quelli qui censiti moltissimi presentano gli spazi per le iniziali principali lasciati in bianco – evidentemente per l'esecuzione, poi non realizzata, di interventi decorativi, miniati o a inchiostro – e le relative letterine “di attesa”.
L'Inc. G 11, Bartolomeo da San Concordio, Summa de casibus conscientiae, [con:] sant'Antonino, De septem vitiis capitalibus, Venezia, Nicolò Girardengo, 12 maggio 1481, presenta tracce di una decorazione miniata alla p. 2 della Summa, strappata.
Eseguiti mediante decorazioni esclusivamente de penna, ma di qualche rilevanza, sono i corredi illustrativi dei volumi: Inc. A 2, san Girolamo, Epistolae, Venezia, Andrea Torresano, 15 maggio 1488, molto eleganti; Inc. A 25, Johann Herolt, Sermones Discipuli de tempore et de sanctis cum promptuario exemplorum et miraculis Beatae Mariae Virginis, [Reutlingen, Michael Greyff, 1479-1482 ca.], con elementi figurati, abbastanza rozzi; Inc. B 21, Scriptores rei rusticae, cur. Francesco Colucci, Giorgio Merula, Reggio Emilia, Bartolomeo Bruschi, 5 giugno 1482; Inc. E 4, Vincenzo Bandello, Libellus recollectorius auctoritatum de veritate conceptionis Beatae Virginis Mariae, Milano, Christoph Valdarfer, 1475.
Semplici stemmi, eseguiti però con una tecnica diversa da quella della miniatura in senso stretto, mostrano i volumi Inc. E 77, Battista Pallavicini, Historia flendae crucis et funeris Jesu Christi, Milano, Jacopo Marliano, 22 gennaio 1478 e Inc. F 17, Albumasar, Introductorium in astronomiam, tr. Hermannus Dalmata, Augsburg, Erhard Ratdolt, [7 febbraio] 1489.
Rimanendo sempre nel campo delle edizioni del Quattrocento, è senza miniature o arricchimenti visivi, ma con l'interessante nota di possesso di un “Luca miniatore”, peraltro non identificato, il volume Inc. C 33, Publio Ovidio Nasone, Opera, cur. Bonaccorso da Pisa e Valerio Superchio, [Venezia], Matteo Capcasa, ed. Lucantonio Giunta, 31 dicembre 1489.
Infine, molte cinquecentine presentano un programma illustrativo più o meno ampio, che esula per motivi tecnici (immagini a stampa o realizzate manualmente con modalità differenti dalla miniatura in senso stretto) dallo specifico di questo repertorio.